Avvenire di Calabria

Tra Africa e Calabria, la testimonianza della missione del missionario monfortano padre Vincenzo Troletti

Padre Vincenzo si racconta: «Il mondo, la mia parrocchia»

Il sacerdote da anni in riva allo Stretto racconta l’esperienza vissuta in terre lontane spiegando che missionari si è ovunque, anche a casa

di Francesco Chindemi

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Ieri, in occasione della Giornata missionaria mondiale, abbiamo raccolto la testimonianza del missionario monfortano, padre Vincenzo Troletti che ci ha raccontato l'esperienza vissuta in terre lontane spiegando che missionari si è ovunque, anche sotto casa.

«Si è vero. C’è un po’ di follia nel fare il missionario. Che non è quella mossa dal desiderio di avventura, ma è la follia che proviene dall’amore che Cristo chiede ai suoi apostoli di trasmettere agli altri. Il tuo andare è voluto proprio dal Signore». Inizia così il racconto di padre Vincenzo Troletti, missionario monfortano, originario di Bergamo, ma che da anni compie la sua missione, dividendosi tra la Calabria e l’Africa.

In occasione della Giornata missionaria mondiale, abbiamo incontrato padre Vincenzo Troletti nella sua piccola stanza-ufficio della Casa della Madonna di Reggio Calabria, nei pressi del Parco Caserta. “Casa” della famiglia monfortana in riva allo Stretto. Ci accoglie in quello che, lui stesso, ama definire il suo «piccolo mondo».


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Un piccolo mondo composto da oggetti e doni, ognuno dei quali «racconta una grande storia, fatta di persone o eventi, che va oltre al valore materiale in sé, ma che per me - dice padre Vicenzo - è prezioso più dell’oro». Ce li mostra uno per uno con lo sguardo entusiasta del bambino e la purezza di chi, pur essendo testimone del Signore e chiamato ad indossare gli abiti del padre, ha «sempre tanto da imparare dalle esperienze vissute e, soprattutto, dagli altri. Come del resto ci insegna Sant’Ignazio di Antiochia: uno che incontrava ricchezze, le raccoglieva e ne spargeva i semi. Ecco questo è il missionario», dice ancora il padre monfortano.

Padre Vincenzo Troletti: «La mia missione in Malawi, iniziata oltre 30 anni fa»

«La mia missione - ci racconta - è iniziata nel 1986, quando raggiunsi il Malawi, questo piccolo Paese dell’Africa subsahariana, incastonato tra lo Zambia, il Mozambico e la Tanzania».

La scelta di diventare missionario? «È maturata dall’incontro con altri missionari. Sono rimasto affascinato dalla loro testimonianza», spiega padre Vincenzo. Da qui, quello che lui chiama il «sogno» di raggiungere un paese lontano, oggi concretizzatosi nelle opere avviate non solo in Malawi, ma sparse in tutto il mondo: «in Brasile, Peru, Haiti, India, Papua Nuova Guinea, dove ho incontrato altra gente ed altre realtà, negli anni in cui aggiunge il sacerdote - sono stato responsabile per la mia congregazione delle missioni». 

Giornata missionaria mondiale, la testimonianza di padre Vincenzo: «Missionari si è anche sotto casa»

Essere missionari, «tuttavia - afferma ancora padre Troletti - non significa solo testimoniare la parola del Signore in un Paese lontano». «Quando sono rientrato in Italia - dice - i miei amici quasi mi prendevano in giro: ero passato dall’Africa ad Africo, piccolo centro della Locride. Ma è stato un bel passaggio. Lì racconta - ho fatto il vice parroco del fratello di Corrado Alvaro, all’epoca, più che novant’enne. Ma ho rivissuto la stessa esperienza che avevo già provato nel continente africano: qualcuno mi introduceva ad una nuova cultura».


PER APPROFONDIRE: La scelta dei missionari: percorrere insieme le vie del Vangelo


Insomma c’è sempre tanto da imparare e donare, anche sotto casa: «Penso al servizio “missionario” a favore degli anziani delle suore spagnole di Sant’Angela della Croce a Reggio Calabria, ma anche alla fatica dei catechisti e dei parroci delle nostre comunità», sottolinea padre Vincenzo nel ricordare un vecchio proverbio africano che dice: «L’uomo generoso è quello che sa piantare un albero e sa per certo che non ne mangerà i frutti. Qualcuno però lo farà». Ecco cosa significa essere missionari.

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