Avvenire di Calabria

Giornate teologiche, ieri l’incontro conclusivo con Pina De Simone e Franco Miano

I due coniugi hanno continuato il discorso dei relatori dei giorni precedenti riguardo il tema della famiglia

di Patrizia Votano

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Il giorno conclusivo delle Giornate teologiche promosse dall'Issr di Reggio Calabria ha visto come relatori una coppia di sposi: la prof.ssa Pina De Simone (Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, Napoli) e il prof. Franco Miano (Università Federico II, Napoli).


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I due coniugi hanno continuato il discorso dei relatori dei giorni precedenti riguardo il tema della famiglia, soffermandosi soprattutto sull’esperienza della famiglia normale, quotidiana, considerata bella perché imperfetta. La professoressa De Simone ha parlato di riscoperta della vocazione della famiglia come sacramento di comunione, non fine a se stessa ma per il Regno di Dio. La famiglia non è chiamata solamente ad esprimere la comunione ma deve farla anche crescere nel ritmo del respiro che la attraversa e la alimenta nell’intrecciarsi fecondo delle relazioni che fanno la realtà. La famiglia non è una realtà immobile, data una volta per tutte come perfezione da mantenere, essa è chiamata sempre al divenire, è una comunità in cammino, accompagnata sempre dall’ amore di Dio che la sorregge quando questo andare si fa incerto e faticoso.

La famiglia, non deve essere chiusa in se stessa ma, deve essere una cellula viva della realtà di cui fa parte, è uno spazio in cui si impara a condividere la vita, cioè di vivere l’unità non l’uniformità, uno spazio dove bisogna prendersi cura dell’altro sapendo ascoltare, accogliere e sostenere. Prenderci cura delle persone che ci sono affidate consente di spingere lo sguardo lontano e di sognare queste persone in Dio. La dimensione della cura è stata ben sottolineata dal professore Miano, che nella sua relazione afferma che la cura è lo stile fecondo attraverso cui l’amore si esprime Non si può avere a cuore solo la propria famiglia, l’amore è diffusivo e se si chiude non è amore.

Per costruire isole felici non bisogna separare la famiglia dal mondo. Per umanizzare la casa comune occorre cambiare lo sguardo, favorire una mentalità di discernimento che aiuti non solo a porsi delle domande ma anche ad avere delle piccole risposte. Bisogna lavorare e far crescere la cultura dell’incontro e dell’accoglienza riconoscendo in ogni diversità una ricchezza e, come ha affermato l'arcivescovo di Reggio Calabria - Bova, monsignor Fortunato Morrone, il quale ha guidato le lodi mattutine, “non bisogna conformarsi alla mentalità di questo secolo, ma si deve andare avanti aprendo la mente e rinnovandosi senza aver paura perché il Signore cammina con noi”.

A conclusione della relazione si è aperto un dialogo con i partecipanti che hanno posto alcune domande alle quali i relatori hanno risposto in modo esaustivo.

Questo percorso teologico si conclude (non a caso visto il tema trattato: Senza Sposi non c’è Chiesa) nel giorno dedicato ai santi Aquila e Prisca con i ringraziamenti e i saluti del direttore dell’ISSR,  professoressa Annarita Ferrato.

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