Avvenire di Calabria

Oggi è la Giornata mondiale dello Sport: un settore che coinvolge milioni di appassionati, per lo più giovani

In festa per lo Sport, ma l’abbandono dei giovani arriva troppo presto

Ma lo show business disincanta velocemente, così i dati sull'abbandono della pratica sportiva sono allarmanti

di Redazione Web

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Oggi è la Giornata mondiale dello Sport: un settore che coinvolge milioni di appassionati, per lo più giovani. Ma lo show business disincanta velocemente, così i dati sull'abbandono della pratica sportiva sono allarmanti tra la Generazione Z.

È allarme abbandono dello Sport tra i più giovani

Con “drop-out sportivo” si intende il fenomeno di abbandono precoce della pratica sportiva. È trasversale a tutte le discipline, riguarda soprattutto i ragazzi tra i 13 e i 16 anni e si stima che in Italia colpisca circa il 30% dei ragazzi in questa fascia d’età.


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Ai bambini e ai ragazzi piace fare sport. Soprattutto in età evolutiva, stare all’aperto è una continua scoperta, si è pieni di energie da utilizzare per testare le capacità acquisite e cercare di superare i propri limiti. Si viene a creare anche una dinamica di confronto con i propri pari e si sviluppano nuove interpersonali. Il coinvolgimento in un’attività sportiva con regole e degli obiettivi di gioco è un modello da cui il bambino impara e struttura una modalità di impegno diretto a scopi.

Le famiglie italiane introducono i propri figli allo sport nel 59,4% dei casi, creando una routine con almeno un’attività sportiva in cui coinvolgere il proprio figlio. Tuttavia è alta la percentuale di ragazzi che, raggiunta l’età adolescenziale, abbandonano l’attività sportiva, considerandola quest’ultima la più sacrificabile della propria routine settimanale.


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Perché i ragazzi abbandonano lo sport?

Le cause sono molte, alcune di natura che possiamo definire tecnica, come ad esempio allenamenti “scientifici” caratterizzati da eccessivo tecnicismo, ripetitività e noia.  Altre cause vanno cercate nell’agonismo esasperato e centrato sul concetto di vittoria, da cui derivano il peso delle aspettative e pressioni esterne. A ciò si aggiunge l’impegno scolastico, accompagnato dall’annoso conflitto scuola/sport che nel nostro paese fatica ad estinguersi.

Ultima ma non ultima, la perdita della dimensione ludica, di gioco, divertimento, che nello sport giovanile non dovrebbe mai venire meno.

Quanto tempo occorre dedicare all’attività sportiva?

Si parla di 150-180 minuti di movimento a settimana, indicazioni dei pediatri per una vita sana. Per chi invece fa agonismo, questo può voler dire accumulare anche 2 ore in piscina o in campo tutti i giorni. Un numero che potrebbe fare impressione a chi non è avvezzo al mondo dello sport.

Ma non dobbiamo dimenticare che i ragazzini si divertono, che lo sport è un modo per socializzare, costruire amicizie e, infine, che alcune discipline sportive richiedono necessariamente molte ore di allenamento. È compito degli istruttori sportivi dosare l’agonismo, le richieste di impegno e costruire proposte in modo adeguato all’età e al livello dei ragazzi.

Perché il drop-out colpisce soprattutto le ragazze?

Le ragazze raggiungono prima la pubertà. Il corpo comincia a cambiare, diventa adulto in fretta e il più delle volte ciò non va di pari passo con la maturazione psichica. Cambiano le proporzioni, il peso, subentrano le fasi del ciclo mestruale che si accompagnano a squilibri ormonali.

Le ragazze si trovano a dover ricominciare da capo per familiarizzare con un corpo che non riconoscono e non risponde più come prima. E il corpo è il mezzo con cui facciamo sport, le prestazioni sportive potrebbero subire cali vistosi, con ripercussioni su autostima, motivazione e perdita di sicurezza.

Abbiamo anche stereotipi culturali con cui le ragazze si confrontano. Stereotipi che associano l’agonismo, la performance intensa, gli obiettivi sportivi e la struttura fisica muscolosa al genere maschile.

L’abbandono femminile dello sport ha ripercussioni molto negative, come la mancata autoaffermazione con conseguente bassa autostima e perdita di sicurezza, situazioni molto diffuse tra le ragazze. A volte questo si può tradurre in possibili disturbi del tono dell’umore, ansia o anche disturbi del comportamento alimentare.


PER APPROFONDIRE: Csi e Libera in campo per il diritto allo sport, la legalità e la giustizia sociale


Perché l’offerta di luoghi per fare sport all’aperto è cruciale

La disponibilità di luoghi dove fare sport all’aperto, dai campetti alle aree sportive, è un fattore cruciale della qualità della vita. Soprattutto per bambini e ragazzi, e a maggior ragione nelle città.

Il diritto al gioco e al tempo libero, prerogativa prevista dalla convenzione sui diritti dell’infanzia, è infatti anche uno di quelli più qualificanti. Come stabilito dall’articolo 31della convenzione, gli stati devono riconoscere il diritto ad attività ricreative proprie dell’età del minore. Queste, sebbene possano svolgersi in qualsiasi contesto, hanno bisogno di strutture e spazi specifici per poter essere svolte pienamente.

I divari nella disponibilità di aree sportive all’aperto in Italia

Nelle città italiane, le aree per fare sport all’aperto coprono oltre 26 milioni di metri quadri. In rapporto ai quasi 2,7 milioni di residenti con meno di 18 anni nei capoluoghi si tratta di poco meno di 10 metri quadri per minore.

In Campania, Sicilia e Calabria meno di 4 ragazzi su 10 fanno sport con continuità

Nei capoluoghi del nord-est si raggiunge la cifra più elevata: 23,8 metri quadri per minore. Quelli del centro Italia e del nord-ovest si attestano al di sotto della media nazionale, rispettivamente con 7,5 e 7,6 metri quadri. 

Molto più lontane le città del sud continentale (5,4) e delle isole (5,2). Queste presentano un dato medio che è quasi la metà di quello rilevato a livello nazionale, molto distanti dagli standard raggiunti dai capoluoghi dell’Italia nord-orientale.

Una simile disparità è particolarmente allarmante se si considera che è proprio nel mezzogiorno che, anche prima della pandemia, si registravano i livelli più bassi di attività sportiva tra bambini e ragazzi.

I motivi per cui non viene praticato nessuno sport

Sulla sedentarietà possono incidere vari fattori, che variano a seconda dell'età del minore. Ad esempio, nella fascia 3-5 anni il motivo preponderante è l'età del bambino.

Nelle altre fasce, vengono citate molto spesso come cause per l'inattività la mancanza di tempo e interesse. Ma non sono infrequenti anche cause legate alla condizione economica del nucleo familiare. Queste riguardano il 20% dei ragazzi tra 11 e 17 anni e quasi il 30% dei bambini tra 6 e 10 anni.

I divari regionali nell'attività sportiva

Nella pratica sportiva infatti le differenze territoriali risultano piuttosto profonde. In 3 regioni (Lazio, Umbria e Toscana) oltre il 60% dei minori pratica sport con continuità. Le regioni al di sotto della media regionale sono tutte del mezzogiorno.

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