Avvenire di Calabria

presidente nazionale dell’Associazione dottori commercialisti chiama in causa il nuovo esecutivo su energia e rincari

Governo, Nucera (Adc): «Il primo impegno: progettare il futuro»

La reggina che guida l'associazione: «Serve un intervento forte contro la speculazione. Subito riforme su lavoro, giovani, Pa, fisco e istruzione»

di Maria Pia Nucera *

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Maria Pia Nucera, presidente nazionale dell’Associazione dottori commercialisti chiama in causa il nuovo esecutivo su energia e rincari. Per la reggina che guida l'associazione serve un intervento forte contro la speculazione e indica le principali emergenze su cui il Governo Meloni dovrà subito intervenire: giovani, lavoro, riforma del fisco, Pubblica amministrazione, scuola e università.

L'appello al Governo Meloni di Maria Pia Nucera, presidente nazionale Associazione dottori commercialisti

Come ad ogni nuova legislatura, anche il nuovo Governo Meloni si troverà a dover fronteggiare moltissime emergenze, ma dovrà anche fare i conti con la necessità di progettare un futuro. L’Associazione che mi onoro di presiedere, ADC - Associazione dottori commercialisti, e in genere la mia categoria, ha da sempre provveduto a inviare proposte e progetti e si è comunque messa a disposizione offrendo le nostre competenze.


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La prima emergenza a cui far fronte è sicuramente l’aumento del prezzo dell’energia. Nell’affrontare questa crisi, che rischia veramente spegnare la nostra economia, va ricordato che il problema oltre che essere generato dalla guerra è sicuramente anche il frutto di una forte speculazione dei maggiori competitor del settore energetico esteri e nazionali e dalle voci diverse dal costo al consumo, tra cui imposte, che gravano su questi consumi.

Poi sarà il momento di ripensare alla ripartenza del Paese e dell’economia. Un sistema - paese che non ha bisogno di bonus a pioggia ma piuttosto di profonde e rivoluzionarie riforme che vadano ad invertire le “altre” emergenze di un Paese, che rischia di diventare, in soli vent’anni, una nazione di persone anziane.

Incidere su povertà e diseguaglianze

Partiamo dai dati. Secondo l’Ocse, l’Italia è l’unico Paese europeo in cui i salari sono diminuiti rispetto al 1990, precisamente del 2,9%. Per l’Istat, tre italiani su quattro che si trasferiscono all’estero hanno dai 25 ai 40 anni, uno su tre ha almeno una laurea, molte sono giovani donne. Il rapporto della Caritas sulla povertà non lascia alcun dubbio, il 10% della popolazione Italiana (5,6 milioni di persone) vive in povertà assoluta, rappresentata anche da carenza educativa. Chi è povero, nelle diverse forme di povertà, rimane tale nelle generazioni che si susseguono.

Nel 2022 l’Italia è al 24° posto tra i Paesi dell’Unione europea per il grado di soddisfazione dei cittadini verso i servizi pubblici. Siamo addirittura in 26° posizione per la fiducia che i nostri connazionali ripongono nella Pubblica Amministrazione. Le emergenze nostrane sono il lavoro ed in particolare il lavoro giovanile, la povertà e la burocrazia.

Le priorità: Giovani, lavoro, fisco e istruzione

Da dove partire quindi? Innanzitutto dalla riforma del lavoro. In Italia il lavoro, in particolare quello giovanile, si contraddistingue per la precarietà, che è cosa ben diversa dalla gig economy o dall’arricchimento di curricula. I nostri giovani escono tardi dalle università e ancor più tardi si sentono pronti a formare una famiglia. La spinta all’emigrazione non è mai dettata solo dall’ inseguire stipendi adeguati ma soprattutto dalla ricerca di un ambiente lavorativo più stimolante e gratificante.

In secondo luogo, è necessario metter mano alla riforma della Pubblica amministrazione. Serve un cambiamento di mentalità oltre che la dotazione di strumenti più innovativi che consentano a tutte le amministrazioni di interagire operando come un’unica grande rete per scambiare informazioni a totale vantaggio dei cittadini. Non saranno sufficienti infatti tutte le risorse del Pnrr se non si affiancheranno una vera semplificazione e una reale sburocratizzazione.

La riforma fiscale, da troppo tempo rinviata, è un’altra priorità. A poco servono le varie rottamazioni se non si ha il coraggio di procedere ad una ridefinizione non solo delle aliquote per garantire una vera progressione della tassazione ma, soprattutto, ad un riordino delle mille deduzioni e detrazioni, operate per rettificare il valore dell’imponibile tassabile. È il sistema sanzionatorio italiano che deve essere proporzionato al danno erariale creato.


PER APPROFONDIRE: Governo Meloni, nessun calabrese tra i ministri


In ultimo, ma non per ordine di importanza, serve una riforma della scuola e delle università. Uniformare a livelli di eccellenza tutto il patrimonio universitario nazionale. In questa legislatura si deciderà il futuro di questo Paese, se potessi far arrivare un consiglio direi: non abbiate paura di osare e di cavalcare il cambiamento, senza rimpianti o nostalgie.

* presidente nazionale Associazione dottori commercialisti

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