
“Il Calcio è Arte” celebra 110 anni di storia della Reggina
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di Ugo La Camera - Ho cominciato a seguire la Reggina fin da piccolo alla fine degli anni ‘70, andavo al “campo” con amici di papà, in gradinata. Campo non stadio, dire stadio ti dava l’idea di qualcosa di più grande, roba da ricchi insomma. La Reggina giocava in serie C ed aveva già all’epoca una curva molto calda e colorata. Ho sempre guardato quei ragazzi con curiosità e con affetto. Quei ragazzi, i tanto famigerati ultras, erano capaci di rendere indimenticabile anche una partita anonima, con le loro coreografie, il loro tifo. Nel corso degli anni vidi qualche partita in curva, poi con la ristrutturazione dello stadio, decisi di abbonarmi proprio in curva. Quì ho vissuto gli anni più gloriosi del calcio amaranto, quelli della serie A, quelli in cui essere tifoso della Reggina era un orgoglio per i residenti, ma soprattutto per i tantissimi emigranti in ogni parte d’Italia che incontravamo in questa o quella trasferta. In curva assisti ad una partita nella partita, non ci sono criminali, né gente disadattata, ci sono ragazzi innamorati di un qualcosa che per loro non è solamente una squadra di calcio, ma è il simbolo di una città, una ragione di vita per molti. Il mondo ultras ha causato negli anni episodi riprovevoli non c’è dubbio, morti, incidenti, ma il mondo ultras è tanto altro: aggregazione, amicizia, solidarietà, sì solidarietà; ho visto io le foto dei ragazzi di Reggio Calabria, rinunciare ad una trasferta della loro squadra per scavare con le loro mani tra le macerie del terremoto ad Amatrice e Ascoli, insieme a tantissimi altri gruppi ultras italiani. Ho visto io i nostri ragazzi farsi promotori di raccolte fondi per aiutare associazioni o persone in difficoltà, partecipare alle esequie di ultras di squadre rivali come lo stesso Catania. Ultras è anche questo. Non sono dei santi, spesso esasperano un concetto di mentalità ultras difficile da comprendere, ma non sono dei criminali e ancor meno razzisti. Sì, hanno sbagliato. La coreografia vista nel corso della partita contro il Catania è stata di pessimo gusto, oltre quello sfottò e quella goliardia che rientra da sempre nel contesto di una partita tra squadre rivali, ma vi assicuro che nessuno di loro si augura una simile sciagura. Lo sanno bene anche gli ultras del Catania che sicuramente risponderanno in occasione della partita di ritorno. Hanno sbagliato i nostri ultras, hanno certamente superato il confine dello sfottò e della goliardia e per questo subiranno altre sanzioni, i cosiddetti Daspo, per ciò che è successo, perché le leggi antiviolenza in materia calcistica sono passate in Italia da una quasi totale impunità alla repressione per cercare di stroncare le frange più violente del tifo organizzato. Hanno sbagliato, ma non chiamiamoli, criminali o razzisti, anche loro hanno dei valori e vi assicuro che il calcio senza colore, senza tifo, senza la sana rivalità sportiva, non sarebbe la stessa cosa. Sarebbe solo il triste calcio moderno fatto di tanti soldi e poca umanità.
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