Avvenire di Calabria

L'intervista al magistrato antimafia, Nicola Gratteri. Un confronto schietto sulla sfida educativa da lanciare alla 'ndrangheta

Gratteri: «La Chiesa ha fatto passi da gigante»

Oratori e asili. Su questo versante, afferma il Procuratore di Catanzaro, la Chiesa calabrese, se può, deve investire di più

di Davide Imeneo

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Gratteri: «La Chiesa ha fatto passi da gigante». Non ha dubbi il magistrato antimafia rispetto al rinnovato impegno della Chiesa calabrese nella lotta alla 'ndrangheta. Ce ne parla in una lunga intervista rilasciata ad Avvenire di Calabria.

Gratteri: «La Chiesa ha fatto passi da gigante» - L'intervista

Nicola Gratteri, nel suo quotidiano lavoro di contrasto alla criminalità, deve fare i conti con continue minacce: proprio nei giorni scorsi, dalle parole di un pentito, è emerso che in un recente passato la ‘ndrangheta progettava di uccidere il figlio del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro.

Eppure Gratteri combatte per i figli di tutti i calabresi: «È importante che i nostri giovani si concentrino sullo studio, è l’unico modo per non essere fregati dagli adulti e dalla ‘ndrangheta. Scegliete una facoltà che, oltre a corrispondere alla vostra vocazione, offra anche degli sbocchi lavorativi… non dovete diventare laureati disoccupati».

E poi la critica di Gratteri al sistema universitario calabrese che dovrebbe tenere conto delle potenzialità economiche della regione: «Perché in Calabria ci sono tre facoltà di Giurisprudenza (Reggio Calabria, Catanzaro e Cosenza, ndr), ma una sola di Agraria? E poi…perché non istituire un’Università per il turismo? Dovremmo formare degli operatori turistici in grado di favorire un turismo di accoglienza e non predatorio. Per vari motivi sia climatici, agroalimentari e paesaggistici. La Calabria potrebbe vivere di turismo per tutto l’anno, dodici mesi su dodici. Dobbiamo aiutare i giovani a pensare al loro futuro lavorativo anche in funzione della vocazione della regione, altrimenti saranno migranti».


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Parlando di giovani non si può evitare il tema della sfida educativa. La Chiesa è in prima linea su questo fronte, ma alcune volte lei ha avuto parole dure nei confronti della Chiesa calabrese. Secondo lei la comunità ecclesiale ha fatto dei passi avanti nell’evitare la strumentalizzazione della fede da parte della ‘ndrangheta?

La Chiesa è migliorata di molto negli ultimi anni, da quando per esempio io ho scritto il libro Acquasantissima, che è stato un libro molto criticato da certa Chiesa. Prima ancora che il libro venisse pubblicato sono stato attaccato da alcuni vescovi e sacerdoti...poi, però, la storia mi ha dato ragione dopo un po’ di tempo.

Quindi secondo lei le cose sono migliorate...

Io dico che la Chiesa ha fatto passi da gigante, ho avuto la possibilità di conoscere alcuni vescovi qui in Calabria che stanno facendo un ottimo lavoro, ad esempio il vescovo di Locri, monsignor Francesco Oliva, e il vescovo di Lamezia Terme, monsignor Giuseppe Schillaci. Mi sono sembrate persone molto concrete, vicine ai bisogni della gente.

Cosa hanno fatto in particolare?

Personalmente ho apprezzato molto il modus operandi di Oliva. Ha parlato poco di lotta alla mafia, contrariamente ad altri, ma ha fatto cose rivoluzionarie, anche trasferendo dei sacerdoti.


PER APPROFONDIRE: Chiesa e ‘ndrangheta, Oliva: «Noi cattolici non possiamo più essere complici o inerti»


Cosa dovrebbe fare in più la Chiesa per educare le coscienze alla legalità?

Vista l’assenza di gran parte della politica calabrese, che non si impegna nel sociale, e visto che al Sud non si spendono i soldi per asili e attività sociali così come si spendono al Nord (molte volte il rapporto è 1 a 8), credo che la Chiesa debba investire di più in termini di educazione sul territorio.

Secondo lei in che modo?

Ricordo che quando ero bambino c’erano le suore in molte chiese e gli oratori delle parrocchie erano luoghi di socialità puliti, a prescindere se un ragazzino credeva o non credeva in Dio. L’oratorio è un posto pulito di accoglienza, un posto protetto.

Oggi i bambini sono abbandonati a se stessi davanti al computer o agli smartphone, sono figli di internet, restano chiusi da soli dentro casa perché non ci sono asili, o perché gli asili costano troppo, sono quasi sempre soltanto privati.

Allora io penso che la Chiesa - se ha la possibilità - dovrebbe offrire più asili, oratori, luoghi di incontro. Purtroppo le vocazioni sono sempre meno, però io ricordo il ruolo importante delle suore nella mia vita: è stato un periodo bello e felice della mia vita. Avevo la possibilità di stare insieme ai miei coetanei, ho potuto imparare a leggere ancor prima di andare alle scuole elementare ed ho imparato a giocare a pallone nel cortile dell’oratorio.

Condivide il pensiero di don Bosco, il cortile è il primo luogo educativo...

L’oratorio dovrebbe tornare ad essere il luogo educativo per eccellenza. A mio modo di vedere dovrebbe essere il punto di partenza della pastorale della Chiesa, se vuole tornare ad essere vicina alla gente e a formare coscienze.

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