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Cosa ci riserverà il clima dei prossimi mesi? Forse lo possiamo sapere già a dicembre, grazie ai Catamesi. Questi dodici giorni, tra il 13 e il 24 dicembre, non sono semplici tappe verso il Natale, ma finestre sul futuro meteorologico, secondo un'antica tradizione calabrese.
Nella cultura popolare calabrese, esiste una tradizione antica e affascinante legata ai giorni che intercorrono tra il 13 dicembre (Santa Lucia) e il 24 dicembre (Vigilia di Natale). Questa tradizione prende il nome di Catamesi o, in alcuni contesti, Catamìsi. Sebbene il termine possa suonare poco familiare ai non calabresi, esso racchiude una profonda sapienza contadina basata sull'osservazione della natura e del clima.
I Catamesi rappresentano un metodo tradizionale di previsione meteorologica popolare. L'idea di fondo è semplice quanto suggestiva: ognuno dei dodici giorni, dal 13 al 24 dicembre, corrisponde a uno dei dodici mesi dell'anno successivo. Ad esempio, il 13 dicembre rappresenta il clima di gennaio, il 14 dicembre corrisponde a febbraio, il 15 dicembre è legato a marzo e così via fino al 24 dicembre, che rappresenta il mese di dicembre dell'anno venturo.
Durante questi giorni, gli anziani e gli agricoltori osservavano con attenzione le condizioni climatiche: pioggia, vento, sole, temperature e persino la presenza o meno della nebbia. Ogni dettaglio era interpretato come un segnale per prevedere il clima del mese corrispondente.
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Questa pratica non è un fenomeno esclusivo della Calabria, ma trova corrispondenze in altre regioni italiane e in alcune tradizioni dell'Europa meridionale, dove è nota con nomi diversi, come le "calende". Tuttavia, in Calabria, la tradizione ha assunto una specificità culturale fortemente radicata nel contesto rurale e pastorale.
Per comprendere l'importanza dei Catamesi, è essenziale calarsi nel contesto socio-economico di un tempo. In un'economia agricola e pastorale, conoscere in anticipo l'andamento climatico dell'anno successivo era fondamentale per pianificare le semine, i raccolti e la gestione del bestiame.
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Senza i moderni strumenti di previsione meteorologica, gli agricoltori si affidavano all'osservazione empirica della natura. La tradizione dei Catamesi permetteva loro di prendere decisioni strategiche, come il momento migliore per la semina o la raccolta, o la gestione delle riserve di foraggio per l'inverno. Era un modo per adattarsi all'incertezza del futuro, riducendo il rischio di perdite economiche.
Questa consuetudine non si basava su teorie scientifiche, ma su secoli di osservazione e trasmissione orale. Le conoscenze venivano tramandate di generazione in generazione, in particolare dagli anziani, considerati i "saggi" della comunità. Spesso, i "pronostici" climatici derivati dai Catamesi erano oggetto di discussione durante le serate trascorse accanto al focolare domestico, un momento di condivisione familiare e sociale.
Il metodo di previsione era relativamente semplice, ma richiedeva un'attenta capacità di osservazione. Ogni giorno, dal 13 al 24 dicembre, si registravano i fenomeni atmosferici. Se il giorno era piovoso, si diceva che il mese corrispondente sarebbe stato caratterizzato da piogge frequenti. Se il giorno era sereno, si prevedeva un mese prevalentemente soleggiato. Il vento era interpretato come un segnale di instabilità meteorologica per il mese corrispondente. La nebbia era associata a una maggiore probabilità di umidità o precipitazioni.
Al termine dei 12 giorni, si otteneva una sorta di "calendario climatico" dell'anno successivo, che veniva poi commentato e discusso dai membri della comunità. A seconda delle previsioni, i contadini e i pastori decidevano come organizzare il lavoro nei campi e la gestione delle risorse.
In alcune zone della Calabria, esiste anche una variante della tradizione nota come Catamisicchj. In questo caso, i giorni di riferimento non vanno dal 13 al 24 dicembre, ma dal 25 dicembre (Natale) al 5 gennaio (Vigilia dell'Epifania). La logica è simile, ma con una piccola differenza: i giorni corrispondono non ai mesi interi, ma alle metà dei mesi. In pratica, il 25 dicembre rappresenta la seconda metà di gennaio, il 26 dicembre corrisponde alla seconda metà di febbraio, e così via fino al 5 gennaio, che rappresenta la seconda metà di dicembre.
Anche i Catamisicchj seguono la stessa logica di osservazione del clima, ma si concentrano sulla previsione del tempo nelle metà dei mesi piuttosto che sui mesi interi.
Con l'avvento della meteorologia moderna e delle previsioni climatiche basate su dati scientifici, i Catamesi hanno perso la loro funzione originaria, ma non il loro fascino culturale. La tradizione resiste, soprattutto nei contesti rurali e nelle famiglie più legate alle radici della cultura popolare.
Oggi, i Catamesi sono considerati un esempio di sapienza popolare e vengono rievocati durante le feste natalizie, spesso per gioco o per curiosità. In alcuni contesti, la tradizione viene recuperata nelle scuole e nei progetti culturali locali, come simbolo di un sapere antico da preservare. Non mancano le discussioni tra gli anziani sul "clima di gennaio" osservato il 13 dicembre, che diventa un argomento di conversazione per confrontare le vecchie previsioni con il tempo reale.
I Catamesi rappresentano uno dei tanti esempi di saggezza popolare legata al mondo naturale. Radicati nella cultura contadina calabrese, questi dodici giorni di osservazione climatica hanno permesso per secoli di prevedere il tempo e di pianificare le attività agricole con maggiore sicurezza. Sebbene la meteorologia scientifica abbia preso il loro posto, i Catamesi resistono come un prezioso simbolo di quella connessione profonda tra uomo e natura che è stata alla base della sopravvivenza delle comunità rurali.
Oggi, i Catamesi ci ricordano l'importanza di ascoltare e osservare la natura, un insegnamento che, in tempi di cambiamenti climatici e crisi ambientali, resta più attuale che mai.
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