Avvenire di Calabria

I cuoricini dei social saranno il sesto potere?

Secondo i dati la fascia compresa tra i 17 e i 34 anni non sceglie periodici online o portali di informazione ma per “approfondire” usa soprattutto la rete internet

di Stefania Giordano

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“Parole e immagini sui social network come armi di distrazione di massa” è stato il titolo dell’incontro in programma all’Istituto Mons. A. Lanza il 28 marzo con la partecipazione della professoressa Angela Busacca, ricercatrice di Diritto Privato dell’Università Mediterranea.
Partendo dal dato che la fonte di informazione prediletta dalla maggioranza degli italiani sia internet, che ha superato la televisione tra i media più utilizzati, si è rilevato che, soprattutto la fascia giovanile dai 17 ai 34 anni, non sceglie periodici online o portali di informazioni ma utilizza anche per questa finalità i social network.



Il circuito informativo online non è monodirezionale, poiché tutti sono potenzialmente creatori e fruitori di contenuti, di immagini e video, e questo avviene solo in apparenza in maniera gratuita: il corrispettivo consiste nell’autorizzazione che viene concessa a trattare e ad accedere ai nostri dati personali. Se a livello europeo esiste una normativa a tutela del flusso dei dati e della tutela e riutilizzo dei dati personali, quello dei social network resta un mondo che, nel nostro Paese, non è regolamentato. Basti pensare che mentre ciascun cittadino può avere una sola identità digitale (lo spid), attraverso i social network è possibile creare diversi profili, anche fittizi, e finchè non viene dimostrata la lesioni di interessi terzi, questo è considerato un comportamento lecito.

La profilazione dell’utente sul web porta a un sistema di personalizzazione dei risultati di ricerca definito bolla di filtraggio, per cui i contenuti proposti sono tutti corrispondenti al proprio punto di vista e alle proprie idee. Questo processo selettivo da parte di un algoritmo va a discapito del pluralismo informativo, che è un principio che rientra nel diritto alla libertà di espressione, più volte sancito dalle pronunce della Corte Costituzionale.

La docente ha tracciato la recente trasformazione del modo di comunicare dei social: da Facebook e la condivisione di contenuti testuali a Twitter, con un limite ai caratteri dei testi, fino a Instagram, che nasce come social di condivisioni di immagini e TikTok, che è un’applicazione con contenuti visuali dinamici. Questo mutamento potrebbe far riflettere sulla possibiltà di una progressiva banalizzazione della modalità comunicativa.


PER APPROFONDIRE: Sport, l’altra via per il bene comune


In breve tempo inoltre il loro utilizzo non è stato limitato all’ambito ludico -ricreativo, ma, quasi a volersi sostituire ai tradizionali uffici stampa, i social si sono imposti come strumento di formazione dell’opinione pubblica e di veicolazione di notizie e comunicati che spaziano dalla politica, all’attualità, alla cronaca. Gli stessi rappresentanti del mondo politico e istituzionale comunicano adesso anche attraverso i canali social e l’assunzione di social media manager, ben sapendo che non si tratta di una informazione che soggiace agli obblighi del giornalismo professionale. In conclusione si è ribadito che sia noi che i nostri governanti dovremmo utilizzare questi strumenti con consapevolezza e responsabilità.

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