Avvenire di Calabria

I nuovi emigranti

I giovani del sud e l'emergenza occupazione

Davide Imeneo

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C'è un futuro per i giovani nel Sud? Con i mali che da sempre affliggono il Mezzogiorno, le prospettive non sembrano confortanti. Per restituire speranza a chi non ha più fiducia e non vede la luce in fondo al tunnel, le Chiese di Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna promuovono il convegno «Chiesa e lavoro. Quale futuro per i giovani nel Sud?», che si svolgerà mercoledì e giovedì alla Stazione Marittima di Napoli. L’appuntamento è parte del cammino di avvicinamento alla 48ª Settimana sociale dei cattolici italiani, che si svolgerà a Cagliari nel mese di ottobre.
Il convegno, spiega il Cardinale Sepe, arcivescovo di Napoli, vuole essere «un segno di profonda attenzione, vicinanza e prossimità ai giovani offrendo loro alcune proposte concrete, non nella presunzione di poter risolvere la ‘questione lavoro’, ma nel desiderio di voler offrire un’opera–segno, una testimonianza di vita, uno sforzo di convergenza verso politiche attive del lavoro e dell’innovazione, un richiamo alla solidarietà sociale e umana che, partendo dai bisogni primari dei poveri tra di noi, non chiuda comunque le porte ai poveri che arrivano da lontano». Per dare un domani ai giovani, i vescovi avvertono l’urgenza e la necessità di coinvolgere non solo i fedeli, ma anche istituzioni, associazioni di categoria e sindacati, per collaborare assieme al recupero e alla valorizzazione del territorio, favorendo una consapevolezza più attenta ai comportamenti etici e agli interessi generali della cittadinanza.
Le preoccupazioni dei vescovi sono fondate: i giovani del Sud sono i nuovi emigranti. Secondo il Rapporto giovani dell’Istituto Toniolo, l’84,4% di loro si dichiara, infatti, disposto a trasferirsi ovunque pur di trovare un lavoro: all’estero (50%) o in qualunque altra parte d’Italia (34,2%). Dati confermati da uno studio del Censis presentato all’ultima assemblea nazionale di Confcooperative, che mostra una «fuga dei talenti» con pesanti ripercussioni economiche.
Eppure la ripresa del Sud è possibile, è una sfida che si può vincere valorizzando innanzitutto il positivo che già c’è. Ne diamo prova nelle pagine che seguono dove, anche grazie alla testimonianza di monsignor Morosini, arcivescovo di Reggio Calabria, raccontiamo storie positive di sinergia istituzionale che hanno generato impiego in Calabria.
Anche al convegno di Napoli verranno presentate buone pratiche che, anche in situazioni avverse, rendono possibile l’iniziativa giovanile. Gli esempi sono numerosi: si va dalla valorizzazione dei talenti nel campo dell’artigianato e dell’agricoltura di eccellenza alla ricerca scientifica, artistica e al recupero dei beni culturali.
Ma l’impegno dei giovani non basta. Monsignor Santoro, vescovo di Taranto, chiede al governo «che il Sud diventi una priorità », con «investimenti specifici che favoriscano il lavoro, l’iniziativa personale, il lancio di imprese». Senza tralasciare l’impegno per «educare a una coscienza di legalità, sviluppando una mentalità che non ammetta qualunque forma di patteggiamento con le mafie».
Intanto, nel rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno, il Sud si colloca in fondo a ogni classifica, facendo registrare una condizione giovanile nel mercato del lavoro e formazione peggiore della Spagna e persino della Grecia.
Rimanere al Sud o tornarvi, quindi, resta una sfida ardua, ma non è utopia. E il riscatto può partire proprio dai giovani.

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