Avvenire di Calabria

Reggio Calabria celebra i cento anni della nascita del fondatore di Comunione e liberazione

Il carisma di don Giussani, fuoco vivo sullo Stretto

Il vescovo Morrone all'incontro: «Giussani ha avuto il merito di far diventare movimento il suo cammino personale»

di Marianna Crea

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

«Non è una mera nostalgia ciò che ci porta a celebrare questo centenario, ma è la memoria grata della sua presenza». Con queste parole, che papa Francesco ha rivolto ai membri del Movimento di Comunione e liberazione radunati in piazza San Pietro il 15 ottobre scorso, si è aperto il convegno organizzato, a Reggio Calabria, in occasione del Centenario della nascita di don Luigi Giussani, dal titolo “Ferito dalla Bellezza”.

Don Giussani e la Calabria

Luigi Giussani, nato a Desio, in Brianza, il 15 ottobre 1922 ha dato vita, negli anni cinquanta, al Movimento di Comunione e liberazione oggi presente in tutta Italia e in oltre novanta Paesi nel mondo. L’evento, organizzato dal “Centro di Solidarietà Alberto Marvelli”, ha rappresentato un momento di incontro per raccontare di lui. Un’occasione per riscoprire e approfondire la figura di don Giussani e la vita da lui generata.


Non perdere i nostri aggiornamenti, segui il nostro canale Telegram: VAI AL CANALE


A moderare il convegno è stata Anna De Stefano, responsabile diocesana del Movimento, che ha introdotto, alle 150 persone presenti, le testimonianze dei tre relatori invitati a raccontare la figura del sacerdote milanese attraverso la propria testimonianza, «amici che sono stati investiti dal suo carisma».

Una presenza ancora viva

La parola, dunque, è stata data a chi lo ha conosciuto. Come l’avvocato Cesare Pozzoli, vicepresidente della Fraternità di Comunione e Liberazione il quale, descrivendo l’incontro con don Giussani, ha fatto emergere le fattezze di un uomo che, citando l’allora Cardinal Ratzinger, «sempre ha tenuto fisso lo sguardo della sua vita e del suo cuore verso Cristo».

«Ha capito in questo modo che il cristianesimo non è un sistema intellettuale, un pacchetto di dogmi, un moralismo, ma che il cristianesimo è un incontro, una storia di amore, un avvenimento».

Pozzoli lo ha dimostrato raccontando episodi concreti in cui si è reso evidente come la «sorpresa di un bel giorno» partita dalle aule dell’Università Cattolica di Milano dove insegnava «il Don Gius», continua ad investire tutt’ora la sua vita.

Proprio come accaduto alla professoressa Irma Lanucara, docente di Storia e Filosofia al Liceo di Scienze umane di Reggio Calabria che, da testimone indiretto, ha raccontato come, da atea convinta, l’imbattersi nel volto certo di un sacerdote del Movimento Comunione e liberazione in V ginnasio, l’ha provocata a tal punto da intuire, la sua testimonianza, «con assoluta certezza, che la risposta al mio bisogno c’era» e che «la ferita è la strada che porta alla Bellezza». Da quel momento ha avuto inizio un cammino che l’ha portata fino alla richiesta del sacramento del Battesimo.

Don Giussani, una vita «in cammino con gli altri»

La professoressa Lanucara ha sottolineato che l’incontro fatto non è un bel ricordo di gioventù, ma «l’imponenza di una presenza che si è fatta carne nell’incontro con Cristo attraverso questo carisma nato dall’esperienza di don Giussani.

Modalità - ha aggiunto Lanucara - che ha reso possibile sperimentare questa pienezza nella mia vita». La conclusione dell’incontro è stata affidata alle preziose parole dell’arcivescovo metropolita di Reggio Calabria - Bova, monsignor Fortunato Morrone.


PER APPROFONDIRE: Comunione e Liberazione a Cucullaro per il “tempo della libertà”


Il presule ha rimarcato come «il Signore si mostra ai piccoli e Don Giussani è stato un padre nella fede perché si è lasciato fare, si è sempre messo in cammino». Questo ha generato un movimento perché, ancora le parole di monsignor Morrone, «non ci può essere un cammino personale se non in relazione a dei volti, alla Chiesa, che è la dimensione più naturale che ci sia».

È proprio all’interno della Chiesa che «noi impastati dall’umano di Gesù», ancora le parole dell'arcivescovo, siamo «la bellezza e il rischio di Dio, che è quello dell’amore». A chiusura del convegno la sala ha fatto fatica a svuotarsi, quasi a voler fermare quel momento e trattenere il sentimento di gratitudine che esprimono i volti di chi vi ha partecipato

Articoli Correlati