Avvenire di Calabria

La conversione, ha detto il presule, «ma è un’opera continuamente in atto per non abituarsi e appiattirsi alla mentalità mondana di questo secolo»

«Il domani non è in nostro potere». L’omelia di Morrone per le Ceneri

L'arcivescovo di Reggio Calabria ha presieduto la celebrazione quaresimale nella Basilica Cattedrale di Reggio Calabria

di Redazione Web

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Oggi pomeriggio si è svolta anche in Cattedrale la celebrazione eucaristica in occasione del mercoledì delle ceneri. Ha presieduto l'arcivescovo metropolita di Reggio Calabria - Bova e presidente della Conferenza episcopale calabra, monsignor Fortunato Morrone. Di seguito riportiamo il testo dell'omelia integrale pronunciata dal presule.


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Ceneri, ecco l'omelia integrale di Morrone

Carissimi, il centro della nostra confessione di fede, il motivo fondamentale che anima la nostra speranza, il cuore pulsante del nostro agire nella carità è Gesù, l’eterno figlio del Padre, venuto tra di noi per renderci partecipi del suo Spirito, lo Spirito della vita sovrabbondante che ci rende figli dell’unico Dio, fratelli e sorelle tutti.

Con questa celebrazione, mercoledì delle Ceneri, la Chiesa ci dona l’opportunità di riprendere insieme il cammino dietro Gesù con più decisione interiore, poiché presso Dio grande è la misericordia. Nonostante le nostre sbandate e iniquità, nonostante i tanti drammi che si consumano proprio in questi giorni, come la guerra in Ucraina e in altre parti di questo piccolo mondo, noi crediamo c’è sempre la possibilità per tutti di ritornare con tutto il cuore al Padre, origine e fondamento della nostra vita, sorgente inesauribile di perdono e perciò di pace.

Il cammino quaresimale che oggi, ancora una volta intraprendiamo, è un tempo particolare, intenso, forte, tempo favorevole per interiorizzare, con maggior consapevolezza e con animo grato la nostra fede confessata, testimoniata e celebrata di domenica in domenica, pasqua della settimana, nelle nostre comunità parrocchiali.

Nello stesso tempo, il periodo liturgico quaresimale, è occasione propizia per verificare, con serietà, come mai i nostri tanti e forse sinceri sì, in non poche occasioni si sono trasformati nelle concrete scelte quotidiane in perentori no, o peggio ancora i nostri assensi al bene, sono stati come ibridati da tiepidi e ipocriti ni, scegliendo, di volta in volta, di indossare maschere che falsano la bellezza del nostro volto di figli e figlie del Padre di Gesù.

Il tempo quaresimale è allora occasione rinnovata per ricalibrare e riposizionare il nostro cuore, cioè la nostra libertà, davanti a Dio e davanti agli uomini, rinnovando la nostra decisa intenzione di aderire sempre più al Vangelo, di renderlo sempre più nostro vero cibo spirituale.

Il quotidiano ascolto meditato della Parola, condiviso con gli altri fratelli e sorelle nella fede, in modo particolare la domenica e in questo cammino sinodale, ci aiuta ad assimilare il pensare, l’agire, l’amare di Gesù, per avere in noi gli stessi suoi sentimenti, il suo sguardo sulla realtà, la sua semplicità di vita, le sue limpide relazioni, la sua compassione, il suo appassionato, contagioso e umanizzante desiderio di vita fraterna, il suo costante sostare in ascolto di Dio nella preghiera fino a rendere suo nutrimento la volontà del Padre suo.

Tuttavia questo tempo forte non è anzitutto un fare il computo dei nostri peccati, confondendoli a volta con i nostri limiti creaturali e, di conseguenza, accogliere penitenze e rinnovare compulsivi proposti di rettitudine morale che con molta probabilità lasciano il tempo che trovano.

Se non confessiamo e riconosciamo la Grazia e la Luce che i Vangeli ci fanno contemplare sul volto di Cristo, se non istruiamo un sereno ma intenso confronto con la parola e la vita del Maestro, la nostra quaresima rischia di essere relegata in alcune prestazioni ascetiche che forse poco hanno a che fare con la conversione richiesta dalla Chiesa che mira a far crescere in noi l’habitus battesimale, confezionato sulla misura dell’umanità di Gesù. La quaresima è cammino di conversione ma non per tornare indietro, piuttosto per procedere insieme dietro Gesù che ci chiede l’unica cosa necessaria da mettere in atto: cercare anzitutto il Regno di Dio e la sua giustizia, reso presente nella sua persona, il resto, tutto il resto è relativo, è una sua conseguenza.

Al contrario la nostra fede rischia di affannarsi in molteplici attività religiose, devozionali, pastorali, perdendo di vista il fondamento della novità cristiana.
E tuttavia, ben sappiamo che siamo tentati al male dal nostro egoismo e orgoglio, dalla bramosia del possesso e dalla diabolica illusione di essere causa di noi stessi. La sapienza della Chiesa, istruita dalla misericordiosa parola di Dio, ci riporta, attraverso l’imposizione delle ceneri, alla realtà della nostra creaturale inconsistenza ricordandoci nel medesimo tempo la fugacità dei nostri giorni. Non siamo posti in un tempo illimitato. Non possiamo ingannarci: il domani non è in nostro potere, se non nella buona intenzione dei nostri speranzosi sogni.
Rimandare al domani quel che oggi posso operare è in fondo una pia illusione di essere eterni. Siamo chiamati piuttosto nell’oggi di questo tempo, dono di Dio, a rinnovare la nostra decisione a stare al passo di Gesù. Ogni giorno è tempo ragionevole di conversione per non smarrirci nella complessità presente.

Nel tempo di quaresima siamo chiamati pertanto a un realistico esercizio per far sì che ogni giorno sia vissuto intensamente quale tempo unico di salvezza, momento di grazia in cui siamo chiamati, supplicati, a non accogliere invano la misericordia di Dio e permettere allo Spirito del Signore di agire in noi per portare frutti di vita evangelica. Preghiera digiuno ed elemosina, pertanto, se non sono concrete pratiche della fede, della speranza e della carità, così come il Signore ci chiede, rischiano di scadere in una sterile ipocrisia religiosa.


La conversione richiesta, perciò, non è una decisione avvenuta una volta per tutte, ma è un’opera continuamente in atto per non abituarsi e appiattirsi alla mentalità mondana di questo secolo. In tal senso è un continuo esercizio che deve essere rinnovato nei diversi momenti dell’esistenza per non cadere nella trappola della mediocrità, del quieto e indifferente vivere rispetto ai drammi nel nostro piccolo o globale mondo.

Ecco carissimi vi ho già offerto qualche breve riflessione nel messaggio quaresimale inviatovi nei giorni scorsi. Questi ulteriori spunti di meditazione che la Liturgia della Parola ci ha suggerito spero vi aiutino per vivere da credenti e con gioia questo tempo di grazia verso la pasqua del Signore.
Maria santissima, donna dell’ascolto e del servizio, ci sostenga a stare insieme al passo dietro Gesù, suo figlio e nostro Signore.
Buon cammino.

+ Fortunato Morrone
Arcivescovo di Reggio Calabria - Bova

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