Avvenire di Calabria

Il “male banale” tra le pieghe della nostra quotidianità, nuova pubblicazione di Maria Emanuela Arena

L’autrice, nativa di Reggio Calabria, è dottore di ricerca in filosofia presso la Pontificia Università Lateranense

di Michele Giustiniano

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Siamo immersi in un mondo iperconnesso e digitalizzato, in cui l'individualismo e il narcisismo sembrano spesso prevalere. In un tale contesto agisce, quasi sempre indisturbato poiché protetto dalla sua stessa natura, il "male banale". Si tratta di un concetto che ha acquisito una rilevanza sempre maggiore nelle nostre vite e continua a farlo, tanto da meritare una seria e scrupolosa ricerca interdisciplinare come quella di Maria Emanuela Arena, recentemente pubblicata da Editoriale Scientifica (Napoli).


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«Andare oltre la “banalità del male”» non è soltanto il titolo dell’ultima opera di questa intellettuale calabrese, ma anche l’implicito grido d’appello che sale da ogni pagina del volume, che affronta tematiche quanto mai attuali nella nostra società odierna, offrendo una prospettiva critica e profonda sul male banale e il suo impatto nella nostra vita quotidiana.

Il testo, prodotto dalla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale sezione San Tommaso, scandaglia a fondo l’idea di «male banale», un concetto che si riferisce alle azioni apparentemente insignificanti che compiamo ogni giorno e che, sommate nel tempo, possono avere un impatto devastante sulla società e sulla nostra vita personale. Questo tipo di male si nasconde spesso dietro la conformità acritica, la mancanza di empatia e la ricerca del proprio interesse personale a spese degli altri. Per questo, il libro si propone di esplorare il concetto di male banale in profondità, mettendo in evidenza come esso permei più o meno invisibilmente la nostra società contemporanea. Utilizzando una lente interdisciplinare, che combina filosofia, sociologia, psicologia e casi di studio concreti, analizza come il male banale si manifesti nelle relazioni personali, nelle istituzioni, nella cultura del consumismo e in molti altri aspetti della nostra vita quotidiana.

L’autrice, nativa di Reggio Calabria, è dottore di ricerca in filosofia presso la Pontificia Università Lateranense, docente di scuola secondaria di secondo grado specializzata nel sostegno e docente specialista di IRC. Nelle sue ricerche, rivolge l’attenzione principalmente alle problematiche legate alle fragilità della persona nella società contemporanea, focalizzandosi sull’importanza di affrontare queste sfide nel contesto educativo.

«Attraverso questo libro – ha dichiarato l’autrice – desidero porre l'accento sull'urgente necessità di educare le nuove generazioni al pensiero critico. In un'epoca dominata da ideologie polarizzate e da un crescente individualismo, è vitale trasmettere ai ragazzi gli strumenti per discernere, analizzare e costruire significati in modo consapevole. Questo libro offre una prospettiva che va al di là delle semplici categorie, incoraggiando una visione inclusiva e aperta del mondo. Spero possa fungere da guida per favorire un pensiero che non sia limitante, ma piuttosto che apra orizzonti, invitando i giovani a esplorare la complessità della realtà senza rinunciare alla propria individualità».

«Andare oltre la “banalità del male”», infatti, non si limita ad un invito alla riflessione critica ma esorta all'azione: ci spinge a guardare oltre l'ordinarietà della nostra esistenza e ad affrontare le sfide morali e sociali che ci circondano, offrendo strumenti per comprendere il male banale e suggerendo modi e strategie per superarlo. Per costruire così una società più giusta, compassionevole e responsabile.

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