Avvenire di Calabria

Francese originario della Guascogna, sacerdote a 19 anni, fondò i Preti della Missione (Lazzaristi) e insieme a santa Luisa de Marillac, le Figlie della Carità nel 1633

Oggi è San Vincenzo de’ Paoli, fare il bene con passione e creatività

Per lui la regina di Francia “inventò” il Ministero della Carità e lui organizzò l’ aiuto ai poveri su scala nazionale: un precursore dell'assistenza agli emarginati

di Redazione Web

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Oggi è San Vincenzo de' Paoli, fare il bene con passione e creatività. Francese originario della Guascogna, sacerdote a 19 anni, fondò i Preti della Missione (Lazzaristi) e insieme a santa Luisa de Marillac, le Figlie della Carità nel 1633. Per lui la regina di Francia “inventò” il Ministero della Carità e lui organizzò l’ aiuto ai poveri su scala nazionale

Oggi è San Vincenzo de' Paoli

Settembre, mese vincenziano. Padre Tomaž Mavrič, superiore generale della Congregazione della Missione, parte da lì, dal calendario, nello scrivere il suo messaggio alla Famiglia vincenziana in occasione della memoria liturgica di san Vincenzo de’ Paoli, che ricorre il 27 settembre.


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Il 23 agosto 1617 Vincenzo fondò un’ associazione laicale per assistere i poveri. Nascevano le Compagnie della Carità. Le pressioni dei Gondi su Bérulle indussero questi a far tornare Vincenzo a Parigi. Vincenzo ubbidì, ma, da questo momento, i rapporti fra i due subirono un evidente raffreddamento.

In compenso, nel 1618, Vincenzo conobbe san Francesco di Sales e, l’ anno dopo, santa Giovanna Francesca Frémyot de Chantal, che gli affidarono la direzione dei monasteri della Visitazione. Come consigliere al posto di Bérulle il santo scelse Andrea Duval e Giovanni Duvergier de Hauranne, abate di St-Cyran. Vincenzo in quegli anni raccolse attorno a sé un piccolo gruppo di sacerdoti che condividevano l’ ideale di evangelizzare i poveri nelle missioni e in altre iniziative, come l’ assistenza ai condannati alle galere (1619).

Il 17 aprile 1625 i Gondi misero a disposizione di Vincenzo una somma di denaro, grazie alla quale egli poté “fondare” la Congregazione della Missione. La comunità venne approvata nel 1627 da Propaganda Fide come “missione”, cioè come un gruppo di lavoro apostolico senza alcuna caratteristica assimilabile a un istituto religioso. Successivi passi a Roma per ottenere uno status stabile vennero respinti. Nel 1633 Vincenzo si orientò coraggiosamente per un’ulteriore iniziativa. L’esperienza delle Compagnie della Carità, che si erano moltiplicate, l’aveva indotto a riflettere ed era pervenuto ad alcune importanti conclusioni, come la maggior disponibilità della donna alle iniziative per i poveri, la possibilità di coinvolgere anche il mondo dell’ alta e media aristocrazia e la necessità di un impegno nella carità a tempo pieno.

L’ultima conclusione indusse Vincenzo ad affiancare le dame a una comunità femminile, le Figlie delle Carità. In santa Luisa de Marillac (1591-1660) trovò una collaboratrice intelligente e preparata, in grado di interpretare gli orientamenti dell’ intuizione vincenziana. Si rompevano pertanto gli schemi che escludevano le religiose dall’ apostolato diretto e si abbattevano le barriere sociali che riservavano la carità alle persone “di condizione”.


PER APPROFONDIRE: L'istituto reggino ispirato al carisma di San Vincenzo de' Paoli


Bremond ha perciò scritto che “non è stato l’ amore degli uomini che l’ ha condotto alla santità, ma la santità che l’ ha reso veramente ed efficacemente caritatevole”. Di qui, coincidenza fra preghiera e azione. La preghiera è esercizio della volontà divina, annuncio ed evangelizzazione, è momento unificante di tutta la vita. Tutta la sua spiritualità si fonda su due scoperte: Cristo e i poveri. Cristo è il missionario dei poveri; la Chiesa è attualizzazione di questa missione.

Logica conclusione di questi approfondimenti cristologici ed ecclesiologici è una conseguenza “politica”, la riaffermazione della necessità di un impegno nel mondo e per il mondo nella duplice valenza di evangelizzazione e promozione umana. Conseguentemente nacque nel Santo il bisogno di un intervento nelle strutture per animarle cristianamente e nella costituzione di comunità profetiche capaci di reintegrare la vita religiosa nel mondo e di proclamare la salvezza spirituale e temporale per gli ultimi: “Non mi basta amare Dio se il mio prossimo non lo ama”.

Non possiamo dimenticare che l’ istituto delle Figlie della Carità divenne il modello di un gran numero di comunità femminili di servizio. Fanno parte dell’ ispirazione vincenziana le suore di s. Giovanna Antida Thouret, le Suore di Carità di Santa Maria, fondate da Luigia Angelica Clarac, le Suore di Carità dell’ Immacolata Concezione, fondate da Antonia Maria Verna, le suore del padre Durando, quelle del beato Cottolengo, le Suore di Carità delle Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa, le suore di Carità di Leavenworth, di san Giuseppe, di Baltimora, le suore di Carità di Innsbruck, e tutte le comunità nate per opera di santa Elisabetta Seton.

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