Avvenire di Calabria

L’esperienza dei ragazzi del clan Emmanuel degli scout

In cammino per Santiago sulle orme di Francesco

Valentina Palco

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Non è affatto scontato, per i ragazzi di oggi, mettersi in cammino subito dopo aver sentito la sveglia suonare al rintocco della quinta ora del mattino, un lavaggio veloce ed una colazione necessaria per permettere alle gambe di andare avanti ed ai piedi di macinare chilometri su chilometri. La meta per gli scout della parrocchia di San Francesco d’Assisi è stata Santiago de Compostela, luogo dove riposa Giacomo, uno dei dodici apostoli.

La strada è stata per questi giovani maestra di vita, li ha posti davanti alle loro paure, i limiti ed ha permesso la condivisione dei loro pensieri più profondi, li ha fatti sorridere e cantare anche se il cielo era grigio. Il camminare lentamente è stata occasione per assaporare le meraviglie che Dio ha creato e che ha donato, anche i fratelli che si incontrano. Non sono mancate, infatti, le occasioni di confronto con altri pellegrini che hanno condiviso con gli scout della parrocchia di Sbarre, non solo tratti di strada ma anche pezzi di vita. Lo spirito che li ha spinti a percorrere tutto il Cammino è stato quello del “poverello di Assisi”: si confidava nella Provvidenza se lungo la strada le borracce erano vuote o se lo stomaco emetteva strani brontolii. Per questi ragazzi è stato bellissimo ascoltare il ritmo dei passi che li accompagnavano lungo la strada, ancora più bello il calore che emettevano i loro cuori quando nelle pause consegnavano le loro vite al Signore attraverso il racconto delle nostre esperienze di vita. Ognuno di loro ha percorso il Cammino per una ragione intima e strettamente personale, ognuno ha dichiarato a se stesso (alla partenza), il proprio sogno con l’auspicio di poterlo raggiungere o chiarire. È difficile credere che possa esistere cosa migliore che vedere scolpita sui volti dei ragazzi la felicità della condivisione, la bellezza della consapevolezza del dono più bello che Dio ci ha fatto: la vita!

Questa esperienza ha insegnato a questi giovani pellegrini che esiste una grande differenza tra il “cammino” di ieri, che vedeva il pellegrino avanzare fin che poteva, in condizioni pessime lungo la strada, vestito di stracci e senza possibilità di ricovero se non ciò che in natura riusciva a trovare, ed il “cammino” di oggi, sicuramente più comodo, ma ugualmente carico di fatica e di dolore. La bellezza della comunione è stata avvertita soprattutto alla conclusione del duro viaggio. In qualsiasi epoca, il pellegrino entra in Cattedrale: in ginocchio recita il Credo; prega per i propri nemici, e rimette sulle spalle della statua del Santo tutti i propri dolori, le proprie fatiche e le proprie angosce. San Giacomo, in qualche maniera, aiuta a portare lo zaino pesante del nostro cuore, condividendolo.

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