Avvenire di Calabria

Operazione della Guardia di Finanza di Reggio Calabria

In manette i gestori della «casa dell’azzardo»

Redazione Web

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Era diventato un centro scommesse assai noto in Città, nonostante la sua ubicazione fuori dal centro storico di Reggio Calabria, tutti i giorni (e tutte le notti) era frequentato da tantissimi ragazzi, molti - secondo quanto emerge dalle prime ricostruzioni - minorenni. “Billionaire”, così si chiamava la sala giochi, è però finita nel mirino dei militari della Guardia di Finanza che hanno setacciato il locale, introducendosi anche con azioni in borghese. Agli occhi delle Fiamme Gialle è stato facile individuare una serie sconfinata di reati che sono stati contestati dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, in un provvedimento firmato dai magistrati Federico Cafiero De Raho e Gerardo Dominijanni. I destinatari sono stati cinque soggetti ritenuti, tra loro, in associazione a delinquere per i reati di usura, esercizio abusivo dell’attività finanziaria e circonvenzione di incapaci. L'indagine ha, inoltre, consentito di evidenziare significative violazioni in materia di lavoro nero e di antiriciclaggio. Si tratta dei due amministratori di fatto, delle due titolari dell'attività, nonché di un dipendente.

Sui loro nomi è calato il riserbo degli inquirenti anche perché - da come si apprende dagli ambienti giudiziari - l’operazione in codice “Game Over” potrebbe essere soltanto il primo tassello di una rinnovata lotta all’azzardo che, come certificato dalla sentenza “Gambling”, spesso (se non sempre) è sinonimo di ‘ndrangheta. Ma cosa accadeva dentro il “Billionaire”? In buona sostanza i fermati, nella qualità di esercenti, fungevano in realtà da strozzini anticipando in prestito i soldi per le giocate a persone che presentano gravi segni di disagio psichico, legati a fenomeni di dipendenza patologica quali la ludopatia (Gap). Proprio da loro, però, è partita l’inchiesta della Guardia di Finanza che ha registrato le loro denunce: quelle che sembravano cortesie per i clienti più fidelizzati si trasformavano in tassi usurai, da saldare mediante assegni, premi di eventuali vincite o dal propri conti correnti.

Persone esasperate dalle slot machine e da quanti lucravano sulle loro fragilità: così l’operazione “Game Over” ha aperto un nuovo inquietante squarcio sul fenomeno del Gap. Un’azione di contrasto molto complessa che, nei fatti, ha disarticolato una “casa dell’azzardo” in cui tantissimi clienti, molti dei quali ragazzi, venivano a contatto - secondo quanto ricostruito dalla Procura - con una realtà di consolidato malaffare con la “benedizione” delle cosche locali. Sì, perché il “Billionaire” era nel territorio proprio di quella famiglia Ficara-Latella al centro del processo “Gambling”.

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