Avvenire di Calabria

Nuovo appuntamento con il ciclo di incontri formativi culturali in programma questo pomeriggio alle 16:30 presso il Piccolo Teatro della Fondazione La Provvidenza

«Insieme possiamo fare molto…», Agiduemila e La Provvidenza ricordano don Pino Puglisi

Su vita, opere e servizio per i giovani del sacerdote beato primo "martire" della Chiesa, converseranno don Angelo Battaglia e Pasquale Cananzi

di Redazione Web

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Era il 15 settembre del 1993 quando don Pino Puglisi veniva ucciso per mano di Cosa Nostra. Con quel delitto, i mafiosi pensavano di aver dato la giusta punizione al prete. In realtà hanno reso ancora più incisiva la sua azione.

Don Pino Puglisi aveva già vinto la sua "guerra" contro la mafia, attraverso l'arma dell'educazione. Da allora sono passati poco più di trent'anni. Don Pino Puglisi continua a camminare ancora nel cuore della sua gente, a Palermo.


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I mafiosi che spensero la sua vita, il 15 settembre del 1993, non cancellarono il suo sorriso, né la memoria dolce di un annuncio di salvezza, a Brancaccio, come ovunque.

Una delle sue più celebri frasi era: «Se ognuno di noi fa qualcosa, insieme possiamo fare molto». L'Associazione Agiduemila e la Fondazione "La Provvidenza", vogliono ricordare don Pino Puglisi, proprio partendo da questa esortazione. Lo faranno questo pomeriggio insieme a don Angelo Battaglia, padre spirituale del Seminario arcivescovile Pio XI di Reggio Calabria e Pasquale Cananzi.

L'appuntamento è alle 16:30, presso il Piccolo teatro della Fondazione "La Provvidenza" in via Trabocchetto III a Reggio Calabria. Un'iniziativa che rientra nel calendario di incontri culturali e formativi promossi da Agiduemila e Fondazione La Provvidenza.

Il sorriso al suo assassino

Sacerdote della parrocchia San Gaetano, nel difficile quartiere di Brancaccio a Palermo, punto di riferimento per le famiglie e fondatore nel 1991 del Centro Padre Nostro, don Pino sorrise al suo assassino e disse: «Me lo aspettavo».


PER APPROFONDIRE: Don Pino Puglisi, il prete ucciso da Cosa Nostra che salvò i ragazzi di strada


Padre Puglisi sapeva di essere ormai nel mirino della mafia per la sua opera contro la criminalità organizzata, parlando ai giovani, togliendo la bassa manovalanza alla delinquenza. «Il primo dovere a Brancaccio è rimboccarsi le maniche - diceva - e i primi obiettivi sono i bambini e gli adolescenti: con loro siamo ancora in tempo, l’azione pedagogica può essere efficace».

Don Pino Puglisi, prima vittima di mafia "martire" della Chiesa

La sentenza di morte decisa dalla mafia che temeva l’impegno educativo di questo pastore di frontiera, mite e sapiente, non ha fermato l’azione di don Pino. La causa per il riconoscimento del martirio di don Giuseppe Puglisi è iniziata a livello diocesano nel 1998, a cinque anni dal delitto, per volere del cardinale Salvatore De Giorgi, allora arcivescovo di Palermo.


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«Non sono un biblista, non sono un teologo, né un sociologo, sono soltanto uno che ha cercato di lavorare per il Regno di Dio», diceva di sé don Pino Puglisi, ucciso in odium fidei, proclamato beato il 25 maggio 2013 al Foro Italico del capoluogo siciliano, prima vittima della mafia riconosciuta come martire della Chiesa.

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