Avvenire di Calabria

Istituto diocesano Lanza, crisi ecologica e demografica al centro

Ad intervenire il professor Giovanni Messina, ricercatore presso il dipartimento Dicam dell’Università di Messina

di Stefania Giordano

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L’uomo diviene un fattore climatico e le sue azioni condizionano l’ambiente nelle sue caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche

Il 3 aprile 2025 i corsisti dell’Istituto Mons. A. Lanza hanno avuto l’opportunità di seguire una lezione di geografia culturale incentrata sulla crisi demografica e la transizione ecologica nel difficile futuro dell’Europa, grazie alla partecipazione del prof. Giovanni Messina, ricercatore presso il dipartimento DICAM dell’Università di Messina.



Il punto fatto con i corsisti dell'Istituto Lanza

Demografia ed ecologia sono due aspetti fortemente connessi tra loro, e per comprenderlo va analizzata anche la questione dello sviluppo omeglio del modello di sviluppo dominante. La crisi ambientale è un problema col quale ci confrontiamo quotidianamente e globalmente, in seguito all’integrazione dei mercati mondiali e all’affermazione generalizzata del modello capitalistico occidentale, che spinge al consumo. Come ha ricordato il docente, nell’epoca geologica definita dell’”antropocene”, l’uomo diviene un fattore climatico e le sue azioni condizionano l’ambiente terrestre nelle sue caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche, causando alterazioni quali l’aumento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera, l’innalzamento dei mari, lo scioglimento dei ghiacciai, e in vaste aree anche la progressiva desertificazione.

Il fabbisogno energetico richiesto dallo sviluppo è in continuo incremento e con l’aumento dei consumi cresce l’inquinamento. Poste queste premesse si è discusso delle strategie di contenimento dell’impatto della pressione antropica attuate in Europa, condensate nel Green Deal europeo che ambisce al raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050.

Sulla questione demografica, sono state analizzate alcune statistiche relative alla crescita della popolazione a partire dalle rivoluzioni industriali tra la fine del diciottesimo e l’inizio del diciannovesimo secolo: la popolazione mondiale, che sino ad allora contava un miliardo e mezzo di persone, ha raggiunto ad oggi gli otto miliardi e mezzo, in seguito ai grandi miglioramenti in termini di benessere, medicina, igiene, produttività e più in generale della qualità della vita. Inoltre il processo di inurbamento ha determinato il concentrarsi di circa 4 miliardi di persone nelle città, con le conseguenze problematiche in termini di impatto territoriale.


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Il docente ha poi mostrato alcuni grafici riportanti gli indici demografici su un lungo asse temporale che comprende la fase postindustriale (fase in cui il tasso di natalità scende fino ad appiattirsi al ribasso) e altri del Population Reference Bureau che contengono i tassi di fertilità di centinaia di paesi, soffermandosi sui paesi europei e l’Italia. Oltre ai cambiamenti strutturali della società, hanno inciso sugli indici di natalità anche le scelte della politica: nel nostro Paese i dati sono inferiori ad esempio rispetto alla Francia, dove c’è maggiore attenzione al welfare familiare e alle politiche di sostegno all’infanzia. A compensare la bassa

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