«Viviamo nel dolore ma con le istituzioni dalla nostra parte». Lo dice Domenica, moglie di Francesco ucciso dalle ’ndrine
La Calabria si scopre terra di resistenza contro le cosche
Redazione Web
29 Marzo 2017
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Libera – associazioni nomi e numeri contro tutte le mafie, celebra la giornata in memoria di tutte le vittime innocenti delle mafie. La marcia di quest’anno si è svolta Locri. Il programma degli eventi che precedono la marcia vera e propria è intenso e fitto. La prestigiosa presenza, il 19 marzo, del Capo dello Stato è dovuta sia al fatto che egli stesso è un famigliare di una vittima sia perché, per la prima volta dalla sua nascita, la giornata del 21 Marzo è ufficialmente riconosciuta dalla Repubblica Italiana come “giornata nazionale della memoria e dell’impegno nel ricordo di tutte le vittime innocenti della criminalità mafiosa”. Nella mattinata di domenica, il Presidente Mattarella ha incontrato i famigliari delle vittime e i rappresentanti del variegato mondo associativo reggino. Il 21 marzo Locri si è trasformata: si è riempita di voci e colori di persone provenienti da tutta Italia: studenti, scout, insegnanti, lavoratori, semplici e liberi cittadini che scendono in piazza per ricordare le oltre 950 vittime. Una marcia che ogni anno è sempre più intensa, vissuta, partecipata, suggestiva: è emozionante vedere un lunghissimo corteo, composto da migliaia di cittadini, marciare in rigoroso silenzio con il solo sottofondo degli altoparlanti che scandiscono, uno a uno, i nomi delle vittime. Sensazioni belle e contrastanti che abbiamo chiesto di raccontarci a Domenica Diano, moglie di Francesco Giorgino, ucciso il 21 febbraio 1996 mentre si trovava all’interno della sua autofficina di Lazzaro: “Trovarmi nell’ennesima manifestazione come questa di Locri, vedere che non sono sola nel dolore che noi familiari ci portiamo dentro, che da quel tragico momento ha segnato la vita mia e dei miei figli. Trovarmi lì è un forte dolore, ma vedere che le istituzioni non ci abbiano abbandonati è già per noi un modo per combattere assieme che ci da speranza. Vedere il capo dello Stato Mattarella accanto a noi è rassicurante, anch’esso vive il dolore che noi familiari viviamo, vittima di una tragedia che ci ha segnati e travolti. Vedere accanto a noi il dottor Gratteri che quel giorno è intervenuto e che al vedermi dopo tanto tempo si ricordi di noi, vedere l’intervento del ministro della giustizia, della presidente della commissione parlamentare antimafia Rosi Bindi e quello di don Ciotti che, assieme a Libera, stanno facendo cosi tanto per dare giustizia a noi e sopratutto per la memoria di mio marito Giorgino Francesco”. Le stesse emozioni e sensazioni ce le racconta anche Marica, una giovane studentessa di Reggio Calabria: “ Il 21 marzo per me è un’occasione di incontro con tante persone che condividono gli stessi valori e soprattutto condividono l’importanza del ricordo di tutte le vittime innocenti affinché abbiano giustizia. Della marcia mi colpisce la presenza di persone di tutte le età dai bambini ai più anziani e il coinvolgimento di tutti, un coinvolgimento sincero e convinto”.
La questione della “malavita” non riguarda solo chi paga o ha pagato il conto più alto in prima persona o in famiglia. Serve riflettere per ribaltare tutti i modelli che privilegiano i più furbi.
Da don Pino Puglisi al beato Livatino. Sono tanti i modelli a cui potersi ispirare nel mondo cattolico. Nel 2014, Papa Francesco in Calabria ha pronunciato la parola “scomunica” nei confronti dei mafiosi.
Il 20 marzo andrà in scena un momento di socialità e sport presso l’oratorio salesiano di Locri. Una nuova opportunità di gioco e aggregazione, dunque, per il mondo pigiessino calabrese.
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