Avvenire di Calabria

Angela Marcianò: «Reggio, crediamoci». Lavori pubblici, l’intervista all’assessore tecnico.

«La Città è stata "incappucciata"»

Davide Imeneo

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Una parte di Reggio l’ha adottata come simbolo. Una donna capace di disinnescare “sistemi di potere” consolidati. In tanti – durante il rimpasto di giunta – hanno pubblicamente chiesto la sua conferma. «Tutto questo mi ha commosso. Non credo che fosse una difesa della mia persona – ci dice Angela Marcianò – ma di una “condotta” amministrativa percepita come “atipica” dalla Città per una serie di ragioni.
Tutte le persone che hanno voluto dimostrarmi stima ed affetto, sono certa che idealmente sono state al mio fianco nel momento delle mie denunce, quando ho avuto paura e quando sono rimasta isolata in assessorato ed ingiustamente criticata. È gente che ha difeso i propri ideali, non un semplice amministratore». Anni di mala gestio della Cosa pubblica, secondo la Procura reggina.

Il procuratore De Raho ha definito il protocollo Anac un modo per arginare lo strapotere massomafioso. Le che ne pensa?

È il segno tangibile di una svolta epocale. Martedì 17 gennaio insieme al capo di gabinetto e al dirigente del settore lavori pubblici, c’è stato il primo incontro in Anac dopo la firma del protocollo sugli appalti sottoscritto da Comune, Prefettura e Procura della Repubblica e dal dottore Cantone. Non nascondo di sentirmi più che lusingata della delega specifica conferitami dal sindaco per dare attuazione a questo importante sistema virtuoso che ci consentirà un controllo mirato ed efficiente sugli appalti più importanti che interessano la Città, evitando che, come più volte è successo in passato, i sempre voraci appetiti di corruttela anche di stampo ndranghetistico possano aggredire le fonti di finanziamentoriservate ad opere che cambieranno il volto di Reggio Calabria.

Le dico Marcello Cammera. Lei cosa mi risponde?

Non posso e non voglio pronunciarmi, e certamente non per eludere un commento personale su fatti e persone coinvolte in indagini giudiziarie in corso, specialmen- te se gli interessati sono ristretti in regime di cautela carceraria. Ho assoluta fiducia sia nelle forze dell’ordine e sia nella magistratura e attendo che la giustizia faccia il suo corso. Non è questa la solita frase di circostanza, forse troppo abusata, a beneficio di queste autorità, quanto piuttosto il riconoscimento di una consapevolezza sincera, che mi viene da esperienza vissuta.

Torniamo al giugno 2016, alla macchina che va in fiamme.

La macchina in fiamme ha segnato semplicemente un nuovo stimolo e la conferma della consapevolezza che la strada finora percorsa, che era in salita, era la strada giusta. Tutto qui.

Assessore Marcianò. Anno nuovo, nuovi impegni. C’è voluta la Vigilia di Natale per avere finalmente una nuova Giunta.

Il rimpasto di giunta è stata una scelta del sindaco condivisa con la sua compagine politica. Io rispetto i ruoli e le scelte. Mi sono limitata a prenderne atto, ma indubbiamente non avrei accettato un’altra delega che non comprendesse quella ai lavori pubblici. Non certo per una questione di principio o di attaccamento alla – scomoda – poltrona, ma semplicemente per coerenza con quel lavoro di trasparenza e legalità che ho faticosamente portato avanti in due anni e di cui voglio continuare a consegnare alla Città i risultati.

Angela Marcianò e la politica. Qualcuno parla anche di un suo possibile impegno, da indipendente...

Questa cosa mi fa sorridere. Molta gente non conosce il mio percorso professionale che mi ha portato ad oggi ad essere professore universitario associato di diritto del lavoro e avvocato giuslavorista. Sono abituata a salire da sola e pian piano i gradini della vita sudandomi ogni singolo traguardo e senza mai pretendere nulla da nessuno e tutto da me stessa. Ho accettato l’arduo compito di amministrare il settore dei lavori pubblici in questa Città, sacrificando tante cose e non certo per non avere altro da fare, ma perché per mia indole non mi sottraggo mai alle sfide e sento il dovere morale, da cittadina, di tentare di riscattare la mia terra e la mia gente; il resto è puro dettaglio...

Ma a proposito di impegno politico. A una docente di Giurisprudenza ci viene spontaneo chiederle cosa pensa nel merito della «questione morale » in politica...

Io credo nella politica non certamente come un impiego lavorativo, ma come disponibilità ad impegnarsi in una sorta di missione. Solo in tal modo il politico può essere libero fino in fondo da qualunque condizionamento. L’espletamento dell’attività pubblica ed istituzionale, anche dei magistrati, però comporta dei rischi e tutti siamo soggetti ad errori. Quindi, se l’informazione di garanzia non è immediatamente ricollegabile ad un mero errore commesso in buona fede, ma è evidentemente riferita ad una palese presa di utilità personale nell’esercizio della funzione, allora le dimissioni diventano un dovere morale.

Cosa pensa del profilo massomafioso, che secondo la Dda, ha governato il Comune di Reggio Calabria per decenni?

Credo che sia dimostrato che Reggio sia “incappucciata” sotto un manto pesante e ben intessuto e che il connubio scellerato tra massoneria deviata e centri di potere apparentemente legali sia radicato in ogni ambito della città, anche della cosiddetta Reggio bene. Ma forse la mia esperienza può insegnare che con una buona dose di “pulita incoscienza” il “cappuccio” non farà più paura a nessuno.

Reggio è davvero immobile?

Le pare una Reggio immobile quella che manda una pioggia di cartoline per difendere un assessore lontano da ogni logica di potere? Una donna che certamente non può darti nessuna utilità in cambio del sostegno che sta ricevendo? A me pare di no. Reggio ha solo bisogno di crederci. Ecco perché chiunque sceglie di rappresentare la propria città deve fare una sola cosa e non ha alternative per pretendere rispetto e guadagnare credibilità: dare l’esempio.

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