Avvenire di Calabria

La «Piccola Opera» sostiene le disabilità in un appartamento che era dei Iamonte

La lezione scolastica nell’ex regno dei videopoker

Redazione Web

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

di Mimmo Nasone - C’è una classe, la V AE del “Panella–Vallauri” di Reggio Calabria che fa lezione in un bene confiscato a Gioacchino Campolo, re dei videopoker. L’ex bowling, assegnato lo scorso anno all’Arci, li mette alla prova: nell’ultimo periodo sono alle prese con la riparazione dell’impianto elettrico. Alunni e docenti impegnati a mettere in ordine i fili dell’impianto elettrico di quel locale affinché il cambiamento passi anche e soprattutto attraverso queste scelte e i gesti quotidiani e concreti di ordinario impegno. Quel locale che fino a pochi anni fa era un riferimento diseducativo ed alienante per i ragazzi e i giovani diventerà presto un significativo spazio di aggregazione e di incontro anche per gli studenti del “Panella Vallauri”. Una storia che si ripete e che mette le mafie «all’angolo »: basti pensare anche a quanto affermava il boss siculo – americano Francesco Inzirillo quando in una intercettazione telefonica molto contrariato diceva che: «Basta essere incriminati per il 416 bis e automaticamente scatta il sequestro dei beni. Cosa più brutta della confisca dei beni non c’è». Un’affermazione che ci fa capire quanto il processo di sequestro e confisca dei beni ai boss mafiosi colpisce al cuore il loro potere nel territorio. La legge 646 promulgata il 13 settembre del 1982, e che prese il nome Rognoni–La Torre, avviò una vera e propria rivoluzione nei confronti della lotta alla criminalità. Le successive modifiche hanno anche determinato la nascita di un soggetto fondamentale nella lotta alla criminalità: l’Agenzia per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, che accompagna il percorso del bene fin dal momento del sequestro preventivo e lo gestisce fino al completo espletamento dell’iter giudiziario. Grazie a questi strumenti legislativi, Libera, in collaborazione con la Conferenza Episcopale Italiana e la Caritas Italiana, ha avviato il percorso “Libera il bene. Dal bene confiscato al bene comune”, che si ispira al magistero ecclesiale sulla giustizia. E in Calabria i beni immobili confiscati in via definitiva sono 2724 di cui già 1533 destinati. Reggio Calabria è il comune con il maggior numero di beni immobili confiscati: ben 530 di cui 281 già destinati al comune. Tante sono le associazioni e le cooperative che oggi gestiscono beni confiscati restituendoli alla collettività attraverso la realizzazioni di importanti iniziative sociali ed economiche. Ne citiamo due: a Melito Porto Salvo, nella frazione di Annà, in un bene confiscato al clan Iamonte, oggi la Piccola Opera Papa Giovanni accoglie una comunità per malati mentali. E alla stessa associazione il comune di Reggio ha da poco tempo assegnato un appartamento nel centro di Reggio Calabria confiscato a Campolo che accoglierà due malati di Aids. Sono i fatti concreti che tolgono potere e consenso alla criminalità e fanno crescere la fiducia nelle istituzioni statali. La strada è ancora lunga, ma siamo sulla giusta strada.

Articoli Correlati