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Nella periferia sud di Reggio Calabria c'è un miracolo solidale inizato nel 1991. È la mensa per i poveri della parrocchia del Soccorso: soltanto nell'ultimo anno sono stati distribuiti 6.750 pasti per gli indigenti. Un'opera di carità enorme sostenuta esclusivamente col volontariato e la Provvidenza.
L’allerta meteo non spaventa i volontari. Sanno bene che i morsi della fame fanno più paura di fulmini e saette. La mensa del Centro d’ascolto “Italia Campagna” è come sempre attiva. Siamo nella periferia sud di Reggio Calabria esattamente sul territorio della parrocchia intitolata a Santa Maria del Divino Soccorso che, da trent’anni, è il motore solidale di questo piccolo miracolo di carità a un tiro di schioppo dal centro cittadino.
Ad accoglierci è don Gaetano Galatti che esattamente un anno fa ha fatto il suo ingresso in parrocchia. Oggi è uno di casa, come testimonia il rapporto coi volontari del Centro d’ascolto. «Sono il valore aggiunto della parrocchia» spiega don Galatti introducendoci nei locali. La sala mensa ormai da due anni ha cambiato la sua destinazione d’uso poiché i pasti vengono distribuiti da asporto.
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«Ogni giorno sono tra i 30 e i 40; - spiega Lillo Chiappalone, mente amministrativa della realtà caritativa - nel 2021 sono 6.750 pasti distribuiti». A cui si aggiungono «un migliaio di colazioni» e, aggiunge don Gaetano Galatti, «circa 120 famiglie della parrocchia che ricevono settimanalmente un aiuto concreto per far fronte alle loro difficoltà».
Storie di sofferenza dietro ai numeri che segnalano una crescente “fatica” del territorio. «Nell’ultimo anno si sono moltiplicati gli italiani che bussano alla nostra porta» sottolinea Chiappalone. Il coronavirus non fa distinzione etnica e, seppure gran parte degli ospiti “fissi” del centro d’ascolto “Italia Campagna” siano extracomunitari, non mancano le storie di povertà assoluta tutte reggine. Famiglie sul lastrico per via della crisi di alcuni settori piegati dall’ondata pandemica.
«L’importante è non far mancare mai l’ascolto» ci dice Angela Delfino mentre è indaffarata a fare le porzioni di ravioli al sugo, il menù del giorno. «Anche se non possiamo più farli entrare nella struttura, il nostro servizio non si ferma a dare la busta», prosegue la cuoca «per amore».
In effetti, fermandoci alla distribuzione delle vivande notiamo come siano gli stessi ospiti del Centro d’ascolto a intavolare i discorsi coi volontari. Battute fugaci, sorrisi (seppur nascosti dalle mascherine), mani tese. Una vera e propria scuola di carità. «Questa realtà - evidenzia il parroco, don Gaetano Galatti per tanti anni è stata gestita dalle suore missionarie monfortane. Da cinque anni, però, è totalmente sulle spalle dei nostri volontari».
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Una forza della natura: «Perché sono qui? Perché ce lo ha detto Gesù in persona: “Vi lascio con voi i poveri”» dice Angela Delfino «per cui essere qui vuol dire provare a vivere l’insegnamento del Vangelo. Certo non siamo perfetti, ma finché avremo forza noi ci saremo». Angela è una volontaria “della prima ora”. Da tre decenni indossa la cuffia da cuoca e dalla Provvidenza che arriva - tira fuori il meglio che può.
«L’approvvigionamento sottolinea Chiappalone proviene dal Banco Alimentare, da alcuni supermercati della zona che ci regalano delle eccedenze e dalla solidarietà dei parrocchiani». Un gioco di squadra che permette di sostenere gli ultimi: alcuni di loro vivono abusivamente all’interno della struttura comunale del “Girasole”, la stessa che fu teatro delle multe ai senzatetto comminate dalla Polizia municipale, il cui comando è a pochi metri.
«Facciamo davvero tanto - ammette don Gaetano Galatti - servendo tutta la zona sud della città assieme alla mensa di San Francesco a Sbarre centrali e alle altre mense saltuarie nelle parrocchie vicine». «Sono certo che potremo fare di più - conclude il sacerdote - e su questo abbiamo avviato un progetto comune con la Caritas diocesana». Una solidarietà che non conosce confini. La pioggia batte forte fuori dal Centro d’ascolto: «Copriti bene», urla Angela a un amico dell’“Italia Campagna”. Chissà dove passerà la notte. Di certo all’indomani troverà i volontari del Soccorso pronti a servirgli la colazione.
Come ogni giorno.
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