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La parrocchia calabrese con cento opere d'arte al suo interno. Se non è un record, poco ci manca. A stabilirlo la comunità italo-albanese del Santissimo Salvatore nell'Eparchia di Lungro. Il percorso artistico, però, ha una finalità pastorale. «Contemplare la bellezza e ad affacciarsi al mistero di Dio, restandone affascinato», come spiega il Protopapàs Pietro Lanza. E, a breve, la collezione potrebbe arricchirsi di 12 nuove opere.
L'arte come percorso tra l'uomo e Dio. E, camminando lungo la navata della parrocchia del Santissimo Salvatore a Cosenza, di bellezze se ne possono ammirare davvero tantissime. Esattamente cento, perlopiù icone, che impreziosiscono un luogo di culto che ricade all'interno dell'Eparchia di Lungro, la diocesi italo-albanesi dentro i confini calabresi.
Una perla da conoscere. La chiesa del Santissimo Salvatore è situata in una delle zone più significative di Cosenza, in prossimità del punto in cui i due fiumi che attraversano la Città, il Busento e il Crati, diventano un’acqua sola. E l'idea di "incrocio" è alla base di una parrocchia che ha fatto dell'incontro tra fede ed arte il proprio tratto essenziale.
È stata fondata nel 1565 da Tommaso Telesio, Arcivescovo di Cosenza, fratello del filosofo Bernardino, e venne assegnata all’Arciconfraternita dei Sarti, con patrono Sant’ Omobono di Cremona, per le loro esigenze spirituali, che venivano offerte dai padri minimi dell’attiguo Convento di San Francesco di Paola, e per la loro sepoltura nella cripta sottostante la chiesa.
L’Arciconfraternita dotò la chiesa di un pregevole arredo artistico, visibile ancora ai nostri giorni. Tra questi citiamo: il portale di ingresso in pietra locale, con arcata a tutto sesto in stile rinascimentale e un soffitto ligneo a lacunari intagliati, dipinto a vari colori. E ancora: 15 affreschi con figure a grandezza naturale raffiguranti il Cristo Salvatore, la Vergine Madre e gli Apostoli, più 2 angeli, sistemati nella parte alta delle pareti, attribuiti al pittore calabrese Giovanni Battista Colimodio.
Vennero introdotti anche l’arco trionfale interno, in pietra locale, risalente al 1571, sul quale è posto uno stemma raffigurante l’aquila imperiale austriaca e la scritta “Filippo d’Austria A.D. 1653” e una tela raffigurante l’Immacolata Concezione fra angeli risalente al 1847 dell’artista Raffaele Aloisio.
Quello che fu un anno cruciale per l'intero Paese, il 1978, per la parrocchia del Santissimo Salvatore di Cosenza segnò un ulteriore punto di svolta. Nel maggio 1978, infatti, diventa sede della parrocchia personale di rito bizantino-greco per gli italo – albanesi residenti in città e dintorni.
E, gradualmente, negli anni successivi, la chiesa è stata adattata alle esigenze del Rito Bizantino. Questa seconda fase storica è visibile grazie a un ricco patrimonio iconografico di stile bizantino.
La prima opera è stata l’iconostasi, in pietra di San Lucido, realizzata da uno scalpellino locale. Su questa si trovano le 7 Icone di Demetrio Sukaràs di Salonicco. A queste icone dal particolare significato storico ed ecumenico, si aggiungono molte altre opere. I vari autori che si sono susseguiti sono: Josif Droboniku, Luigi Elia Manes, Rita Chiurco, Ivan Polverari, Antonio Gattabria. E ancora: suor Maria Grazia Uka, Ovidio Leuce, Gjergi Pano, Enzo Squillacioti, Rita Mantuano, Mariuccia Mazzotta, suor Mirella Muja e Biagio Capparelli.
Complessivamente all’interno della chiesa del Santissimo Salvatore sono esposte oltre 100 opere d’arte al servizio della fede, che invitano chiunque vi entra a contemplare la bellezza e ad affacciarsi al mistero di Dio, restandone affascinato.
La chiesa e la cripta al suo interno sono visitabili, previa prenotazione e appuntamento, per un approfondimento artistico, storico, culturale e spirituale.
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