Avvenire di Calabria

La struttura si è trasformata in RSA nel 2019 e da allora attende un finanziamento mai arrivato

La Regione Calabria non eroga il contributo, a rischio i pazienti della RSA “Don Orione”

A rischio i pazienti non autosufficienti che hanno bisogno di assistenza sanitaria

di Redazione Web

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Pazienti non autosufficienti sul punto di restare senza assistenza e finire in strutture di fortuna. È questo il rischio paventato per molti degli ospiti della struttura di ricovero per anziani "Don Orione". Il comitato dei parenti denuncia: «Vittime della burocrazia».


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RSA "Don Orione", un pasticcio della burocrazia

La trasformazione in RSA, obbligatoria per percepire il contributo pubblico, è stata effettuata anni fa. Ma, con l'aumento delle maestranze necessario per ottenere questa qualifica, le spese salgono, e se il contributo atteso non arriva, la strada resta solo una: quella della chiusura o del ridimensionamento. Questa è, in estrema sintesi, la situazione che affligge la struttura per anziani Don Orione.

La struttura da oltre trent'anni funziona come casa di riposo, ma recentemente si è adeguata agli standard previsti per acquisire lo status di RSA, conseguentemente assumendo personale sanitario. Negli anni diversi ospiti della struttura hanno perso l'autosufficienza e, stante il mancato contributo da parte della Regione, rappresentano un costo che la "Don Orione" non può più permettersi. Ci si trova perciò davanti a un rischio: interrompere il servizio sanitario, mettendo fuori dalla porta gli ospiti non autosufficienti.

RSA "Don Orione", la vicenda nel dettaglio

«La Provincia Religiosa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo - si legge in una nota dell'Ente che è responsabile dell'Opera Antoniana delle Calabrie, e dunque della struttura - al fine di tentare un rilancio dell’attività, gravata da pesanti perdite da oltre un decennio, il maggio 2019, ha presentato istanza di autorizzazione sanitaria all’esercizio per Residenza Sanitaria Assistenziale per anziani (R2) per 20 posti letto, autorizzazione concessa solo a distanza di tre anni dalla richiesta».

«Da evidenziarsi che, per poter presentare tale richiesta - spiega la Provincia - la Struttura si è dovuta dotare del personale a ciò necessario, con conseguente incremento del costo del lavoro in assenza di nuovi ricavi; il lungo tempo trascorso in attesa del provvedimento ha quindi ulteriormente pregiudicato le condizioni di equilibrio finanziario della Struttura, determinando mediamente disavanzi annuali di notevole entità.

Una volta ottenuta l’autorizzazione, per richiedere l’accreditamento della Struttura, la cui istanza, come noto, ai sensi del Regolamento regionale, “non può essere presentata prima che i soggetti richiedenti abbiano svolto per almeno due mesi attività in regime di Autorizzazione sanitaria”».

«La Regione, per avviare l’iter di accreditamento, ha tuttavia richiesto alla Struttura di dotarsi sin dal momento di presentazione dell’istanza di tutto il personale prescritto dai requisiti minimi, oltreché della certificazione di qualità - chiarisce ancora la Provincia religiosa - Ciò posto, tenuto conto delle citate condizioni economiche (aggravate, come detto, dalla lunga attesa dell’autorizzazione), la Struttura non ritiene di poter sostenere un ulteriore aggravio dei costi, in attesa di un (peraltro, come comunicatoci dal Commissario ad Acta dell’ASP in carica in quel periodo, eventuale e senza tempi certi) provvedimento di accreditamento.

Per tale motivo, a maggio 2023, la Provincia ha comunicato la propria rinuncia all’autorizzazione sanitaria per la RSA, la Regione ha revocato la predetta l’autorizzazione con decreto dirigenziale in soli 4 giorni, senza aver sentito le ragioni della Struttura stessa. La Struttura, nel frattempo, si è iscritta all’albo comunale delle Case di Riposo per 24 posti letto (solo per ospiti autosufficienti) e dovuto ridimenzionare l’organico».

RSA "Don Orione", i parenti: «Terrorizzati dalla possibile chiusura»

A poco sono serviti i tentativi di accelerare l'iter per l'erogazione del contributo regionale posti in essere dalle famiglie e dall'ente responsabile coinvolgendo la Prefettura. Nel frattempo, i parenti dei degenti si dicono «terrorizzati dall'idea di dover mandare i nostri cari in strutture di fortuna» con tutti i notevoli rischi che questo comporta.

Ora, il comitato dei parenti chiede un nuovo interessamento della Prefettura per provare a salvare in extremis una struttura che assiste decine di anziani e di cui c'è un vitale bisogno.

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