Avvenire di Calabria

Grande presenza dei giovani all’Auditorium Don Orione

La risposta di Reggio: «Ci sono più denunce»

Stefania Laganà

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La gente di Reggio cerca riscatto, a partire dai quarantatré esercenti che hanno dato nuova linfa al progetto antiracket ReggioLiberaReggio – La libertà non ha pizzo promosso proprio dall’associazione Libera presente, in questa occasione, in riva allo Stretto sia con il presidente nazionale e fondatore, don Luigi Ciotti, sia con il coordinatore regionale per la Calabria, don Ennio Stamile. Un evento promosso coralmente da tutti i volontari del coordinamento provinciale di Reggio Calabria.
A dare conferma della risposta della città dei Bronzi di Riace ci pensa un auditorium “Don Orione” di Reggio Calabria letteralmente colmo di presenze. Molti giovani, ma anche una buona risposta della popolazione adulta che – stante agli ultimi rilevamenti di spesa – rappresentano i veri “potentati” di spesa. E proprio sul concetto di «acquisto critico» si è incentrata buona parte della serata: scegliere di non spendere i propri soldi in aziende mafiose rappresenta la prima grande risposta che un territorio, martoriato dalla ‘ndrangheta, può dare.
Sostenere così i percorsi di legalità di tutti quegli imprenditori e commercianti che con coraggio hanno deciso di sfidare la logica estorsiva dei clan: la solitudine e la delegittimazione – in questo senso – rappresentano una delle principali armi usate dalle ‘ndrine per colpirli.
«È una storia che è partita dieci anni fa – ha detto don Luigi Ciotti – e che ha visto i primi imprenditori riuscire a trovare la forza per denunciare. I numeri sono cresciuti negli ultimi tempi. Che quarantatré persone abbiano avuto questo coraggio credo che sia una bella testimonianza». Numeri che rappresentano storie. Storie di fatiche e spesso di avversità, dove uno degli aspetti ostativi è proprio la burocrazia. «Le Istituzioni devono creare le condizioni operative: chi denuncia – ha chiosato don Ciotti – non deve restare solo».
Su questo aspetto è molto interessante la presenza congiunta del Prefetto di Reggio Calabria, Michele Di Bari, e dell’Amministrazione Comunale del capoluogo metropolitano, attraverso l’assessore alla Sicurezza e Legalità, Giovanni Muraca. In particolar modo il Prefetto Di Bari ha affermato di conoscere bene le difficoltà scaturite dalle lungaggini che si protraggono nel riconoscere i diritti sanciti per legge per una vittima di racket ed usura. «Libera è un sostegno indefettibile per la promozione della legalità – ha ribattuto il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho presente all’iniziativa – lo Stato ha il dovere assoluto di far applicare la legge sempre in questo territorio». A colpire il capo della Dda che sta mettendo a segno diversi colpi proprio contro le cosche calabresi sono le magliette colorate di Libera presenti all’assemblea: «Vedo questo auditorium pieno: è quello che ci aspettiamo, – ha aggiunto Cafiero De Raho – ossia che i cittadini di Reggio ritengano che il rispetto della dignità è la prima risposta alla ‘ndrangheta».
Proprio durante i lavori dell’iniziativa, intanto, i criminali hanno continuato a lanciare i loro messaggi. Ancora una volta destinatari sono stati i giovani della Cooperativa “Valle del Marro”, guidati da don Pino Demasi, nella Piana di Gioia Tauro, raggiunti dal sesto episodio intimidatorio in poco più di una settimana.
Un segno tangibile su quanta strada ci sia ancora da percorrere. «La libertà non ha prezzo – ha concluso don Luigi – non basta solo liberare le terre dalla presenza mafiosa; occorre liberare le persone. Questa è la grande corresponsabilità a cui siamo chiamati, ognuno per la propria parte come cittadini responsabili».

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