
Il segreto di Francesco. La riflessione dell’arcivescovo Morrone sul Papa venuto «dalla fine del mondo»
Un momento di intensa comunione ecclesiale ha riunito la comunità diocesana di Reggio Calabria –
Anche la diocesi di Reggio Calabria - Bova ha preso parte all’incontro nazionale dei direttori degli uffici di pastorale della salute che si è svolto ad Assisi. Diverse le proposte emerse e condivise.
«Voi stessi date loro da mangiare» è il titolo, ispirato al celebre passo evangelico di Marco, dell’Incontro nazionale dei direttori degli Uffici diocesani per la pastorale della salute promosso dall’Ufficio nazionale Cei, guidato da don Massimo Angelelli, che si è svolto recentemente ad Assisi.
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«La bellezza del ritrovarsi insieme» è stata la caratteristica dominante dei due giorni a cui ha preso parte anche il direttore dell’Ufficio per la pastorale della salute dell’arcidiocesi di Reggio Calabria - Bova, don Stefano Iacopino, che ha guidato uno dei gruppi di lavoro.
Sono stati due giorni di ascolto reciproco, dove ognuno, nella più completa libertà, ha potuto dare il proprio contributo per condividere buone pratiche, migliorare il servizio ai malati, agli operatori sanitari e a tutti coloro che si occupano della salute. Il confronto si è svolto in un clima molto fraterno e costruttivo. I partecipanti sono stati divisi in sei gruppi ai quali sono stati proposti due momenti di lavoro distinti: la sessione mattutina è stata dedicata all’ascolto e al confronto sulla base dei feedback relativi al lavoro svolto dall’equipe nazionale di pastorale della salute; la sessione pomeridiana è stata dedicata alla realizzazione di proposte.
Al termine dei due giorni ogni gruppo ha presentato una relazione conclusiva. Nel corso della prima sessione tutti i partecipanti hanno sottolineato, in particolare, l’importanza che ha avuto il “Giro d’Italia” fatto dal direttore nazionale per rafforzare il percorso di conoscenza, confronto e condivisione.
Il Convegno nazionale ha rappresentato, inoltre, il momento della ripartenza e della progettazione. I gruppi di lavoro hanno auspicato, tra l’altro, un dialogo più marcato tra diocesi, regioni ecclesiastiche e ufficio nazionale della Pastorale della Salute.
La seconda sessione è stata incentrata sulla necessità di avviare percorsi concreti in risposta all’interrogativo: «Quale pastorale della Salute post pandemica?». Si è riscritta una sorta di scala dei valori che parte dal «bisogno di relazione anche come ponte per trasmettere la fede», fino ad arrivare al «desiderio di allontanare la morte in solitudine».
Tra le proposte emerse, anche il coinvolgimento delle Caritas e l’opportunità di valutare la costituzione di un “tavolo” «sull’assistenza spirituale nei luoghi di cura, compresi ospedali, Hospice, Cra, Case della salute ed assistenza domiciliare». Così come organizzare dei pellegrinaggi, rivolti anche ai giovani, nei luoghi della “Speranza” per sensibilizzare e avvicinare la gente al mondo della «custodia della salute».
PER APPROFONDIRE: Diocesi Reggio-Bova, ecco la Consulta per la Pastorale della Salute
Infine, dall’incontro è emerso che, «non potendo e non dovendo considerare la Pastorale della Salute una Ong, è necessario ripartire dai bisogni con la “b” minuscola per giungere al bisogno con la “B” maiuscola ovvero partire dai bisogni primari del mondo della Salute».
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