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Racconta la storia di Maria Elisabeth Rosanò, una donna che ha vissuto il dramma del femminicidio in prima persona
«Noi donne, per le altre donne, crediamo fortemente che bisogna partire dall’amore per se stesse e dall’autostima per poter riconoscere e apprezzare un amore sano». È il messaggio che ha voluto lanciare Sabina Cannizzaro, in qualità di presidente dell’associazione Donne Reggine.
L’occasione è stata la presentazione del libro “Oltre la Paura”, scritto dall’autrice Letizia Varano e presentato lo scorso 14 febbraio nella Sala “Federica Monteleone” del Consiglio Regionale di Reggio Calabria. Il libro racconta la storia di Maria Elisabeth Rosanò, una donna che ha vissuto il dramma del femminicidio in prima persona, poiché ha assistito alla morte della madre, Ania, per mano del padre.
«Abbiamo voluto fortemente che la sua storia fosse raccontata anche alla città di Reggio Calabria il 14 febbraio, data in cui si celebra la festa dell’amore» ha continuato Sabina Cannizzaro, sottolineando quanto auspichi che ogni mamma insegni ai propri figli e figlie ad amare talmente tanto loro stesse, da cercare solo un amore che possa migliorare la loro vita. L’evento, moderato da Marina Malara, ha visto la partecipazione di figure istituzionali e professionali che hanno dato il loro contributo per sensibilizzare i presenti sul tema della violenza domestica e del femminicidio. Oltre a Sabina Cannizzaro, erano presenti il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni, Roberto Di Palma, l’autrice del libro Letizia Varano, la psicologa Giulia Cogliandro e Maria Elisabeth Rosanò, protagonista della vicenda narrata nel libro.
«È un racconto che parte dal dolore, ma si conclude con il riscatto e la testimonianza di Maria Elisabeth, che ha deciso di non dimenticare il suo passato, ma di renderlo uno strumento utile per gli altri» ha spiegato l’autrice Letizia Varano. Il libro, infatti, racconta il femminicidio da un punto di vista differente, quello degli orfani, spesso lasciati invisibili e dimenticati dalla società. «Gli orfani di femminicidio, come Maria, hanno bisogno di visibilità e attenzione da parte delle istituzioni e della società. Il libro è un faro su di loro» ha continuato l’autrice, aggiungendo che la narrazione di Maria Elisabeth non si limita a descrivere la tragedia, ma offre un messaggio di speranza e resistenza, spronando alla lotta contro il femminicidio attraverso l’ascolto e l’empatia.
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Una storia, quella di Maria Elisabeth, molto particolare perché dopo aver assistito all’omicidio della mamma, è stata affidata a una casa famiglia, prima di essere adottata. A un certo punto della sua vita ha deciso di rendere pubblica la sua storia, di raccontare a tutti il suo passato e di farlo diventare una testimonianza.
«Sono felice di portare avanti la mia storia proprio perché voglio dare forza a tutte le donne che in questo momento possono subire ciò che ha vissuto mia mamma. Mia mamma non ha avuto la possibilità di difendersi o di chiedere aiuto, quindi voglio mandare un messaggio a tutte quelle donne e bambini che vivono in contesti familiari di violenza: parlate, denunciate. Stare in silenzio non aiuta a uscire da queste situazioni. Mia mamma non c’è più, ma io vivo col suo ricordo e mi auguro che nessun bambino soffra come ho sofferto io» ha dichiarato Maria Elisabeth Rosanò a margine dell’evento.
Sull’importanza di tutelare i figli delle vittime di femminicidio ha insistito il procuratore Roberto Di Palma. «Stiamo cercando faticosamente di protocollare procedure affinché questi ragazzi trovino un’adeguata tutela attraverso le strutture pubbliche e private. Le norme ci sono, dobbiamo metterle a regime» ha concluso.
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