
Il libro: “Là dove termina la notte”, l’ultima fatica di Angelo Palmieri
Un raccontare e un raccontarsi, un porsi dinanzi ad una persona o ad una situazione
Dal terrore dei saraceni dell’undicesimo secolo all’epidemia di colera del 1868. Una storia complessa e difficile quella della Perla del Tirreno, Tropea. La racconta in un volume, a metà tra la profonda e puntuale analisi storica e l’onirismo dei versi poetici, il vescovo di Mileto Luigi Renzo. L’autore, prima che da pastore, scrive da innamorato della sua terra: la storia dei monasteri, delle chiese e delle strade di uno dei borghi più belli d’Italia.
«Quando ho deciso di trascorrere Una vacanza a Tropea – scrive nella conclusione del proprio volume il presule - non mi sari mai immaginato di imbattermi in un mondo straordinariamente incantevole. Avevo sentito parlare di Tropea come la città della "cipolla rossa", ma ho scoperto che, se la cipolla é importante per l'economia della zona, la città è molto di più. Soprattutto è altro di più distorta, di religiosità, di civiltà, di bellezza paesaggistica. E tutto l'insieme di queste case, e non solo, a renderla più che mai attraente e appetibile».
Un viaggio, quello di monsignor Renzo, fatto di suggestioni e flashback, di rimandi e di storie, di reminiscenze della civiltà contadina e della religiosità popolare e “ufficiale”.
Al centro di tutto, continua a esserci Tropea: «Le sue vocazioni – scrive ancora Renzo – sono tutte da scoprire e approfondire per le multiformi sfaccettature e per la sua variegate e versatili ecletticità tanto da farne una indubbia "icona delle meraviglie". II mio viaggio, in un breve tempo di vacanza non poteva cento consentire di scoprire tutto, ma è servito a far crescere quel tanto di appetito intellettuale da farmi desiderare fortemente di ritornare a Tropea per godere della suggestione della Madonna dell'lsola, della rupe, delle viuzze acciottolate che si intersecano nel Centro come una casba d'Oriente, della splendida Cattedrale di sapore antico incastonata tra i Palazzi, delle altre numerose peculiarità che ne accrescono il profondo e invidiabile fascino».
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