Avvenire di Calabria

Comunicazione e relazione: quando per comunicare non basta solo parlare

La voce: un dono prezioso, ponte tra emozioni e relazioni

L’attrice e formatrice teatrale Renata Falcone riflette sul potere educativo della voce, sulla sua forza espressiva e sulla necessità di riscoprirne l’equilibrio tra autorevolezza e ascolto

di Davide Imeneo

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Non basta parlare per comunicare. La voce, soprattutto in ambito educativo, è un ponte tra le emozioni e la relazione. Lo ricorda Renata Falcone, attrice, psicologa e formatrice, che lavora da anni sulla voce come strumento espressivo e pedagogico.

Tono e timbro: la voce racconta chi siamo

La Giornata Mondiale della Voce è un’occasione anche per riflettere sull’importanza della salute vocale e su quanto la nostra voce influisca sulla qualità della vita, sul lavoro e sulle relazioni. Abbiamo scelto di confrontarci su questo tema con Renata Falcone, laureata in psicologia, attrice e formatrice teatrale.

Per cominciare, come definirebbe il “tono di voce” in ambito psicologico ed educativo?

Il tono della voce è una componente fondamentale della comunicazione verbale. A differenza del timbro di voce, che è qualcosa di fisso e che contraddistingue gli individui gli uni dagli altri, il tono della voce non è qualcosa di fortemente variabile: può cambiare non solo da persona a persona, ma anche all’interno della stessa persona, a seconda delle situazioni o degli stati emotivi in cui essa si trova. È quindi fortemente legato all’espressione emotiva e psicologica. Ed è anche un elemento istintivo, legato alla nostra capacità espressiva.



Il tono della voce può essere volontario nel momento in cui vogliamo veicolare un’informazione o un’emozione, ma può essere anche qualcosa di involontario. Ad esempio, quando subiamo una forte emozione, la prima cosa che parla chiaramente è proprio il tono della nostra voce. E’ dunque, uno strumento di relazione, sia con noi stessi che con gli altri. Una caratteristica fondamentale del tono della voce, molto affascinante, è il fatto che ogni elemento sonoro veicola con sé una componente sia visiva sia uditiva. Tutti i suoni riescono a creare, o comunque a veicolare, delle immagini: immagini che possono richiamare ricordi, esperienze, che dipingono nella nostra mente delle rappresentazioni.

In che modo il tono di voce influenza la comunicazione con gli altri?

Spesso nei laboratori teatrali che conduco, utilizzo un piccolissimo esercizio di accoglienza in cui ognuno, facendo un passo avanti all’interno di un cerchio, dice il proprio nome. È un esercizio molto semplice per alcuni, per altri molto difficile, perché relazionarsi con gli altri può avere un impatto emotivo molto forte. Per cui, nel momento in cui si è chiamati a entrare nel cerchio a dire il proprio nome, in qualche modo ci mettiamo a nudo o all’opposto ci mascheriamo.


PER APPROFONDIRE: «Ogni voce ha potere anche senza suono»


Ci possono essere delle reazioni diverse. Se ognuno dei componenti del gruppo si esprime in modo sincero, già semplicemente dal modo in cui pronuncia il proprio nome possiamo riuscire a farci un’idea del tipo di persona che abbiamo davanti. Chiaramente non è un’idea completa, ma soltanto un primo input, che può influenzare la relazione che noi avremo con quella persona in futuro.

Quali conseguenze può avere un tono di voce aggressivo o troppo severo nel rapporto educativo?

Un atteggiamento aggressivo, punitivo, minaccioso, severo, che venga veicolato dal tono della voce, non farà altro che dare al bambino o alla bambina un esempio di comportamento. Se l’adulto, risponde in maniera aggressiva, il bambino si sentirà autorizzato a utilizzare quel tipo di comportamento, perché l’adulto gli sta mostrando che quel modo di comportarsi è giusto.Poi sarà poco efficace, perché un tono di voce molto alto e aggressivo, nella relazione con i bambini e le bambine, sposta l’attenzione dal contenuto di quello che io voglio insegnare o voglio comunicare alla paura che io sto provando in quel momento nel vedere quell’adulto così arrabbiato con me.

È possibile allenare la voce in modo da renderla più efficace in contesti educativi? Se sì, come?

Ci sono diversi studi, diverse possibilità per migliorare la propria voce. Negli ultimi anni mi sono occupata spesso di laboratori per migliorare l’uso della voce, rivolti a persone molto diverse tra di loro. Spesso rimangono spiazzati dall’approccio che propongo, perché io sono fermamente convinta che tutto ciò che riguarda la voce e la comunicazione con gli altri passi innanzitutto dal corpo, da come io utilizzo il mio corpo e tutta la mia sfera non verbale e, soprattutto, da una conoscenza di me stessa e da un mettermi in gioco da un punto di vista emotivo. Quindi: lavorare su di sé, lavorare sull’autostima, lavorare sulla relazione. È tutto fortemente connesso. Esistono chiaramente esercizi tecnici che aiutano a migliorare la nostra espressione vocale, come quelli sull’articolazione, la respirazione, l’emissione vocale.

Quali consigli darebbe a chi svolge un ruolo guida (genitori, insegnanti, educatori religiosi) per trovare il giusto equilibrio tra autorevolezza e vicinanza affettiva nel proprio tono di voce?

Il giusto equilibrio non dipende soltanto dal tono di voce. Il giusto equilibrio si trova nel momento in cui si assumono tre fattori. Il primo è quello di riscoprire che la parola “educazione” non vuol dire plasmare o dare delle regole che qualcuno deve eseguire, ma educazione vuol dire tirar fuori, far emergere, permettere che ciascuno scopra ciò che è e che lo possa essere liberamente nella vita che ha davanti.



Il secondo è che dobbiamo imparare a mettere da parte dei metodi educativi che ci sono stati trasmessi negli anni e scoprire il cambiamento possibile: da un’educazione autoritaria, giudicante, severa e punitiva a un’educazione gentile, che accolga le emozioni. E, infine, sperimentare. Gli educatori, se vogliono, hanno possibilità infinite di sperimentare come un comportamento possa essere più efficace di un altro. Bisogna semplicemente mettersi in ascolto e maturare la volontà di scoprire approcci diversi. Se quella volontà c’è, gli strumenti, il nostro corpo e la nostra voce, li possiedono tutti, bisogna solo allenarli, facendosi anche aiutare in questo.

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