Avvenire di Calabria

Il racconto della delegazione reggina dell'Azione Cattolica Ragazzi in occasione del tradizionale scambio di auguri di buon Natale in Vaticano

L’Acr reggina in udienza dal Papa: «Il nostro ciao a Francesco»

Nel Podcast, le testimonianze di Sara, Riccardo e della responsabile diocesana Maria Teresa Latella: «Così abbiamo stretto la mano al Pontefice»

di Francesco Chindemi

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.Il 15 dicembre in Vaticano, in udienza da papa Francesco, c’era anche la delegazione dell’Acr dell’arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova, per il tradizionale scambio di auguri di buon Natale. Vi proponiamo di seguito il racconto.

In udienza dal Papa per lo scambio di auguri con la Acr

Insieme a ragazzi provenienti da altre 13 diocesi italiane hanno vissuto un’esperienza che difficilmente dimenticheranno. In udienza privata dal Santo Padre per incontrarlo, ascoltarlo, stringergli la mano e augurargli i migliori auguri di «buon Natale».


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Sara e Riccardo, acierrini della diocesi di Reggio Calabria – Bova sono stati scelti, quest’anno, per il tradizionale appuntamento di fine anno con papa Francesco. Insieme a loro, ad accompagnarli, Maria Teresa Latella, responsabile dell’Azione cattolica ragazzi dell’arcidiocesi reggina. Oltre alla sua testimonianza, abbiamo raccolto le sensazioni degli stessi ragazzi che hanno avuto l’onore di stringere la mano al Pontefice e rivolgere a lui il saluto degli altri coetanei dello Stretto. Prima del «ciao» al Papa, hanno ascoltato attentamente le sue parole e atteso, pazientemente, il proprio turno. Ma cosa è rimasto di quella giornata? 🎧Scopri di più, ascolta l'episodio di oggi del Podcast Good Morning Calabria👇

I ragazzi dell'Arc reggina: «Il Papa ci ha detto: “non perdete la gioia”»

«Incontrando papa Francesco ho provato veramente molta gioia e felicità. È stata un’esperienza veramente bella che mi ha lasciato molto», racconta Sara. «Ciò che mi è rimasto più impresso ancora l’acierrina – è stato il momento che abbiamo trascorso insieme ai ragazzi delle altre diocesi e l’Ac nazionale. Momento durante il quale mi è sembrato proprio di essere a casa».

Momenti, ma anche parole. «La frase di papa Francesco che più di altre mi ha colpito è stata quando, rivolgendosi a noi ragazzi ci ha chiesto di non perdere mai la gioia. Perché è solo vivendo con gioia che possiamo essere autentici testimoni di Gesù», la testimonianza, invece, di Riccardo.

Il racconto dell’educatrice, responsabile Acr diocesana

«Un’emozione l’incontro con il Santo Padre», racconta ancora ad Avvenire di Calabria, Maria Teresa Latella responsabile diocesana dell’Azione cattolica ragazzi che insieme ai due acierrini Sara e Riccardo hanno portato al Papa i saluti di tutto il “popolo” acierrino di Reggio.

Maria Teresa, cosa rappresenta questo appuntamento annuale per l’Acr?

Questo appuntamento, che ormai si ripete da qualche anno, più precisamente dal 1974, su iniziativa di Papa San Paolo VI, rappresenta per l’Acr un’occasione di incontro speciale e privilegiato, perché il Santo Padre accoglie in udienza privata una rappresentanza dei ragazzi dell’Azione cattolica ragazzi, accompagnati dai loro educatori. Diocesi che a turno vengono invitate a questo incontro speciale.

È la prima volta per te come educatrice e responsabile diocesana dell’Azione cattolica ragazzi?

Sì, è la prima volta per me. Poter incontrare papa Francesco in udienza privata, di persona, stringergli la mano, non mi era mai successo. Nei vari anni di servizio in Azione cattolica abbiamo incontrato i papi in varie occasioni, ma da Piazza San Pietro. Così da vicino è la prima volta.


PER APPROFONDIRE: Il messaggio di Natale di Papa Francesco: «supplico che cessino le operazioni militari in Palestina e non si continui ad alimentare violenza e odio»


Che emozione hai provato nell’incontrare, insieme ai due acierrini Sara e Riccardo, papa Francesco?

È stata un’emozione veramente indescrivibile, strana, perché inizialmente mi ha tolto le parole, mi ha tolto il fiato. Quando papa Francesco è entrato nell’aula dove lo stavamo aspettando, i bambini, i ragazzi, gli altri educatori lo hanno accolto cantando il tradizionale saluto dell’Acr: «...uno, due, tre, quattro, cinque, sei...ciao». A me non uscivano le parole. Poi, quando è stato il momento di stringergli la mano, di poterlo incontrare proprio da vicino, mi sono venute in mente un sacco di cose che avrei voluto dirgli, tante persone che avrei voluto affidargli, ma il tempo è stato veramente poco.


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Insieme alle delegazioni delle altre diocesi italiane cosa avete consegnato al Santo Padre?

Come ogni anno l’Acr chiede all’elemosineria vaticana di cosa ha più necessità il Santo Padre per rispondere in qualche modo ai bisogni di chi bussa alle sue porte. Quest’anno abbiamo portato sacchi a pelo, tende da campeggio e prodotti per l’igiene personale.

C'è un momento particolare, vissuto insieme ai ragazzi durante l'udienza, che ti è rimasto particolarmente impresso?

Un momento particolare che sicuramente porterò con me è stato quando ci trovavamo in fila, in attesa di stringere la mano a papa Francesco. Davanti a me c’erano Sara e Riccardo. In quell’istante era come se fossero tutti i bambini e i ragazzi dell’Azione cattolica della nostra diocesi. Quindi ha riassunto un po’ tutti gli anni di servizio che ho svolto fino ad ora accanto ai bambini e ai ragazzi.

Qual è il messaggio del Papa che, ora rientrati a Reggio, condividerete con gli altri acierrini?

Papa Francesco aveva preparato un messaggio da leggerci quel giorno, ma visto il poco tempo è andato a braccio e ci ha raccomandato di non perdere l’entusiasmo, di continuare a cantare con gioia. Ma porterò ancora di più ai bambini e ai ragazzi della nostra diocesi l’importanza della sua scelta di non leggerci quel messaggio perché ha preferito impiegare il tempo per salutarci uno alla volta, personalmente. Quindi questo desiderio di stare accanto, di stringere mani e di guardare negli occhi.

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