
La Messa in suffragio del Papa sarà giovedì in Cattedrale a Reggio
L’arcivescovo della Diocesi di Reggio Calabria – Bova, monsignor Fortunato Morrone parteciperà alla celebrazione esequiale
Non vi parlerò certamente di Whatsapp per raccontarvi come il Signore mi ha chiamato. Quando qualcuno mi chiede come ho capito di voler diventare prete, spesso, si aspetta che io racconti un evento straordinario, ma la realtà è molto più semplice e concreta.
Nel raccontare la mia vocazione potrei parlare a lungo: sono davvero tanti gli eventi importanti che hanno preceduto l’inizio del mio cammino, ma alcuni li ritengo decisivi perché hanno segnato svolta definitiva. Già nell’adolescenza ero affascinato dalla figura di alcuni sacerdoti che conoscevo, sentivo dentro di me il desiderio di vivere come loro, sempre impegnati per gli altri, cir- condati da tante persone, affaticati dal peso della vita altrui, ma con una gioia e una luce radiosa nel volto. Frequentavo molto la parrocchia e avevo una vita normale come quella dei ragazzi della mia età, con una grande difficoltà: mi vergognavo di condividere questo desiderio, soprattutto di vivere la mia fede alla luce del sole, facevo tutto di nascosto. Cercavo di vivere la mia vita come un normale ragazzo; il mio cavallo di battaglia è sempre stato il carattere estroverso, ma in realtà non ero libero di essere me stesso.
Negli anni ho soffocato questo pensiero. Dopo il diploma mi sono iscritto all’Università di Torino, nella facoltà di Scienze Politiche. Sono stati anni veramente magnifici. Ho fatto tante esperienze positive che mi hanno aiutato a crescere, ho conosciuto persone fantastiche con cui ho istaurato bellissime amicizie. A un certo punto della mia carriera universitaria, quando tutto andava a gonfie vele, vivevo una vita indipendente e lontana da casa, non avevo fatto i conti però, con la fiammella che avevo cercato di spegnere in quegli anni.
La vita che facevo iniziava a starmi stretta, non mi riconoscevo più, non capivo cosa mi stesse succedendo, continuavo ad accontentare gli altri, ma dentro di me non ero felice, ero perennemente insoddisfatto e la cosa mi dispiaceva molto perché non c’era motivo per esserlo. Le serate “brave” che avevo sempre fatto, non mi davano più nulla. Cosi è andata avanti per mesi, sentivo solo il bisogno di prendere la mia vita in mano e poter essere davvero me stesso.
Dentro di me intanto una voce cercava il mio ascolto ed era proprio quella voce che creava tutto quel frastuono. Ho iniziato a darle ascolto ed è stata come una doccia fredda, capivo che la mia felicità stava nel vivere una vita spesa diversamente da quella che mi ero immaginato, il pensiero di diventare sacerdote mi dava serenità, rispondeva pienamente al mio desiderio. Ero davvero libero. Sono entrato in Seminario e ho intrapreso il cammino che oggi mi ha portato ad essere diacono e prossimamente prete.
Oggi posso dire davvero di essere me stesso, con il mio carattere frizzante non più da usare per acquistare favori e fama, ma da mettere a servizio. Sono diventato felice quando ho deciso di essere libero.
* seminarista
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