Avvenire di Calabria

L’opera delle suore di Maria Ausiliatrice: sedici sorella che animano le attività nel rione Modena.

«L’amore per i ragazzi», così don Bosco vive anche a Reggio

Un fiume costante che cresce in estate con le tante attività previste in oratorio. La fede al centro di tutte le iniziative messe in campo

Gianluca Del Gaiso

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Suor Rosa, 90 primavere, apre il cancello del plesso salesiano di Modena con il sorriso che la contraddistingue da sempre. A lei il compito di vigilare sui ragazzi all’entrata e all’uscita. Li conosce uno per uno, li capisce già guardandoli salire la rampa di scale. «I ragazzi sono la gioia, il motivo per cui siamo figlie di Maria Ausiliatrice e figlie di don Bosco. Ogni giorno è una felicità: benvenuti!». L‘Istituto, sito nel rione Modena di Reggio Calabria, ospita in tutto 16 sorelle di diverse età e provenienza. I bambini sono l’anima che agita e scandisce le loro giornata: 200 solo in estate per le attività organizzate e 300 durante l’anno tra scuola e laboratori, una quarantina in media ogni giorno quelli che si aggiungono per il doposcuola tra elementari, superiori e i ragazzi migranti per il corso di italiano.

Suor Palma, la superiora, ci introduce alla vita salesiana. «A Reggio il carisma salesiano è arrivato più di 50 anni fa, ponendosi al servizio dei giovani. Un carisma che poggia su tre pilastri: ragione, religione e amorevolezza», quest’ultima ha un peso fondamentale. Don Bosco diceva spesso: mi basta sapere che siete giovani perché io vi ami assai. «Quindi il nostro, continua suor Palma, è un carisma al servizio della loro crescita che mira alla loro formazione integrale e si traduce in molteplici attività di natura educativa che guardano tutte le dimensioni della vita dei ragazzi». Dunque dal micro nido alla scuola seconda di primo grado, passando per la formazione professionale e tutte quelle attività legate alla gestione del tempo libero. Ad esempio la Polisportiva giovanile salesiana. E poi ancora il Circolo giovanile salesiano e altre attività tipiche dell’oratorio che vive certamente uno dei suoi punti più alti nell’Estate Ragazzi che «raccoglie un’ampia fascia di destinatari che scoprono la gioia dello stare insieme, la dimensione della famiglia».

Da sempre spiega, Suor Angela, grande attenzione viene data alla formazione dei giovani. «Sono 45 anni che ho lasciato la mia famiglia per seguire l’ideale di don Bosco e incontrare i giovani. Ne ho conosciuti a Palermo, Taranto, Napoli, Roma, oggi a Reggio Calabria. È vero che si cerca sempre di dare il massimo ma è vero pure che si riceve davvero tanto». Don Bosco fece tutti i mestieri del mondo pur di mantenersi negli studi e quando all’oratorio scoprì che c’erano giovani che avevano tanto bisogno di lavorare aprì i laboratori che oggi si chiamano Centri di formazione professionale. «Qui i ragazzi imparano anche con le mani, facendo, spiega suor Angela. Non tutte le intelligenze sono teoriche, tante partono dal saper fare e questo è uno degli elementi fondamentali che don Bosco ha usato coi suoi ragazzi».

Il santo torinese è stato il primo a fare un contratto di apprendistato. Era lui a garantire nei confronti del datore di lavoro l’impegno del giovane, l’antica versione del tutor che oggi segue i ragazzi nelle imprese. «I giovani vanno seguiti uno ad uno» - racconta ancora suor Angela - «certo non mancano le difficoltà ma si stanno impegnando al massimo per apprendere il mestiere che li renderà cittadini. Sappiamo tutti quanto sia fondamentale l’inserimento nella società, attraverso il lavoro certo ma soprattutto da persone oneste e cittadini responsabili. Don Bosco oggi posso dirlo “mi ha rubato la vita” ma mi ha dato tanto e ho imparato da lui moltissimo anche in quei momenti fuori dall’orario delle lezioni, sedendomi accanto ad un ragazzo per ascoltarlo».

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