Avvenire di Calabria

Lavori a rilento

Se esiste un problema di «comunicazione» è tra Consiglio e Giunta

Antonino Spadaro

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Com’è noto, la nostra Regione appare spesso agli ultimi posti nelle statistiche e nelle graduatorie nazionali ed internazionali (occupazione, welfare, servizi, efficienza della P.A., ecc.). In gran parte si tratta di dati reali con cui fare i conti, ma non di rado sulla Calabria pende un diffuso pregiudizio “negativo”, che va di là dei mali effettivi (’ ndrangheta, disorganizzazione sociale, ecc.) ed è piuttosto legato a luoghi comuni difficili da scardinare, che per fortuna qualche volta la stampa smentisce: si pensi, nel 2017 al riconoscimento del New York Times della Calabria come «meta (soprattutto culinaria) imperdibile» o, addirittura, come Regione «più bella del mondo» da parte del National Geographic di Washington. Fra le rare buone notizie che ci riguardano, può aggiungersi che le nostre istituzioni regionali – in particolare il Consiglio regionale – sembra che funzionino meglio. Si tratta, in realtà, di un risultato non esattamente sconvolgente: infatti, per migliorare la precedente scadente gestione del centro– destra non occorrevano qualità particolari. Mi guardo bene dal fare un elenco delle cose positive (recupero delle vecchie risorse comunitarie dei programmi 2007– 2013, pieno funzionamento della “cittadella della Regione” a Catanzaro, ristrutturazione degli uffici della Protezione civile, riduzione delle leggi regionali impugnate alla Corte cost., buoni corsi di formazione per i funzionari organizzati dal Consiglio, ecc.). A farlo ci pensano già i nostri amministratori, spesso sbandierando successi di gran lunga superiori a quelli reali. Non vorrei scadere in considerazioni populistiche, ma buona parte della nostra classe politica – purtroppo senza particolari distinzioni fra centro–destra e centro–sinistra – continua a promettere molto e realizzare poco. Accennerò, invece, solo ad alcuni problemi fra i tanti rimasti irrisolti e non affrontati dalle istituzioni regionali, che pure avrebbero potuto (e, in parte, ancora possono) realizzare molti obiettivi alla loro portata ma rimasti solo sulla carta. Possiamo realmente dire che la macchina regionale funziona bene in ordine al POR 2014–2020? Permangono gestioni clientelari e divisioni di fette di potere amministrativo fra i partiti secondo logiche non lontane dal c.d. manuale Cencelli della I Repubblica; permane una sotterranea instabilità politica, visto che – nonostante l’elezione diretta del Presidente – abbiamo avuto due giunte Oliverio e non poche sono le critiche all’accentramento e al personalismo nella gestione della cosa pubblica; il difficilissimo, immane compito della riorganizzazione generale della macchina amministrativa regionale – storico problema calabrese – non è stato portato a compimento; al di là dell’allocazione degli organi in sedi diverse, che non costituisce il reale problema, giunta e Consiglio “comunicano” poco fra loro, comunque non a sufficienza.

Andrebbe valorizzato il ruolo del Consiglio, visti gli ampi poteri di cui gode la giunta, in assenza di un rapporto di fiducia con il Consiglio, e in presenza della regola–capestro ( simul stabunt simul cadent) che unisce i due organi; nonostante la presentazione di alcuni utili progetti (in tema di qualità e semplificazione della normazione e Testi unici) da parte della V Commissione consiliare sulle riforme, resta ancora inevasa la richiesta – avanzata anche da chi scrive – di dotare la Calabria, al pari di quasi tutte le altre Regioni, di un organo “interno di controllo” (la Consulta statutaria), decisivo per il buon funzionamento delle istituzioni regionali; non è stata approvata, ed è indispensabile, una nuova, buona, legge elettorale regionale; non è stata approvata, ed è indispensabile, una legge regionale di riforma degli enti locali, facilitando unioni e fusioni di Comuni in una Regione che – con meno di 2 milioni di abitanti – ha ancora più di 400 comuni!; non è stata approvata, ed è indispensabile, una legge regionale che disciplina i rapporti fra Regione e Città metropolitana di Reggio Calabria, ente considerato ancora quasi “estraneo” per il resto dei calabresi. Potrei continuare.

Insomma, il lavoro certo non manca e le istituzioni regionali potrebbero fare molto “di più”, se solo volessero.

*ordinario Diritto costituzionale Università mediterranea Rc

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