Avvenire di Calabria

Lavoro indegno

La ricerca “Negato, irregolare, sommerso: il lato oscuro del lavoro”, (Censis/Confcooperative) mostra che circa 3 milioni e 300mila persone lavorano in nero.

Andrea Casavecchia

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Purtroppo molte persone non riescono ancora ad avere un lavoro dignitoso: alcuni sono sottopagati, altri non hanno contratti e sono privi di qualsiasi tutela, altri ancora sostengono ritmi di lavoro giornalieri e settimanali pesantissimi. Sono lavoratori e lavoratrici invisibili.
Ci stupiamo di verificare che questo fenomeno esiste anche in Italia, non è un’esperienza di paesi lontani. Una ricerca intitolata “Negato, irregolare, sommerso: il lato oscuro del lavoro”, svolta dal Censis insieme a Confcooperative, mostra che circa 3 milioni e 300mila persone lavorano in nero. L’indagine evidenzia che la remunerazione di queste persone è circa la metà rispetto alle altre: questi lavoratori percepiscono 8,1 euro l’ora, contro una media di 16 euro. Questo causa una doppia ingiustizia. La prima è più grave e tocca gli uomini e le donne coinvolte: essi guadagnano pochissimo, poi non percepiscono contributi pensionistici,e spesso non hanno assicurazione. La seconda è grave per il sistema economico e riguarda le aziende, perché le imprese che sfruttano i lavoratori falsano la corretta competizione nel mercato e ostacolano le aziende in regola. È sufficiente considerare che solo l’evasione dei versamenti Irpef raggiunge i 35 miliardi di euro.
Si osserva nella ricerca che questa situazione è cresciuta dopo la crisi economica. Mentre è diminuito il numero degli occupati, circa 462mila tra il 2012 e il 2015, è aumentato nello stesso periodo di oltre 200mila unità quello irregolare. In alcuni casi le imprese hanno scaricato il costo della crisi sulla parte più debole: i lavoratori. Si tratta di lavoratori che sono disposti a mettere da parte i loro diritti o parte di essi per poter conservare il proprio posto. La paura di rimanere senza un’occupazione indebolisce le persone.
La dimensione del fenomeno è però molto ampia. Il lavoro irregolare nelle imprese copre il 40% del totale. Il rimanente del lavoro sommerso si trova tra gli assistenti familiari. Gran parte di irregolarità nasce proprio dalle famiglie italiane che cercano collaborazione nei compiti domestici e di cura. In questi casi spesso si vive un doppio dramma: quello della difficoltà di reperire un aiuto per gestire persone non autosufficienti e quello di non essere in grado di sopportare i costi economici di un’assistenza competente e professionale. Così si incontrano due debolezze che abbassano il livello delle condizioni lavorative e di cura.

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