Avvenire di Calabria

I giornali snobbano le «buone notizie». E i confini delle città sono emarginati

Le periferie sono storie da narrare

Giulio Lugarà

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Quando proviamo ad immaginare le periferie delle città non sempre pensiamo subito alle bellezze artistiche o ai paesaggi. L’immagine che subito balza ai nostri occhi è quella di un luogo brutto, fatto male. La vita sociale sembra scorrere molto lentamente rispetto ai grandi centri ubani e a nessuno verrebbe mai in mente di lasciare la città per trasferirsi in un contesto periferico. I media raramente ne parlano se non per casi di cronaca, di mala politica o di danni causati dalle perturbazioni ed è questo che fa da immagine alla periferia. Pagine e pagine sui giornali, servizi ai Tg e nei talk show pomeridiani perchè oggi, purtroppo, è il male a “far notizia”.
Ed è proprio questo che giorno per giorno butta sempre più nel baratro l’immagine delle zone distanti dal centro della città, dei piccoli paesini, ma soprattutto della gente che in questi luoghi ci vive. Un’immagine sicuramente negativa agli occhi di chi legge o guarda la tv, senza nessuna speranza di riscatto, senza la speranza di un futuro migliore. Ma cose c’è dietro tutto questo? Possibile che in questi luoghi non ci sia davvero niente di cui parlare? Queste zone sono solo “posti fantasma”? Qual è l’altra faccia della medaglia? Osservando con maggiore attenzione ci accorgiamo che non tutto sembra essere perduto e che ci sarebbe molto da raccontare.
Vedere una famiglia varcare la porta della chiesa è sicuramente una risposta a queste domande. Sono molte le coppie che iscrivono i loro figli negli oratori, luoghi di educazione e formazione ma soprattutto di trasmissione della fede. Genitori che, così facendo, sottraggono i loro figli alla strada. Luogo in cui finirebbero senza dei punti fermi e sicuri.
I parroci che operano sul territorio per la realizzazione del bene comune avrebbero maggiore bisogno del sostegno da parte dei media per la promozione e la diffusione delle buone opere che vengono realizzate. Sconosciuti agli occhi dei Tg gli adulti e i ragazzi che offrono gratuitamente parte delle loro giornate per correre incontro ai bisogni del prossimo prestando servizio nelle attività caritative parrocchiali .
Così come ignote sono le associazioni che operano sia per la promo- zione di eventi che per la valorizzazione del territorio in particolare dei borghi antichi, mete spesso raggiunte da numerosi visitatori ma anche da turisti nei periodi primaverili ed estivi. È necessario che i mass– media si occupino della valorizzazione delle periferie, della promozione dei vari artisti che faticano ad emergere nonostante gli sforzi essendo lontani dalla città e di conseguenza un po’ svantaggiati.
La parte bella e sana c’è ed è presente anche in questa parte di territorio e dovrebbe essere raccontata sempre di più. Parlare degli aspetti più sani e costruttivi presenti nel contesto periferico sarebbe necessario agli adulti e ai giovani. Ciò li spingerebbe ad impegnarsi sempre di più nel mettere i propri doni a servizio delle loro comunità perchè è il bene a generare bene. Sarebbero così spinti da una forza maggiore a non avvertire la lontananza dal resto del mondo ma a sentirsi parte integrante e necessaria per la realizzazione e per la condivisione del bene comune.

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