Avvenire di Calabria

Bergoglio analizza le figure del presepe: dal Bambino agli sconosciuti dal cuore inquieto

Le sette Epifanie di papa Francesco

I Re Magi in cammino verso la grotta della Natività rappresentano il pellegrinaggio di ogni uomo verso la meta celeste

Redazione Web

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Il chiarore di una luce tenue per la Luce del mondo; un bambino che è la tenerezza di Dio; i Magi che vivono con il cuore inquieto, pronti ad abbandonare le certezze, a mettersi in cammino perché aperti alla novità. Nelle omelie pronunciate in occasione dell’Epifania, papa Francesco ci prende per mano, facendoci scoprire il valore della scelta dei Magi che definisce «saggi compagni di strada» e il cui esempio «ci aiuta ad alzare lo sguardo verso la stella e a seguire i grandi desideri del nostro cuore». «La stella apparsa in cielo accende» nel cuore dei Magi – sottolinea Francesco nell’omelia della prima messa celebrata nella Solennità dell’Epifania, nel 2014 – «una luce che li muove alla ricerca della grande Luce di Cristo». Il Papa ricorda che è «la santa furbizia», quella degli stessi Magi, che ci guida nel cammino della fede, che «non ci fa cadere nelle insidie delle tenebre» e che ci insegna «come difenderci dall’oscurità che cerca di avvolgere la nostra vita». «In questo tempo è tanto importante questo: custodire la fede. Bisogna andare oltre, oltre il buio, oltre il fascino delle Sirene, oltre la mondanità, oltre tante modernità che oggi ci sono, andare verso Betlemme, là dove, nella semplicità di una casa di periferia, tra una mamma e un papà pieni d’amore e di fede, risplende il Sole sorto dall’alto, il Re dell’universo». La luce della stella illumina ancora oggi le persone che giungono a Dio.

Papa Francesco lo sottolinea nell’omelia della messa del 6 gennaio 2015, ricordando che è la grazia dello Spirito Santo a far sì che i Magi incontrino il vero Dio, che rifiutino l’inganno di Erode, accettando la piccolezza del Bambino che adorarono, offrendo doni preziosi. «L’amore di Dio è grande – dice il Pontefice – è potente e umile, tanto umile». «Qual è il mistero in cui Dio si nasconde? Dove posso incontrarlo? Vediamo attorno a noi guerre, sfruttamento di bambini, torture, traffici di armi, tratta di persone. In tutte queste realtà, in tutti questi fratelli e sorelle più piccoli che soffrono per tali situazioni, c’è Gesù». «I Magi – evidenzia il Papa nell’omelia della messa 2016 – rappresentano gli uomini di ogni parte della terra che vengono accolti nella casa di Dio. Davanti a Gesù non esiste più divisione alcuna di razza, di lingua e di cultura: in quel Bambino, tutta l’umanità trova la sua unità». Da qui si profila netto il compito della Chiesa: suscitare il desiderio di Dio, invogliare a mettersi in cammino, dimenticando gli interessi quotidiani, seguendo la voce dello Spirito Santo. «Questo è il servizio della Chiesa, con la luce che essa riflette: far emergere il desiderio di Dio che ognuno porta in sé. Come i Magi tante persone, anche ai nostri giorni, vivono con il “cuore inquieto” che continua a domandare senza trovare risposte certe: è l’inquietudine dello Spirito Santo che si muove nei cuori. Sono anche loro alla ricerca della stella che indica la strada verso Betlemme».

Nella messa dell’Epifania del 2017, Francesco spiega la nostalgia di Dio, «l’atteggiamento che rompe i noiosi conformismi », «ci tira fuori dai recinti deterministici». I Magi sono il ritratto del credente, «riflettono l’immagine di tutti gli uomini che nella loro vita non si sono lasciati anestetizzare il cuore», sono loro che scoprono che «lo sguardo di questo Re sconosciuto – ma desiderato – non umilia, non schiavizza, non imprigiona». «Scoprireche lo sguardo di Dio rialza, perdona, guarisce». Tenere alto lo sguardo, capire che «il successo, il denaro, la carriera, gli onori, i piaceri» suscitano emozioni forti ma sono «meteore: brillano per un po’, ma si schiantano presto». Il Papa lo sottolineanell’omelia della messa dell’Epifania del 2018, evidenziando che «la stella del Signore non è sempre folgorante, masempre presente, ti prende per mano nella vita, garantisce la pace e dona, come ai Magi, una gioia grandissima».

«Occorre rischiare, semplicemente per incontrare un Bambino». Francesco sottolinea nell’omelia dello scorso anno la sorpresa per come Dio si manifesta e descrive quello che il Vangelo racconta: «Un via–vai attorno al palazzo del re Erode, proprio mentre Gesù è presentato come re». Infatti i Magi domandano: Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? «Lo troveranno – dice il Papa – ma non dove pensavano: non nel palazzo regale di Gerusalemme, ma in un’umile dimora a Betlemme». È ciò che era già accaduto a Natale quando Gesù nasce ma «nessuno dei potenti di allora si rese conto che il Re della storia nasceva al loro tempo». O quanto accadrà nel deserto, quando Gesù si manifesta pubblicamente a Giovanni il Battista che lo battezza lontano dai potenti. «Ecco la sorpresa: Dio non sale alla ribalta del mondo per manifestarsi ». E il Papa dice che ci si potrebbe domandare se non sarebbe stato meglio che la stella di Gesù fosse apparsa piuttosto a Roma che regnava sul mondo o sopra il palazzo di Erode. «È sempre grande la tentazione di confondere la luce di Dio con le luci del mondo. Quante volte abbiamo inseguito i seducenti bagliori del potere e della ribalta, convinti di rendere un buon servizio al Vangelo! Ma così abbiamo girato le luci dalla parte sbagliata, perché Dio non era lì. La sua luce gentile risplende nell’amore umile. Quante volte poi, come Chiesa, abbiamo provato a brillare di luce propria! Ma non siamo noi il sole dell’umanità. Siamo la luna, che, pur con le sue ombre, riflette la luce vera, il Signore – la Chiesa è il “ Mysterium lunae” – il Signore è la luce del mondo. Lui, non noi».

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