Avvenire di Calabria

Gli attivisti chiedono di fare piena luce rispetto al caso dell'eroe calabrese

Legambiente: riaprire le indagini sul capitano De Grazia

Redazione Web

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“INTRIGO RADIOATTIVO VERITA’ SULLA MORTE DEL CAPITANO NATALE DE GRAZIA!”: è questa la scritta che campeggia sullo striscione con cui il Circolo Legambiente di Reggio Calabria partecipa oggi alla Manifestazione nazionale a Locri nella Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Vuole essere un modo per rilanciare la richiesta che si faccia piena luce sulla morte di un eroe calabrese della lotta contro le ecomafie e si faccia venire allo scoperto, partendo da qui, la pericolosissima holding mafiosa - fatta da trafficanti e affaristi senza scrupoli, apparati e pezzi di Stato deviati e corrotti, lobby affaristico-massoniche e criminalità organizzata con in testa la ‘ndrangheta - che si è celata per anni dietro le vicende delle “navi a perdere” e del traffico illegale con tombamento di scorie radioattive quasi certamente anche nei nostri territori. Natale De Grazia - ricorda Legambiente Reggio Calabria - morì tragicamente e misteriosamente nella notte tra il 12 e 13 dicembre 1995 nel corso di una missione che lo doveva portare a La Spezia, in una fase cruciale dell’inchiesta condotta dal pool di inquirenti di cui faceva parte, mentre si era probabilmente ad un passo dalla verità su alcune vicende di navi dolosamente affondate. Il 5 febbraio 2013 sulla base di una nuova perizia che sovvertì clamorosamente l’esito di quelle precedenti con motivazioni “analiticamente motivate e scientificamente inattaccabili” la Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul ciclo dei rifiuti ha accertato che la morte del coraggioso capitano di corvetta non fu determinata da cause naturali ma da causa tossica che equivale all’avvelenamento. I risultati clamorosi della nuova perizia avrebbero richiesto sotto l’aspetto giudiziario l’immediata riapertura dell’inchiesta sulla morte del De Grazia, per omicidio. Invece, sorprendentemente, la procura competente di Nocera Inferiore non ritenne fosse il caso di riaprire le indagini già frettolosamente archiviate 15 anni prima. Una decisione maturata anche di fronte a una perizia che a parere non certo solo di Legambiente costituisce un grave fatto nuovo su cui indagare nel contesto peraltro di una relazione della Commissione Parlamentare che aveva delineato, con contorni precisi, attraverso episodi allarmanti e circostanze dettagliate, il clima di pressioni, di minacce e di sovraesposizione in cui operava il pool, di cui Natale De Grazia era il motore investigativo e la punta di diamante. Si è lasciata sfumare la possibilità di fare luce sulla pagina più buia e amara della vicenda delle cosiddette navi radioattive. Un’occasione unica per provare concretamente a dare nomi e volti agli autori di quelle “pressioni e atteggiamenti ostili” di cui parlò, il 24 giugno del 2004, l’allora Presidente della Repubblica Ciampi, nell’assegnare la medaglia d’oro alla memoria al fedele servitore dello Stato. Nella Giornata della Memoria noi chiediamo che si riapra quell’indagine e si riparta nella ricerca della verità sulla morte di Natale De Grazia che ora si sa con certezza fu dovuta a causa non naturale, per tentare di individuare con precisione gli ispiratori ed esecutori di quell’ormai quasi certo delitto e delle circostanze specifiche in cui è maturato. Lo Stato italiano che, grazie anche al tenace impegno di Legambiente, mettendosi, con inaccettabile ritardo, la mano sulla coscienza, ha riconosciuto nel 2013 al capitano calabrese lo status di “vittima del dovere”, di eroe nazionale, con i conseguenti benefici di legge alla famiglia, ha il dovere di non permettere che il caso De Grazia rimanga “tra i misteri irrisolti del nostro Paese”, lasciando che resti sporca la coscienza istituzionale su quella morte, sulla vicenda delle navi a perdere e su un tutto un periodo buio e ambiguo che ha oscurato la storia italiana. Infine - anche alla luce dei recenti documenti segreti recentemente declassificati che confermano e rafforzano il quadro indiziario su cui lavorava Natale De Grazia e il pool della Magistratura - è giunto il momento di andare a cercare - coinvolgendo l’Unione Europea per il reperimento delle risorse finanziarie e utilizzando le moderne tecnologie che consentono oggi risultati straordinari - la motonave Rigel, la nave su cui con più dedizione indagava De Grazia e che, dal 1987 data del suo accertato autoaffondamento, giace negli abissi marini al largo di Capo Spartivento, con il suo carico sospetto, forse di morte.

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