
Il segreto di Francesco. La riflessione dell’arcivescovo Morrone sul Papa venuto «dalla fine del mondo»
Un momento di intensa comunione ecclesiale ha riunito la comunità diocesana di Reggio Calabria –
«Vi invito a vivere questo giubileo non tanto come un traguardo, ma piuttosto come un nuovo e gioioso slancio nel vostro impegno umano e nel vostro percorso cristiano». È stato questo l’invito che papa Francesco ha rivolto ai circa 6.000 fedeli dell’Eparchia di Lungro ricevuti in Vaticano in occasione del primo centenario dell’istituzione avvenuta nel 1919 con la Costituzione Apostolica «Catholici fideles » di papa Benedetto XV. Una udienza «importante» e significativa «per la nostra Eparchia e non solo», ha detto l’eparca Donato Oliverio che si è detto «particolarmente soddisfatto» ritrovando nelle parole del Papa gli «stessi motivi» da lui trattati nella sua ultima Lettera pastorale dello scorso anno dal titolo «Il sogno di Dio sulla nostra Chiesa» e con la quale ha sottoposto ai fedeli di «chiedersi come operare secondo il pensiero di Dio e come porsi alla sequela di Cristo, mantenendo vivo tutto il patrimonio teologico, liturgico e spirituale, dono dello Spirito Santo, che ci è stato trasmesso dai nostri Padri». Nell’Eparchia, infatti, «nella pienezza di comunione con la sede di Pietro», si «vive e si osserva in maniera ininterrotta la tradizione bizantina con il suo ricco patrimonio liturgico, cerimoniale, iconografico, teologico, spirituale».
Caratteristiche che la rendono, in Calabria e in Italia «un unicum, un segno vivente della realtà dei primi secoli dell’era cristiana, quando greci e latini, pacificamente, vivevano in comunione e lodavano ciascuno nella propria lingua e secondo le proprie tradizioni l’unico e solo Dio, sotto la giurisdizione del Papa di Roma». Occasione 'preziosa', questo primo centenario per «conoscere e comprendere meglio la realtà e il significato di questa Chiesa viva che siamo noi, proiettati nel futuro», sottolinea Oliverio. Nell’incontrare il Papa la «nostra gente ha fatto grande festa perché ha riconosciuto le tante provvidenze divine ricevute da Dio nel tempo tramite i Pontefici romani ed ha innalzato in preghiera inni di esultanza », commenta papàs Pietro Lanza, vicario generale dell’Eparchia, aggiungendo che con la «solenne Divina Liturgia all’Altare della Cattedra e nell’incontro con papa Francesco ci è parso di trovarci in una situazione di contemplazione simile a quella degli Apostoli alla Trasfigurazione di Gesù al monte Tabor, con la loro richiesta al Signore di fare tre tende e fermarsi in quel posto. Anche noi in questo centenario forse potremmo avere la stessa tentazione di un traguardo raggiunto, con una condizione bella e con una situazione piacevole e, pertanto, di pensare di fermarci perché è sufficiente il cammino fatto. Il Papa, invece, ci ha invitati a non adagiarci sugli allori ma a continuare con 'ipomoni' (pazienza e fermezza) il cammino di divinizzazione, continuando a custodire e coltivare il patrimonio, approfondendo le ragioni della fede, vivendo in questa luce e ricercando condizioni fraterne, perché solo così possiamo veramente essere non solo anticipatori dell’ecumenismo ma realizzatori della parola di Gesù».
L’Eparchia nel prossimo mese di settembre sarà visitata dal patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I mentre negli anni scorsi diversi metropoliti ortodossi hanno visitato i paesi della diocesi. Attualmente l’Eparchia comprende 30 parrocchie suddivise anche in regioni limitrofe alla Calabria e conta circa 40.000 fedeli. A guidarla il vescovo Oliverio mentre le parrocchie sono affidate ad una cinquantina di papàs, sacerdoti.
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