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Si è aperta ieri (fino al 9) a Fatqa in Libano 56ma sessione ordinaria del Consiglio dei Patriarchi e Vescovi cattolici in Libano. Due i temi principali in programma: la presenza testimoniale dei cristiani in Libano e l’identità del Consiglio alla luce del processo sinodale della Chiesa. Nella sua prolusione il presidente dell’assise, il cardinale patriarca maronita Bechara Boutros Al-Rai, ha ricordato “la grave crisi politica che priva, ormai da tempo, il Libano di un presidente senza alcuna giustificazione”.
Questo mentre “pezzi dello Stato si stanno disintegrando, la crisi finanziaria, economica e abitativa si sta aggravando, la nostra gente è indigente, le nostre migliori forze emigrano, e il numero degli sfollati siriani aumenta giorno dopo giorno, sia in arrivo che nelle nascite, fino ad arrivare a un milione e mezzo, e il numero aumenta ogni giorno a scapito dei libanesi, dei loro mezzi di sussistenza e la loro sicurezza”.
Da qui la richiesta del cardinale alla comunità internazionale “di aiutare i profughi siriani nel loro Paese e non in Libano, in modo che possano rifarsi una vita nella loro terra, possano preservarla e continuare a scriverne la storia”. “Ci incontriamo – ha proseguito il patriarca maronita – mentre lo spettro della guerra in corso tra Israele e i palestinesi incombe sui nostri confini meridionali.
Condanniamo fermamente questa guerra genocida, distruttiva e siamo solidali con la causa palestinese”. Il cardinale ha ribadito “il sostegno dei vescovi libanesi alla soluzione ‘due Popoli due Stati’ e invitato la comunità internazionale a lavorare per fermare questa”. “Chiediamo ai funzionari dello Stato libanese – ha concluso – di lavorare per evitare al Libano il flagello di questa guerra distruttiva, e di svolgere il proprio ruolo politico e diplomatico a sostegno della causa palestinese”. Chiaro il riferimento alla risoluzione Onu 1701 che nel 2006 chiedeva, tra l’altro, il disarmo di gruppi armati non statuali, incluso il Partito di Dio filo-iraniano, Hezbollah.
Fonte: Agensir