Avvenire di Calabria

Ne ha parlato il Laboratorio patto civico

L’impresa contro le cosche

Redazione Web

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Nei giorni scorsi si è tenuto il secondo incontro organizzato dal Laboratorio politico Patto Civico dal titolo: «Libertà di fare impresa a Reggio: può esistere?
Costruiamo insieme percorsi di cambiamento». Un appuntamento che ha costituito un’ulteriore occasione per documentarsi e riflettere sugli strumenti offerti dalla normativa vigente. Sono intervenuti: Gaetano Paci, Procuratore Aggiunto della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria e Francesco Campolo, Viceprefetto in servizio presso la Prefettura di Reggio Calabria. L’imprenditore Gaetano Saffioti, testimone di giustizia, ha raccontato la sua esperienza.
Ad introdurre il tema è stato Francesco Campolo, esperto della materia, che ha sintetizzato le previsioni normative previste dal Codice delle leggi antimafia, soffermandosi sulle informazioni e le comunicazioni antimafia, quali provvedimenti a carattere preventivo. In particolare ha, poi, parlato del funzionamento delle white–list ed illustrato le misure straordinarie di gestione e sostegno alle imprese colpite da informazioni interdittive.
Il Procuratore Aggiunto, Gaetano Paci, ha rivolto l’attenzione al ruolo fondamentale degli amministratori pubblici che, pur tra responsabilità e difficoltà, non può prescindere dalla tutela del bene e del patrimonio comune e da un’offerta di servizi indispensabili. «Ribaltiamo insieme – ha proposto – la visione della città, collaboriamo perché al governo di un insieme di gruppi si sostituisca il governo di un insieme di regole.
Usufruiamo del “bene della democrazia”». E nel farlo ha ricordato quanto diceva in merito il suo maestro, Paolo Borsellino. Ha parlato di azioni concrete e simboliche. Di costituzioni di parte civile dovute e negate ai cittadini calabresi. Di abusi edilizi mai sanati: 792 ordinanze per immobili abusivi solo a Reggio Calabria e mai un abbattimento dal 1946 al 2014.
Significativo è stato l’intervento di Gaetano Saffioti, imprenditore di Palmi che si è opposto alla ‘ndrangheta. Anche lui, come Nino De masi, vive sotto scorta (da 17 anni!) e ha ricordato quando, dopo anni di intimidazioni e di estorsioni, di imposizione di fornitori e di automezzi bruciati, nel 2002, decise di riprendersi la sua libertà denunciando le cosche della Piana. Scattò l’operazione Tallone d’Achille che portò a 48 arresti. La sua vita cambiò, si ritrovò solo in un sistema impreparato.Nel 2014 ha risposto al bando per la demolizione della villa abusiva di una delle ‘ndrine più potenti, i Pesce di Rosarno, la cui ordinanza di demolizione risaliva al 2002. Già da un paio d’anni donna Bonarrigo ed i familiari avevano lasciato l’abitazione a testa bassa, sfilando tra le divise, ma non vi erano imprenditori disponibili.
Quando il Prefetto chiamò Saffioti, lui non esitò un’istante: l’escavatore sotto i suoi comandi si mosse preciso e veloce e della casa restò solo un cumulo di macerie. Anche questo incontro si inserisce nel percorso “Tante Agorà in una sola città – Costruiamo insieme la città metropolitana”. Un progetto che, condiviso da vari gruppi ed associazioni, vuole costituire un’opportunità di partecipazione democratica ed un richiamo alla cittadinanza attiva, che sempre più, anche nel nostro territorio, cerca spazi concreti d’azione.

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