«Non possiamo uscire di casa se non per motivi seri; e fra questi non c'è andare al tabacchino e giocare alle slot machine oppure acquistare Gratta&Vinci. Vi invito a evitare di spendere soldi "a muzzo". Anzi se proprio voglia di giocare, state in casa con la vostra famiglia». È lo stesso Falcomatà a sintetizzare - durante il suo bollettino Social - uno dei punti più attesi dell'ordinanza sindacale del 16 marzo firmata dal primo cittadino.
Accanto ai provvedimenti che mirano ad evitare gli assembramenti in piazze, parchi e passeggiate in riva al mare, c'è una disposizione che scaturisce dall'osservazione dei primi giorni post-Dpcm del 10 marzo: chiusi i centri scommesse, in tantissimi si sono riversati nei tabacchini per la loro dose quotidiana di gioco d'azzardo. Così, Falcomatà ha voluto giustamente emulare il proprio collega, Gori, sindaco di Bergamo che per primo aveva deciso lo stop al gambling al tempo del Coronavirus.
La ludopatia è una piaga sociale molto diffusa in riva allo Stretto. Lo sa bene Luciano Squillaci, voce del Terzo settore reggino e presidente nazionale della Federazione Italiana delle Comunità Terapeutiche (Fict) che è soddisfatto del provvedimento intrapreso da Falcomatà, un divieto fortemente caldeggiato delle organizzazioni che operano nel contrasto della dipendenza da gioco patologico.
«Ben venga questa ordinanza del Sindaco, pienamente tempestiva e opportuna - dice Squillaci ai nostri taccuini - chiaramente, speriamo che la facciano rispettare». Tra i vulnerabili, infatti, c'è chi non riesce a rinunciare all'azzardo pur mettendo a rischio la sua salute e quella dei suoi cari: «Abbiamo notizia che molti dei nostri utenti, per quanto riguarda il gioco d'azzardo, vanno all'interno dei tabacchini per giocare alle lotterie nazionali, ai Gratta&Vinci, alle slot machine. Una cosa è tenere aperti i valori bollati; una cosa è nascondere delle sale da gioco d'azzardo». A sostegno di queste persone e dei loro familiari è attivio, a Reggio Calabria, un numero verde 0965.644389 per mettersi in contatto col centro semiresidenziale gestito dal Cereso, il Centro reggino di Solidarietà.
Approfittando dello stop alle slot machine e al Gratta&Vinci a Reggio Calabria, abbiamo chiesto a Squillaci di illustraci quali siano le altre urgenze del Terzo Settore in questo momento di emergenza sanitaria: «Ci sono realtà che non possono chiudere perché lavorano con persone con disabilità, anziani, minori o tossicodipendenti che vivono la dimensione residenziale. Sono le stesse realtà che sono completamente fuori dai radar e - spiega Squillaci - sono costrette ad operare senza le dovute precauzioni: è comprensibile come gli occhi di tutti siano puntati verso i presidi sanitari, ma non possiamo dimenticarci delle fragilità. Stiamo cercando di andare avanti con responsabilità, ma restiamo senza ausili, senza mascherine. E anche in questo auspichiamo un intervento deciso da parte delle Istituzioni». Ma cosa accadrebbe in caso di un contagio all'interno di una Comunità residenziale, gli chiediamo. Lapidaria la risposta: «Anzitutto c'è la difficoltà a spiegare a queste persone il perché non possono uscire, non possono ricevere visite, non possono tornare a casa. Un fatto tutt'altro che semplice vista la natura di alcuni utenti da gestire».
«Poi c'è il macro-problema vero è che gli operatori possono essere veicolo di infenzione: la situazione è esplosiva. Basta tenere presente che il 30% del personale è già in quarantena precauzionale. Laddove - stigmatizza il presidente della Fict - si dovesse configurare il panorama peggiore, cioè se dovesse arrivare il virus all'interno di una Comunità terapeutica per tossicodipendenti o di una Comunità educativa per minori andrebbero messi in isolamento, all'interno della stessa, tutti gli utenti e gli operatori in servizio».
In particolare, poi, c'è una categoria fortemente coinvolta: gli operatori dell'assistenza domiciliare da sempre appesi alle difficoltà economiche della Regione Calabria che adesso si trovano a fronteggiare l'emergenza tra i più vulnerabili, gli anziani e i disabili: «È un servizio tutt'ora garantito, nonostante le fatiche enormi; alcuni hanno chiesto la sospensione; purtroppo c'è chi non si può permettere di stare sole, come gli anziani o disabili, o chi è in un regime sanitario che, sospendendo l'assistenza domiciliare, rischierebbe comunque la vita».
«Gli operatori del Terzo Settore che stanno garantendo i servizi - conclude Squillaci - sono degli eroi del quotidiano e non sono mai abbastanza ringraziati».