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di Antonia Cogliandro - La Chiesa reggina bovese ha accolto, durante un solenne rito presieduto dall’arcivescovo Morosini nella Basilica Cattedrale lo scorso 30 ottobre, cinque nuovi fratelli e sorelle nella fede. Cinque giovani che hanno liberamente scelto di ricevere, in età adulta, i tre sacramenti della iniziazione cristiana, battesimo, confermazione ed eucaristia, dopo un cammino di preparazione e di maturazione nella decisione intrapresa compiuto nelle rispettive parrocchie di appartenenza, che è stato per loro più lungo del solito, a causa della emergenza pandemica in corso.
Insolito è stato anche il rito, quest’anno non incorporato nella veglia pasquale, dove la presenza dei battezzandi quali testimoni visibili della rinascita che la fede in Cristo viene a portare nella vita di ognuno, diventava epifania tangibile di risurrezione, ma vissuto all’interno di una celebrazione apposita: una dimensione forzatamente diversa, che ha comunque mantenuto intatta la forte valenza simbolica di questo rito, nel quale si ritrova l’essenza stessa dell’essere chiesa e la sua missione evangelizzatrice.
La trasmissione della fede si palesa attraverso i vari passaggi della celebrazione nell’adesione consapevole dei cinque giovani catecumeni, di età compresa tra i 26 e i 47 anni, che si sono presentati davanti al vescovo, accompagnati dai padrini e dai catechisti, attorniati da familiari e amici, anche se in numero ridotto. Una piccola comunità, all’interno della più grande comunità diocesana, nella quale si è realizzato quel circuito fruttuoso che la rende possibile: la fede si trasmette da testimoni credibili, che sanno suscitare il desiderio di re-impostare la propria vita sui valori del messaggio evangelico.
«Cos’è in definitiva la fede? La fede è una storia che si racconta all’interno di una comunità» - ha detto il presule introducendo l’omelia e puntualizzando, con la definizione del papa emerito Benedetto XVI che ama spesso ripetere, proprio questo passaggio di testimone che è all’origine della scelta dei catecumeni ai quali si rivolge. «Voi Credete perché avete fiducia in quelle persone che l’hanno raccontata, perché avete trovato nei cristiani che vi stanno intorno, famiglia, padrini, comunità parrocchiale, persone che vi hanno dimostrato che sono felici di credere in Gesù Cristo, e avete detto: anche io voglio fare questa esperienza, perché voglio trovare nella vita, per quanto è possibile, quella felicità e quella serenità che desidero. Tocca a voi adesso, come battezzati, trasmettere quello che avete ricevuto, ed è bello che voi, da oggi in poi immessi nella vita quotidiana, possiate raccontare questa esperienza alle persone che incontrerete e forse essere, per questa vostra testimonianza, motivo della fede di queste persone che vi ascoltano».
«Vi consegno come ricordo di questo battesimo – ha concluso il presule - le parole che san Paolo scrisse ai primi cristiani ricapitolando tutta la sua vita: so a chi ho dato fiducia! Vi auguro che nella vita anche voi possiate dire: non mi pento di aver dato la mia fiducia a Gesù Cristo” perché “dare fiducia significa accettare il suo orientamento di vita”, cioè “le regole di amore, di servizio, di perdono, di comprensione, di offerta della propria vita per gli altri, che ci ha dettato. Vi auguro che questa fiducia che fra poco date al Signore la possiate tenere ferma e intatta fino alla fine della vostra vita».
Per Vanessa Grillo, Sara Fayache, i due fratelli Angelo e Francesco Barresi, e Pierre Yves Guillon, originario di Digione, ma reggino di adozione, è giunto poi il momento di salire sull’altare per presentarsi davanti al vescovo e manifestare chiaramente il proprio desiderio di ricevere i sacramenti, accompagnati dai rispettivi padrini e madrina, ai quali viene chiesto di dare testimonianza sulla sincerità del loro desiderio e sul loro cammino di ascolto e messa in pratica della Parola. La benedizione dell’acqua da inizio al rito del battesimo, nei suoi vari passaggi liturgici, con l’unzione con l’olio dei catecumeni, la prima professione di fede, il battesimo con l’acqua, la consegna della veste bianca e infine della luce, simboleggiata dal cero acceso dai padrini. Sui catecumeni a questo punto, il vescovo e gli altri presbiteri presenti, padre Gabriele Bentoglio, direttore dell’ufficio per il catecumenato, don Luigi Cannizzo, don Ernesto Malvi, e don Manuel Cepeda, i parroci che hanno seguito il cammino di tre dei cinque giovani, invocano lo Spirito Santo affinché li renda membri attivi della chiesa, prima che vengano unti con l’olio del crisma nel sacramento della confermazione. L’ultima tappa, la prima eucaristia, suggella l’iniziazione cristiana e chiude la celebrazione.
L’arcivescovo, prima della foto ricordo, li congeda così: «Adesso venite immessi nella società. Siate forti, siate coraggiosi, siate fieri di essere cristiani! ».
Quando escono dalla Cattedrale, con ancora indosso la sciarpa bianca, stringono in mano il vangelo tascabile ricevuto in dono dall’equipe diocesana per il catecumenato, come luce e guida per il cammino futuro. La Parola deve continuare ad accompagnarli sempre, per essere risposta da ora in poi alle nuove sfide della vita.
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