Avvenire di Calabria

Cafiero de Raho: l’informazione dia più risalto ai risultati positivi

«Lo Stato c’è e non mollerà»

Toni Mira

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

«In Calabria davvero sta cambiando qualcosa. Lo Stato si muove in modo coeso, le istituzioni sono tutte convergenti nel contrasto efficace alla ’ndrangheta e sul cambiamento nel territorio». È la riflessione del procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho sull’operazione 'Mandamento', ma anche sull’importante iniziativa di 'riappropriazione' del santuario della Madonna di Polsi.

«La presenza del ministro dell’Interno e del comandante generale dei carabinieri ieri è stata significativa di un interesse e di un’attenzione particolare per questo territorio. Oggi questa operazione che vuole dimostrare di come lo Stato è presente nel contrasto giudiziario. I finanziamenti rivolti alla Calabria per centinaia di milioni, che dovrebbero sostenere lavori pubblici, dimostrano ulteriormente l’investimento fatto su questo territorio. La presenza al santuario di Polsi di tantissime persone è altrettanto significativa; una volta ci si nascondeva, oggi invece quasi costituisce un momento di apprezzamento generale partecipare a manifestazioni contro la ’ndrangheta che non restino solo un’apparenza. E questo è un passo in avanti molto importante». Questi, insiste Cafiero de Raho, «sono tutti segnali chiarissimi di come si voglia fare pulizia. Ma ora bisogna scegliere da che parte si sta, con lo Stato o contro. Bisogna scegliere. Chi è con la ’ndrangheta, in qualunque settore operi (economia, politica, istituzioni) è contro lo Stato».

Ma il procuratore lancia poi una dura critica al mondo dell’informazione: «Purtroppo devo dire che aiuta la ’ndrangheta la circostanza che un fatto storico come quello di ieri a Polsi non abbia avuto assolutamente un minimo di risonanza nazionale, tranne su Avvenire, che ringrazio. La ’ndrangheta, che con la sua intimidazione e infiltrazione globale è presente ormai in tutti gli Stati, ha però la sua testa qui, proprio in questa terra, al santuario, dove di anno in anno si rinnovano le cariche. E allora in un momento così importante in cui la Chiesa dice 'la ’ndrangheta è fuori da questo luogo', non vuoi dare un minimo di risonanza nazionale? Ma questo contrasto alla ’ndrangheta veramente è rimesso soltanto al territorio? Per questo la gente a volte pensa: 'Ci possiamo fidare?'. È come se mancasse una coscienza nazionale su questo problema».

Teme che anche l’ultima operazione sarà trascurata?

I fatti stragisti della Sicilia avevano indotto la sensibilità della stampa nazionale a guardare momento per momento a quell’evoluzione e invece per la ’ndrangheta no. Oppure è trattata con degli spezzoni veramente irrilevanti dai tg delle prime ore anche per operazioni come questa, che se fosse stata fatta altrove avrebbe avuto sicuramente risonanza nazionale mentre avrà un’attenzione di pochi secondi. Al di là di Cosenza non si va. E questo è un grosso danno per il recupero della gente, per convincerla che è possibile cambiare.

Cosa c’è di nuovo in operazioni come questa?

È il taglio netto rispetto a operazioni più chirurgiche di una volta: siete di qua o di là. E questo è il segnale che si sta dando di giorno e in giorno.

È una risposta al boss Rocco Morabito che in un’intercettazione dice «Lo Stato qua sono io»?

C’è proprio da sorridere quando si legge qualcosa del genere. Ma non dobbiamo dimenticare che effettivamente è stato così per tanto tempo e per questo la gente ha ancora paura, perché teme che non ci sia continuità nell’azione dello Stato e pensa: oggi ci sono persone che si muovono in questa direzione, ma sarà sempre così?

Serve un po’ più di fiducia?

Serve fiducia nello Stato, ma uno Stato che sia sempre lo stesso, che continui a muoversi senza 'rispettare' questi finti poteri che per troppo tempo si sono mossi nelle realtà calabresi. Uno Stato che dia il giusto rilievo ai diritti dei più deboli innanzitutto, alle fasce meno protette. Facendo capire che questa è la vera uguaglianza. Ma soprattutto bisogna andare tutti in un’unica direzione.

Diritti e non favori, come invece dà la ’ndrangheta...

È proprio così. Diritti e non favori. E infatti la mortificazione della gente poi viene utilizzata per poterla rendere schiava. Lo devono ricordare tutti, la ’ndrangheta vi vuole schiavi. Per questo dovete scegliere.

Articoli Correlati