Avvenire di Calabria

L’Onda Tossica

Le droghe, i giovani e il web

Luciano Squillaci

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Il primo agosto del 2017, è stata consegnata a un Parlamento, verosimilmente accaldato e sonnecchiante, la Relazione annuale sulle Droghe. Si tratta di dati che fotografano la diffusione delle droghe in Italia e che ogni anno vengono raccolti con immani sforzi, da chi si ostina a restare sul campo, nonostante lo scriteriato e strutturale disinvestimento che dura ormai da decenni nella lotta contro la droga. Una relazione che, come ormai prassi, viene relegata ad un mero fastidio obbligatorio per il Parlamento, e rispetto la quale anche i media sembrano completamente disinteressati. Eppure a leggere quei dati, a voler fare lo sforzo di capire, c’è da restare sconcertati. Le droghe non solo sono sempre più diffuse e pericolose, ma si evolvono con una rapidità straordinaria, a fronte di un sistema di contrasto fossilizzato ed arretrato di decenni.

Se da un lato la cannabis e la cocaina rimangono le sostanze più diffuse, con una sempre più preoccupante recrudescenza dell’eroina, a queste si aggiungono le nuove sostanze, per lo più sintetiche, che hanno grande appeal soprattutto tra i giovani.

È il caso ad esempio della Spice, la cannabis sintetica, o delle pericolosissime Nps, nuove sostanze psicoattive, delle quali sappiamo pochissimo ma che sono in costante aumento, oppure delle Smart Drugs, le droghe furbe, quelle acquistabili da chiunque con due click su internet. Su una popolazione studentesca di 640.000 ragazzi, oltre il 25%, uno su quattro, hanno assunto almeno una volta sostanze illegali. Di questi circa il 30% non sa neanche che tipo di droga ha assunto. E per chi ritiene che la Calabria sia esclusa da questo trend, basta segnalare come siano in costante aumento i dati di consumo tra giovani e giovanissimi. In fondo allo stivale una tempo la droga era solo di passaggio. Oggi invece, mentre la ‘ndrangheta si conferma al primo posto tra le organizzazioni dedite al traffico di stupefacenti, i nostri ragazzi non sono più immuni. E iniziano sempre più presto: i dati regionali evidenziano come l’età di inizio del consumo di stupefacenti sia ormai attestato sui 14 anni. La stessa Relazione al Parlamento indica l’unica possibile strada da seguire: la prevenzione, soprattutto in ambito scolastico. E qui si registra il vero fallimento. La Calabria, come gran parte del resto di Italia, rischia di annegare in un mix sempre più letale di droghe vecchie e nuove, di alcolici e superalcolici e di abuso smodato di internet e gioco d’azzardo. Elementi che dovrebbero preoccupare ognuno di noi e che dovrebbero imporre politiche di contrasto decise e fortemente diffuse su tutto il territorio. Ed invece, nel quadro di una sanità calabrese sempre più arretrata e bacchettata dal governo centrale, l’area delle dipendenze si colloca all’ultimo posto per risorse ed investimenti. Il budget assegnato alle Comunità terapeutiche copre solo il 50% dei posti accreditati in base al bisogno stimato, che peraltro è addirittura più alto. Una persona su due con problemi di dipendenza patologica resta quindi senza risposta. E se poi guardiamo agli investimenti sulla prevenzione specifica per le dipendenze, la situazione è persino più drammatica. Non è più il tempo delle battaglie ideologiche, ed ancor meno degli interventi “spot” più o meno liberali, che fanno gioco solo ai mercanti di morte e a chi specula sulle fragilità dei più deboli. Continuare a relegare il problema dipendenze all’ultimo posto della scala, rischia sempre più di negare un futuro di libertà ai nostri giovani.

* presidente Federazione italiana comunità terapeutiche

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