
Aumentano gli alunni con disabilità, anche in Calabria
Dall’aumento degli alunni con disabilità alla carenza di personale specializzato, il sistema scolastico è ancora in ritardo.
Oggi è la Giornata delle bambine e delle ragazze sancita dalle Nazione Unite; c'è però un tema legato al mondo dell'istruzione che va affrontato con decisione: le materie STEM.
Le Nazioni Unite dedicano ogni anno la giornata dell’11 ottobre alle bambine; il miglioramento delle loro condizioni di vita coinvolge le famiglie, le comunità e la società intera. Tuttavia, è molto importante capire che la carenza di dati riguardanti tale gruppo, così come la mancanza di analisi sistematiche adeguate, è ancora troppo significativa.
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Secondo dati ONU, nel mondo vi sono 1,1 miliardi di bambine. L’obiettivo di sviluppo sostenibile numero 5 “Raggiungere la parità di genere attraverso l’emancipazione delle donne e delle ragazze” riguarda anche loro, considerati gli svantaggi e le discriminazioni a cui sono sottoposte in tutto il mondo ogni giorno.
Tale questione merita dunque un’attenzione specifica e politiche o programmi mirati, allo scopo di raggiungere un’adeguata consapevolezza delle sfide affrontate dalle più piccole.
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La rivoluzione tecnologica che il mondo sta attraversando richiede persone istruite adeguatamente e necessariamente specializzate. Le conoscenze tecnico-scientifiche richieste dall’industria 4.0 caratterizzano i percorsi di studi STEM, come le materie scientifiche, tecnologiche e corsi di ingegneria e matematica.
Purtroppo, però, la popolazione femminile si sta trovando in parte esclusa da questo cambiamento epocale. I numeri parlano chiaro: nel mondo, meno di 4 laureati su 10 nelle materie STEM sono donne. Per questo motivo, anche in questo ambito si parla di un vero e proprio “gender gap”, sia di istruzione che lavorativo, di conseguenza.
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si può osservare la disparità rilevata da AlmaLaurea per quanto riguarda l’anno accademico 2018/2019 nei corsi di laurea scientifici e di ingegneria. In generale, anche se ci sono più donne iscritte all’università che uomini (il 58,7% degli iscritti complessivamente), queste scelgono soprattutto corsi di studio letterari e umanistici.
Solo il 18% delle ragazze sceglie corsi STEM. Il trend italiano è in linea con la media europea e mondiale. Inoltre, sebbene le poche donne iscritte a corsi STEM si laureino in media con voti più alti (103,7 contro il 101,9 degli uomini) e in corso, non ottengono comunque gli stessi risultati nel mondo del lavoro.
Secondo un report sul tema redatto dall’Osservatorio Talents Venture e da Assolombarda infatti, il tasso di occupazione ad un anno dalla laurea degli uomini laureati STEM è più elevato di quello femminile – il 91,8% contro l’89%.
Secondo AlmaLaurea, questo gap si allarga a cinque anni dal conseguimento del titolo: le donne occupate sono l’84% contro il 91% degli uomini. Questo divario si riflette anche nelle retribuzioni. Le donne laureate in queste materie ricevono circa 300 euro mensili in meno della controparte maschile, sempre cinque anni dopo la laurea.
Risolvere la disparità di genere nelle materie STEM vuol dire innanzitutto cercare di risolvere il gap salariale, poiché più donne potrebbero competere per i lavori del futuro. Al di là di benefici individuali, avere più donne – e quindi individui – nella scienza ci garantisce più capitale umano per affrontare le sfide tecnologico-scientifiche del futuro.
La diversità è poi un elemento essenziale nella scienza: riuscire a osservare un problema da prospettive differenti aumenta la possibilità di trovare soluzioni, tanto che la diversità di un gruppo di persone risulta più importante delle abilità individuali.
Su questo indirizzo e in risposta al peggioramento della condizione femminile dovuta alla pandemia da covid-19, è stata formata una task force tutta al femminile dall’ex Ministro per le Pari Opportunità Elena Bonetti.
“Donne per un nuovo Rinascimento” include anche la promozione delle materie STEM, ad esempio tramite l’aggiornamento e il miglioramento dell’insegnamento della matematica nelle scuole, oppure l’incentivazione a proseguire studi STEM a livello universitario e nella ricerca.
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