Avvenire di Calabria

Minori ed educazione emotiva, chi ci pensa sul serio?

Educazione sentimentale dei minori, nella rubrica di Gianni Trudu l'invito a riflettere: quale il ruolo della famiglia?

di Gianni Trudu

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Varie forme di educazione: affettiva, relazionale, emotiva, sentimentale e sessuale. Un denominatore comune da cui partire: l'educazione.

Educazione sentimentale dei minori, nella rubrica di Gianni Trudu l'invito a riflettere: quale il ruolo della famiglia?

Si è attenuato il clamore mediatico suscitato dal tragico evento che ha coinvolto due giovani. Potevano essere nostri figli. Nel dibattito che ne è scaturito, hanno trovato spazio diverse proposte con un denominatore comune: l’educazione. Varie forme di educazione: affettiva, relazionale, emotiva, sentimentale e sessuale. Diverse etichette su cui non vi sono definizioni condivise e che farebbero riferimento a contenuti tutti da stabilire. Sono stati individuati: il contesto in cui educare, la scuola; gli educatori/esperti, insegnanti e/o psicologi; i beneficiari, gli alunni/studenti. Per noi genitori, invece, è giunto il tempo della riflessione, del considerare con attenzione e onestà di pensiero.

L’emozione è ciò che ci muove

Fra le varie forme di educazione proposte, quella emotiva mi pare possa contenere, in buona misura, anche le altre. L’etimologia della parola “emozione” è chiara e significativa: “mettere in movimento”. Quando proviamo un’emozione è molto difficile restare imperturbabili: l’emozione provata ci muove, provoca una reazione. Ci muove “dentro”. Pensate a come ci sentiamo dentro, per esempio, quando proviamo gioia o paura o rabbia, per qualcosa che ci accade, di intenso o da noi ritenuto importante. E ci muove “fuori”. Verso il mondo circostante, nei confronti di un’altra persona, attraverso una reazione che chiamiamo “sentimento”, che provoca un comportamento, che implica conseguenze, responsabilità. Senza scendere in particolari, possiamo affermare che, quando proviamo un’emozione, sperimentiamo una dinamica (ancora un richiamo al movimento) intrapsichica e interpersonale, relazionale.


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Alcune domande per riflettere

La riflessione che prima suggerivo non può prescindere dalle domande. Quelle che, possibilmente, vanno alla radice dei temi/problemi considerati. Ne pongo solo alcune e le accompagno con le possibili risposte. Davvero pensiamo che l’educazione, in generale, e quella emotiva, in particolare, si possano delegare, in tutto o in parte, ad altri che non sono i genitori? Sono convinto che i nostri

figli, nel loro sviluppo, incontrano altri soggetti educanti ma questo può giustificare la delega totale? Davvero crediamo che l’educazione emotiva di un figlio si possa realizzare da una certa età, per esempio quella in cui si inizia a frequentare la scuola o nei gradi successivi dell’istruzione? Anche l’educazione emotiva si realizza dalle prime battute del rapporto genitori/figli, dall’infanzia.

L’origine dell’educazione emotiva

Fin dai primi giorni di vita del bambino, nel caldo rapporto emotivo fra genitore e figlio, si gettano le basi per sviluppare e strutturare in lui un’adeguata capacità riguardo la gestione delle emozioni, reazioni comportamentali e delle relazioni. Una capacità attenta e rispettosa dell’altrui persona, a prescindere dal suo genere, dall’orientamento sessuale dell’altro e da qualsivoglia altro criterio di possibile discriminazione. Quando questa capacità si struttura nel figlio, ci sono maggiori probabilità che esprima rispetto per sé e per l’altrui persona, anche fuori dal contesto familiare o in contesto avverso (dove sperimenta, per esempio, rifiuto e abbandono). Immaginate un figlio come una barca costruita in modo robusto: potrà uscire dal porto e affrontare il mare aperto e quando questo sarà mosso, o addirittura in tempesta, saprà affrontare meglio le condizioni estreme.

Genitori consapevoli delle proprie emozioni Chi può negare che il bambino, fin da piccolo, apprende la gestione delle emozioni dai propri genitori, nella relazione con loro? Se così è, ed è così, allora le altre domande oneste e profonde che da genitori dobbiamo porci sono: quale rapporto ho con le mie emozioni? So riconoscerle e attribuire loro il significato più autentico e profondo? Come le esprimo? Come gestisco le mie emozioni nel rapporto con gli altri? L’educazione non è solo un fatto di parole, raccomandazioni, regole ma anche di esempi. Domanda: e se fossimo noi genitori i primi a dover beneficiare di un’educazione emotiva?

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