Avvenire di Calabria

Sinodalità e Chiesa in uscita i temi al centro di un evento di formazione per il clero reggino, ospitato presso il Seminario Pio XI

Repole a Reggio Calabria: «La missione della Chiesa sia stile quotidiano»

Il presule e teologo ha animato la riflessione sulle nuove sfide legate all'attuale momento storico

di Davide Imeneo

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Sinodalità e Chiesa in uscita i temi al centro di un evento di formazione per il clero di Reggio Calabria - Bova, ospitato presso il Seminario arcivescovile Pio XI e a cui è intervenuto l'arcivescovo metropolita di Torino, monsignor Roberto Repole. Il presule e teologo ha animato la riflessione sulle nuove sfide legate all’attuale momento storico.

«Credo che oggi sentiamo tutti l’esigenza di essere una Chiesa in uscita come afferma papa Francesco. Ma si tratta di trovare la strada per questo tempo che è un tempo molto complesso dove non tutti sono normalmente cristiani come era in passato». Lo ha detto a Reggio Calabria, monsignor Roberto Repole intervenendo all’incontro formativo ospitato al Seminario arcivescovile Pio XI.


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L’arcivescovo metropolita di Torino e vescovo di Susa, nel rivolgersi ai presbiteri reggini, in occasione del Ritiro del clero, ha condiviso la sua esperienza pastorale e teologica ed ha parlato anche di sinodalità.

Dopo i saluti e l’intervento introduttivo del vicario generale, monsignor Pasqualino Catanese, e dell’arcivescovo metropolita di Reggio Calabria – Bova, monsignor Fortunato Morrone, il presule piemontese, prendendo spunto dalla celebre esortazione di Gesù, «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Matteo 10,8), si è soffermato, in particolare, sulla missione della Chiesa nella società post-cristiana di oggi. «Un tempo – ha detto – in cui ci troviamo alle prese con la globalizzazione che per certi aspetti rischia di rendere le persone semplicemente degli strumenti e non dei soggetti veri».

Missionarietà, la grande sfida della Chiesa

Il vescovo e teologo ha, dunque, indicato quale deve essere «la grande sfida» della Chiesa in uscita nella società contemporanea. A suo dire, bisogna anzitutto «riconoscere che la Chiesa nasce dal dono che Dio fa del suo Figlio e dello Spirito. Noi siamo ospitati in Cristo, diventiamo una cosa sola in lui e lo riconosciamo come il dono che riceviamo nella fede e per questo celebriamo la liturgia». Liturgia – ancora Repole – «che deve essere celebrata con grande dignità, per dire appunto che rendiamo grazie a Dio per il dono che ci ha fatto del Figlio e dello Spirito».


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La fraternità, tuttavia, ha detto ancora l’arcivescovo di Torino, «il ritrovarsi insieme», non si può circoscrivere solo alla partecipazione ai sacramenti. «Siamo chiamati ad essere una cosa sola nella vita di ogni giorno, sia nelle difficoltà che nei momenti di gioia». «Nella misura in cui faremo questo e saremo già in qualche modo in uscita – ha concluso – saremo già missionari, perché mostreremo che le persone hanno un peso, che le persone sono significative, che le persone sono qualcosa di prezioso per noi, perché lo sono anzitutto per Dio».

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