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Il 16 aprile 1927, a soli 22 anni, veniva ordinato sacerdote monsignor Antonio Lanza. Figura chiave del cattolicesimo meridionale del Novecento, Lanza fu arcivescovo di Reggio Calabria e Bova, fondatore dell’Avvenire di Calabria, intellettuale raffinato e pastore coraggioso. Proprio quest’anno, nel 75° anniversario della sua morte, la Chiesa calabrese intende rendergli omaggio con due appuntamenti promossi dal Meic, dalla CEC, dalla Fuci e dall’Istituto “Lanza”.
Nato il 16 aprile 1905 a Castiglione Cosentino, monsignor Antonio Lanza cresce in una famiglia numerosa, figlio del direttore dell’ufficio postale Giuseppe Lanza e di Amalia Morando. Trasferitosi con i genitori e i sei fratelli a Cosenza, frequenta l’oratorio del quartiere Portapiana e intraprende la formazione ecclesiastica nel seminario locale, proseguendo poi a Catanzaro e infine a Roma, dove studia presso il Collegio Capranica e la Pontificia Università Gregoriana.
Laureato in Teologia e Diritto canonico, si distingue fin da subito per la profondità del pensiero, tanto da sostenere con successo una disputa pubblica di fronte a papa Pio XI. Ordinato sacerdote il 16 aprile 1927, inizia a insegnare Teologia morale e Diritto canonico a Catanzaro, per poi trasferirsi nuovamente a Roma, dove prosegue l’attività accademica presso la Pontificia Università Lateranense.
Eletto arcivescovo di Reggio Calabria e vescovo di Bova il 12 maggio 1943, viene consacrato a Roma il 29 giugno e prende possesso della diocesi il 10 agosto, in piena guerra mondiale. Già nel primo anno del suo ministero, dimostra un’attitudine pastorale aperta e dinamica. Guida la diocesi durante eventi drammatici come la fine della guerra, lo sbarco degli Alleati e la ricostruzione democratica del Paese.
PER APPROFONDIRE: Il ritratto di monsignor Lanza firmato da Farias: In actione contemplativus (Contemplativo nell’azione)
Tra i suoi meriti si ricorda l’istituzione di convegni e congressi ecclesiali, l’intensa collaborazione con la Conferenza episcopale calabra – di cui nel 1943 diventa presidente – e l’impegno nelle Settimane sociali dei cattolici italiani. La sua attenzione per i problemi sociali del Mezzogiorno lo porta a essere il principale estensore della Lettera collettiva dell’episcopato dell’Italia Meridionale, pubblicata nel gennaio 1948: un documento che denuncia con coraggio le ingiustizie sociali e offre una lettura profetica della realtà meridionale alla luce del Magistero della Chiesa.
Monsignor Lanza non fu solo pastore, ma anche fine intellettuale e appassionato comunicatore. Nel 1947 fonda l’Avvenire di Calabria, periodico ufficiale della diocesi di Reggio Calabria - Bova, pensato come voce autorevole della Chiesa nel contesto meridionale. L’intuizione editoriale risale in realtà al 1943, quando propone alla Conferenza episcopale calabra la nascita di un quotidiano cattolico regionale, affidando la direzione al sacerdote Sante Maggi, già alla guida del giornale milanese L’Italia durante il fascismo.
Scompare improvvisamente il 23 giugno 1950 a soli 45 anni. È sepolto nella Cattedrale di Reggio Calabria, dove un monumento funebre scolpito da Alessandro Monteleone ne custodisce la memoria.
Quest'anno ricorre un appuntamento importante legato alla figura dell'indimenticato presule. Nel 75° anniversario della morte, il Movimento ecclesiale di impegno culturale (Meic), insieme alla Conferenza episcopale calabra, alla Fuci e all’Istituto superiore di formazione politico-sociale “Antonio Lanza”, ha organizzato due iniziative per rileggere il contributo ecclesiale e culturale del presule calabrese.
Il 21 giugno alle 9.30, presso l’Aula magna del Seminario arcivescovile Pio XI di Reggio Calabria, si terrà un convegno di studi intitolato «Monsignor Antonio Lanza tra questione meridionale e formazione del laicato». Aprirà e presiederà i lavori monsignor Fortunato Morrone, arcivescovo metropolita di Reggio Calabria - Bova e presidente della Cec. Interverranno Paolo Restuccia e Luigi d’Andrea, rispettivamente delegato regionale e presidente nazionale del Meic, Magda Galati, direttrice dell’Istituto “Lanza”, e Carmela La Rocca, presidente del circolo Fuci “Domenico Farias”.
Seguiranno gli interventi della bibliotecaria Maria Pia Mazzitelli, del professor Vittorio De Marco dell’Università del Salento e del sacerdote Pasquale Triulcio, direttore dell’Archivio diocesano reggino. Le conclusioni saranno affidate alle testimonianze della professoressa Franca Minuto Peri, biografa di Lanza, e di monsignor Antonino Denisi, decano del Capitolo metropolitano reggino.
Il secondo momento commemorativo è previsto per lunedì 23 giugno a Cosenza, con una concelebrazione eucaristica in suffragio di monsignor Lanza, presieduta da monsignor Giovanni Checchinato, arcivescovo di Cosenza-Bisignano, e concelebrata da monsignor Leonardo Bonanno, vescovo emerito di San Marco Argentano - Scalea.
Due appuntamenti per riscoprire il pensiero e l’eredità di un vescovo che, pur nella brevità del suo ministero, ha lasciato un’impronta indelebile nella vita della Chiesa calabrese e nel cuore di chi crede ancora nella forza trasformativa del Vangelo vissuto nella storia.
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