Avvenire di Calabria

Il sacerdote è stato ordinato presbitero dal vescovo Giovanni Ferro il 9 luglio 1961

Monsignor Gianni Latella ha celebrato 62 anni di sacerdozio

Oggi la Santa Messa nella chiesetta di Monserrato, in via Sbarre inferiori

di Giorgio Neri

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Era il 9 luglio del 1961 quando l’arcivescovo, oggi venerabile Servo di Dio, monsignor Giovanni Ferro, celebrava l’ordinazione sacerdotale di due giovani seminaristi, Sebastiano Plutino, oggi monsignore, e un altro seminarista di 27 anni: Don Gianni Latella. «Un sacerdote che ha servito la Chiesa reggina, con umiltà, con discrezione, ed ha esercitato il suo ministero con passione e devozione». Lo descrive così Don Umberto Lauro, suo fedele amico e confratello, ed ex parroco della Chiesa del Sacro Cuore di Gesù, al rione ferrovieri, dove Don Gianni è nato e ancora risiede.


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Un anniversario che don Gianni ha voluto festeggiare con una Santa Messa officiata nella piccola chiesetta della Madonna di Monserrato (sita a Reggio Calabria, in via Sbarre inferiore, ndr), e concelebrata assieme a don Davide Amadeo, già vicario parrocchiale della Parrocchia del Sacro Cuore.

È stata una cerimonia sobria, ma intensa, quasi a rispecchiare l’opera e l’essenza stessa del ministero sacerdotale di don Gianni Latella, per anni collaboratore dell’arcivescovo Monsignor Giovanni Ferro. La piccola Chiesa era gremita di fedeli, di amici di vecchia data, presenti le suore di San Vincenzo dove ogni mattina don Gianni celebra la Messa. Un incontro «per rivolgerti i nostri più cordiali e sinceri auguri» – ha detto leggendo un messaggio ad avvio di funzione, il suo più fidato amico, Clemente Bellocco che lo ha definito “Sacerdote per sempre”. «Grazie per il tuo impegno pastorale – ha continuato - svolto anche verso questa comunità di Monserrato. Sessantadue anni di sacerdozio; sembra quasi scontato ricordare che 62 anni di vita sacerdotale sono tanti, ma lo è di fatto, se si considera la circostanza in cui tale scelta è stata vissuta: anni di servizio al Signore ed alla Chiesa». Una scelta di gioie, ma anche di sofferenze, «perché non è facile – ha ancora detto Clemente Bellocco – rinunciare alla propria persona per dedicarsi al servizio di tutti noi».

Nel ringraziare tutti per l’affetto e la vicinanza, «con cui accompagnate questo mio momento, arricchito dalla vostra carità che si fa preghiera cordiale e affettuosa», Don Gianni ha donato il suo servizio «come ho sempre fatto – ha sottolineato – con semplicità come avviene di domenica in domenica. Il mio grazie va innanzitutto all’arcivescovo Giovanni, che mi ha amato e che io ho servito, e per il quale ho avuto la gioia di accompagnarlo verso la canonizzazione, che speriamo avvenga presto».

«Le liturgie non celebrano le persone – ha ancora detto Don Gianni Latella – Le persone passano. Oggi per me sono 62 anni di servizio sacerdotale. Domani non so se aggiungerò qualche anno. Prete da 62 anni. Che contano gli anni? – ha aggiunto – Conta la Santa Messa di ogni giorno. Quella sì, che per me, conta. Ed è stato un conto lungo davanti al Signore a cui dovrò rendere conto. È il Signore che resta, con la sua parola. E resta anche la vostra cordialità e il vostro affetto, ma soprattutto la preghiera di cui mi vorrete fare dono stamattina».

Don Gianni, nella sua Omelia ha definito il Vangelo di Matteo di domenica 9 luglio, in cui Gesù rivolge la sua lode al Padre, Signore del Cielo e della Terra, «il più bel canto d’amore, di un amore filiale, che Gesù innalza al Padre. Un canto di confidenza, di abbandono per trovare riposo dopo i giorni di annuncio del Vangelo avevano reso molto pesante il cammino di Gesù per le strade di Palestina. Gesù – spiega don Gianni – ora sente il bisogno di attingere dal Padre, che loda e benedice la grazia della fedeltà».

«Egli si rivolge, in quanto uomo, al Padre, perché si era spogliato della sua gloria eterna, come il Padre nello Spirito Santo, per prendere la nostra carne umana, rivestita di fragilità e di debolezza».

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