
Il segreto di Francesco. La riflessione dell’arcivescovo Morrone sul Papa venuto «dalla fine del mondo»
Un momento di intensa comunione ecclesiale ha riunito la comunità diocesana di Reggio Calabria –
Pubblichiamo integralmente di seguito il messaggio di Pasqua di monsignor Luigi Renzo, vescovo della diocesi di Tropea-Mileto-Nicotera:
Quest’anno la Pasqua cade nel vivo dell’anno che Papa Francesco, come è a tutti noto, ha voluto fosse dedicato a San Giuseppe per ricordare i 150 anni della sua proclamazione a Patrono della Chiesa Universale. In un momento ancora particolarmente problematico per il mondo intero, in cui la pandemia del coronavirus ci sta prostrando in tutti i modi tenendoci in uno stato di insicurezza e di estrema precarietà, il Santo Padre ci esorta a “trovare in San Giuseppe, l’uomo della presenza discreta e nascosta, il sostegno e la guida” nelle nostre difficoltà e paure.
Lui, “padre dal coraggio creativo”, saprà prendersi cura di noi con la stessa premura e tenerezza che ha avuto con Gesù e con la madre Maria soprattutto quando ha dovuto portarli al sicuro in Egitto perchè “Erode voleva il Bambino per ucciderlo” (Mt 2,13). Nelle difficoltà non si è mai arreso ed ha osato sempre di più anche quando, rientrato dall’Egitto, avendo appreso che nella Giudea regnava Archelao al posto del padre Erode, non fidandosi, preferì ritirarsi in Galilea andando a “dimorare a Nazareth” (Mt 2,22-23).
La fuga ed il ritorno della Santa Famiglia dall’Egitto “ci mostra che Dio è là dove l’uomo è in pericolo, là dove l’uomo soffre, là dove scappa, dove esperimenta il rifiuto e l’abbandono” (Papa Francesco, Angelus, 29 dicembre 2013). Alla stessa certezza di avere Dio dalla nostra parte voglio anch’io esortare tutti voi. Uomo di fede e di obbedienza a Dio, Giuseppe seppe svolgere il suo compito di custode esemplare della Santa Famiglia di Nazareth, ottimo esempio a cui ispirarci particolarmente in questo anno destinato anche alla riflessione sulla Famiglia. È per questo che vogliamo chiedergli di voler continuare in questa sua speciale vocazione anche a favore di tutte le famiglie cristiane, per salvaguardare in esse quello stesso clima di intima comunione, di serenità e di amore che si respirava a Nazareth.
Appare ancora più significativo poi che l’Anno della Famiglia, voluto da Papa Francesco a 5 anni dalla Esortazione Apostolica Amoris Lætitia, si sia deciso di aprirlo proprio il 19 marzo nella festa di San Giuseppe. La coincidenza va quasi a consa- crare ancora di più il ruolo di padre e di sposo, ruolo che potrà esercitare su tutte le famiglie e non solo su quella di Nazareth.
Mi è venuto spontaneo, allora, per questo mio messaggio pa- squale ispirarmi a San Giuseppe, esempio di coraggio e modello per osare di più nella vita e per sperare oltre ogni umana speranza nel ritorno ad una normalità della vita. E proprio da Gesù Risorto, vincitore sulla morte, deve scattare in ognuno di noi la voglia di osare di più nella vita da intraprendere e nel lasciarci alle spalle questo interminabile e tormentato anno di pandemia.
Giuseppe, a cui il Vangelo attribuisce l’appellativo di “giusto”, cioè fedele ed obbediente al progetto di Dio, può rappresentare il parametro più idoneo su cui specchiarci nel nostro cammino di fedeltà e di giustizia secondo Dio. In questo mondo in cui le tenebre del male sembrano prevalere sulla luce del bene, la paura sul coraggio, l’odio sull’amore, quale custode e guida migliore di San Giuseppe? C’è bisogno di uno che ci prenda per mano per liberarci dai tanti Erodi di oggi e per accompagnarci a Gerusalemme al sepolcro vuoto di Gesù dove celebrare insieme la nostra risurrezione ed il nostro “passaggio” nella famiglia dei “giusti” e dei risorti.
A lui, tra i primi ad essere liberato dagli inferi da Gesù Risorto, ed alla sua sposa e madre nostra Maria, chiediamo di accompanarci e di farci assaporare la gioia e la bellezza della risurrezione perché la luce radiosa della Pasqua sconfigga in noi ed intorno a noi ogni tenebra e ci avvolga tutti trasformandoci e trasfi- gurandoci nella bellezza del Signore Risorto.
È questo l’augurio per la Santa Pasqua: che finalmente possiamo uscire tutti rinnovati nello spirito, ricchi di grazia e vincitori per sempre su ogni pandemia fisica e morale. Nel concludere non posso fare a meno di richiamarmi anche a Don Mottola, per il quale a breve dovremmo avere dalla Congregazione dei Santi indicazioni precise sulla data della sua proclamazione a Beato.
Nella Pasqua del 1938, tempi difficili per l’Italia e per l’Europa a causa dell’aria politica che si respirava, così scriveva nel suo Diario: “Ho in questa Pasqua l’anima chiusa a tutti i colori della primavera. Non mi dicon nulla i glicini di Pasqua, né le campane di Pasqua. Ripenso, mentre tanta ombra si addensa, come ad un monito sacro, come a una suprema speranza, alla parola che lo Spirito Santo dettò a Paolo di Tarso: Cristo Signore è per noi morto e risorto!”. Solo da Lui Risorto può scaturire la gioia e la volontà di ripresa. Senza dimenticare, a nostro conforto, che quando la mattina di Pasqua Maria di Magdala e le altre donne andarono al Sepolcro era ancora buio, ma poi è scoppiata la luce trasfigurante in tutta la sua potenza.
Auguri a tutti di santo coraggio con l’esortazione ferma a non rinunciare mai ad osare di più, a guardare oltre la contingenza del momento ed a rinnovare con fermezza, come ci ha esortato Papa Francesco nel messaggio per la Quaresima appena conclusa, “la nostra fede, speranza e carità”, liberandoci e purificandoci da tutto ciò che ci impedisce di accogliere Dio nella nostra vita, di essere testimoni delle “cose nuove” del Vangelo ed imparando anche da San Giuseppe a prenderci cura di chi intorno a noi soffre ed ha bisogno di una mano di aiuto. Tutti siamo chiamati a lasciarci coinvolgere nella Pasqua di Risurrezione del Signore. A tutti, allora, auguro una Buona e Santa Pasqua di risurrezione con l’esortazione ad osare di più nell’aprire il cuore ai colori della primavera.
Un momento di intensa comunione ecclesiale ha riunito la comunità diocesana di Reggio Calabria –
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