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La salma di monsignor Scopelliti ha fatto ritorno nella sua amata terra del Madagascar dove ha scelto di essere sepolto. Il racconto del viaggio di ritorno, nel segno della missionarietà.
Monsignor Antonino Scopelliti è stato un missionario per tutta la sua vita portando l'annuncio del Vangelo in tutto il mondo oltre che in Madagascar. Anche da morto la sua salma in viaggio da Reggio Calabria, passando da Roma, verso la sua amata isola malgascia, ha continuato la sua opera missionaria. Ha ricevuto una straordinaria accoglienza nel corso delle varie tappe che hanno preceduto la sepoltura.
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Prima nella capitale, Antananarivo, accolto dal nunzio apostolico, dai vescovi, sacerdoti e religiosi trinitari, poi a Moramanga sua diocesi prima della revisione delle diocesi malgasce di qualche anno fa. Qui è stato riservato a Scopelliti un tributo di affetto, gratitudine e fede visibile in tutte le celebrazioni con tutto il popolo.
Un "viaggio" proseguito verso Ambatondrazaka, in cui è stata celebrata una Santa Messa, prima della sepoltura di monsignor Scopelliti nella cattedrale dove lo stesso vescovo-missionario aveva preparato il posto in cui desiderava riposare tra la sua gente.
Monsignor Antonino Salvatore Scopelliti, vescovo emerito di Ambatondrazaka (Madagascar) e religioso missionario dell’Ordine della Santissima Trinità, si è spento a Reggio Calabria all'alba del 22 ottobre scorso, nel giorno in cui la Chiesa celebrava la Giornata missionaria mondiale.
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Il giorno dopo, nella Basilica Cattedrale della città dello Stretto, si sono svolte le esequie. A presiedere la celebrazione, l'arcivescovo Fortunato Morrone. Hanno concelebrato il vescovo di Teggiano- Policastro, Antonio De Luca, e gli arcivescovi emeriti reggini Mondello e Morosini. Il generale dell’Ordine della Santissima Trinità, padre Luigi Buccarello, impegnato nella visita pastorale alle comunità spagnole, ha inviato un ricordo di Scopelliti: «Con la sua gioia e il suo modo semplice e umile di stare vicino alla gente, ha saputo attirare tanti a Cristo». Monsignor Antonino, ancora padre Buccarello, è stato «testimonianza viva di amore appassionato ai poveri e agli ultimi, ai semplici e ai bisognosi».
Così lo ha ricordato padre Leopoldo Feola che ha sempre seguito e sostenuto il presule reggino, sia nel tempo del suo ministero episcopale che negli anni seguenti, segnati dalla fragilità della sua salute: «Si è impegnato sempre per l’alfabetizzazione ed è riuscito a coinvolgere nel suo mandato missionario numerose congregazioni religiose: era un uomo dalla mente aperta», la sua emozionante testimonianza.
«È stato un missionario dal cuore grande pieno di zelo apostolico», ancora il ricordo di padre Leopoldo che ne ricorda, inoltre, l’attenzione verso le famiglie, i bambini e i giovani. Poi il religioso ricorda quella frase che il vescovo Scopelliti ripeteva spesso, come fosse una sorta di mantra del suo mandato missionario: «Conoscere e far conoscere Gesù… Amare e far amare Gesù». Ha tradotto, per questo, il Catechismo della Chiesa cattolica in malgascio e ha creato un ponte di fraternità e accoglienza tra l’isola dalla terra rossa e la città dello Stretto: ha stretto un patto formativo con la Chiesa reggina, inviando i candidati al sacerdozio presso il Seminario arcivescovile Pio XI.
«Era felice di essere al servizio del prossimo e questa felicità la condivideva e la trasmetteva a tutti», ancora padre Feola.
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